2) White Christmas
Il tutto comincia con una scena tranquilla, in una semplice e poco arredata casa di montagna. Percepiamo che fuori nevica, ma non solo. Percepiamo una tensione perenne, ad ogni parola, gesto e inquadratura. In perfetto stile Black Mirror, lo show ci mette in guardia fin da subito anche se non capiamo bene da cosa.
E la risposta non tarda ad arrivare mentre i due protagonisti si raccontano a vicenda le proprie storie di vita. Racconti che in un modo o nell’altro non scagionano nessuno. In questo episodio, Channel 4 ci regala uno dei momenti di distopia più alti e potenti di tutta Black Mirror. Quel che emerge è la sempre più sottile linea di confine che divide la “realtà” dalla “finzione”, in un mondo talmente accecato dal progresso che non si ferma a pensare.
Non riflette sulle implicazioni diaboliche e fuori controllo di una copia virtuale, la quale esiste solo per esaudire ogni desiderio della controparte umana. Una schiavitù accettata. Un girone dantesco infernale eterno. Qui la macchina ha preso completamente il sopravvento sull’uomo. Controlla e censura qualsiasi cosa, plasmando gli eventi a proprio piacimento.
L’inferno è il medesimo, sia per gli umani che per le copie. Una vita senza via di scampo, in cui nessuno esce vincitore. Una puntata cruda, dall’alto tasso di riflessione psicologica. Al suo interno una miriade di emozioni che passano dalla comprensione alla rabbia.
White Christmas è il natale che nessuno si augurerebbe di vivere. È il diavolo mascherato da angelo. È Black Mirror e noi oggi lo ricordiamo con fervore.