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Hanno deciso che Uss Callister è il miglior episodio della quarta stagione di Black Mirror

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La quarta, apprezzatissima stagione di Black Mirror ha esordito con un episodio che rimarrà stampato nelle menti degli spettatori per anni. Uss Callister, 76 minuti di pura inquietudine, ha collezionato recensioni entusiastiche e otto candidature a premi vari. È quindi chiaro come tra i sei disturbanti episodi della quarta stagione, Uss Callister abbia avuto un impatto più forte degli altri. Ultima conferma (solo in ordine temporale) della potenza dei contenuti della 4×01, è la candidatura ai prestigiosi Emmy Awards, i premi che sanciscono quali siano stati i migliori programmi e show televisivi della stagione.

Uss Callister è candidata in ben tre categorie, tra le quali Miglior film per la Tv e Miglior attore protagonista con la candidatura di Jesse Plemons nei panni di Robert Daly. Per le premiazioni  degli Emmy dovremmo attendere il prossimo 17 settembre ma a ogni modo, ora è sotto gli occhi di tutti: hanno deciso che Uss Callister è il miglior episodio della quarta stagione di Black Mirror.

Ma è davvero così?

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Già premiato agli Art Direcotrs Guild Award per la miglior scenografia per un film o una miniserie televisiva, Uss Callister racchiude in poco più di un’ora quella che è possibile considerare un’esperienza sensoriale a tutti gli effetti. Infatti a renderlo estremamente particolare non è solo la trama, che nel pieno stile dello Specchio Nero in cui Charlie Brooker ci ha abituati a rifletterci, enuclea tutte le brutture che un’utilizzo distorto delle tecnologie più avanzate potrebbe causare. No, Uss Callister ci ha stupiti anche per i suoi colori saturi, in grado di stimolare la componente visiva e quei suoni che strizzano l’occhio ai videogiochi sulle conquiste spaziali.

In fondo tutti noi almeno una volta nella vita siamo stati “padroni” di universi virtuali da noi stessi creati. Conosciamo quasi tutti il piacere soffuso nel far fare ciò che vogliamo al nostro avatar, quale che sia il gioco in questione. IL CONTROLLO.

Potrebbe essere considerato questo il leitmotiv della quarta stagione di Black Mirror. Quello che Daly possiede sulla sua navicella Uss Callister, nel gioco virtuale che gestisce. Il controllo. Quello che Marie Sambrell esercita su sua figlia Sara in Arkangel. Quello di Mia su Rob e su chiunque si avvicini troppo alla verità in Crocodile o quello che cercare affinità amorose tramite un algoritmo consente di non perdere, come in Hang The Dj.

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Se, come credo, il controllo rappresenta il filo rosso della quarta stagione della meravigliosa serie di Charlie Brooker, sulla carta Arkangel ne rappresentava l’apogeo. La deriva drammatica che l’ansia di una madre single prende quando la tecnologia consente di controllare h24 la propria figlia.

La forma più alta di controllo che diventa spionaggio. In Arkangel è racchiuso un futuro distopico che è spaventosamente vicino.

In un’epoca come la nostra, nella quale esistono già realtà che consentono di localizzare i propri figli quando si vuole l’episodio diretto da Jodie Foster ha sprecato una grande occasione. L’intero episodio ha infatti continuato a girare intorno alla stessa premessa, rimanendo impantanato nelle sue intenzioni e mancando di una conclusione che fosse all’altezza dell’inizio. Ecco che quindi, Uss Callister si aggiudica la fascia dell’episodio migliore di una stagione che vuole raccontarci come perdere il controllo sia semplice e come invece mantenerlo possa essere pericoloso.

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Robert Daly è un personaggio ben costruito. Un programmatore timido e remissivo che ha creato un universo del quale essere l’unico tiranno. Il controllo che Daly esercita sulla sua flotta di replicanti (pienamente consapevoli di quello che sono e che stanno vivendo) è il simbolo di quanto la crudeltà di un individuo privo di contenuti e di autostima possa essere in grado di esercitare laddove si trovi in una posizione di potere. Un argomento che (in altri termini) è stato oggetto di dibattiti in tutto il mondo, nell’ultimo anno.

Ma la vera forza dell’episodio uno della quarta stagione di Black Mirror è rappresentato da Nanette, interpretata da Cristin Milioti.

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L’ultima vittima della smania di potere di Daly. L’unica in grado di fargli perdere il controllo e affrancare la flotta più sfortunata di tutti i tempi. Nanette è la nemesi di Daly. Sembra non ricercare attenzioni particolari, ma é pienamente in grado di raggiungere i suoi obiettivi contando solo su forza e  coraggio.

Uss Callister da solo, in effetti, è in grado di reggere tutte le aspettative riposte in Black Mirror.

Ci dà qualcuno da temere, qualcuno per cui fare il tifo e qualcosa su cui riflettere, angosciati. Rappresenta l’apripista di una stagione che non delude le grandi attese degli spettatori e che apre nuove finestre in quei luoghi oscuri che abbiamo imparato a conoscere nelle tre stagioni precedenti di Black Mirror. Uss Callister ha dalla sua la capacità di trasformare un gioco in un incubo, stimolando a 360 gradi i sensi dello spettatore.

Ci ricorda che essere intelligenti e brillanti sul lavoro non significa essere individui risolti, ma anzi, le insicurezze che insidiano le menti geniali sono le più pericolose. Hanno deciso che questo rappresenti il migliore tra gli episodi della quarta stagione di Black Mirror e io sono d’accordo. Arkangel ha sprecato il suo potenziale, Uss Callister lo ha valorizzato. Black Mirror, una Serie Tv unica nel suo genere, ha sovvertito anche il motto “The best for last“. In questo caso, infatti, il meglio è all’inizio.

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