Nella più antica tradizione televisiva anche Black Mirror dedica uno dei suoi episodi al Natale e lo fa, come al solito, come solo lei sa fare.”White Christmas” fu lo speciale di Natale di Black Mirror nel 2014, uno speciale memorabile, oscuro e inquietante che sfrutta la fantascienza per esplorare le ombre della quotidianità. Di fatto, per celebrare le festività non può certo mancare una voce fuori dal coro, una sorta di Canto di Natale al rovescio in cui non c’è lieto fine e i fantasmi del Natale sono gli stessi protagonisti.
L’episodio “White Christmas” si divide in tre blocchi: passato, passato/presente e presente/futuro. La costruzione in capitoli non fa che aumentare il senso d’urgenza e l’escalation della vicenda. Ognuno di essi ha un protagonista diverso: il ragazzo in cerca di amore; la donna schiava di se stessa; l’assassino pentito. Il legame tra queste tre storie è Matt, un uomo con una doppia vita e dalla più che dubbia moralità. Matt ha il ruolo di guida in ogni singolo episodio, uno sciamano che anziché dirigere verso la salvezza porta i tre personaggi alla distruzione. Nella prima storia il giovane Harry vuole trovare l’amore e seguendo i consigli del suo guru va incontro a una morte terribile. Inoltre nella seconda storia il cookie di Greta è costretta ad una tortura senza fine mentre paradossalmente la Greta reale (e qui si aprirebbe un dibattito senza fine) continua indisturbata la sua vita senza preoccuparsene.
Nella terza storia Joe, da vittima diventa carnefice e la confessione a cuore aperto viene utilizzata contro di lui, è un grido disperato che non trova però risposta costretto a ripetersi all’infinito.
L’umanità di White Christmas ha perso ogni capacità di entrare in empatia con il prossimo, e un personaggio come Joe, forse vera e unica vittima dell’intera vicenda, è oppresso dal medesimo trattamento e quindi condotto alla follia e all’autodistruzione.
Black Mirror prende il Natale e lo fa a pezzi, utilizza i cliché dello spirito delle feste per deturparli della loro positività e mostrare al mondo l’insensata, viscerale cattiveria umana che nemmeno il Natale è in grado di mettere a freno.
“White Christmas” svela una realtà di solitudine, alienazione e freddo cinismo amplificato dal candore abbagliante della neve.
Matt sfrutta le tre situazioni a proprio vantaggio, manipola la verità e le persone. Natale o non Natale, l’uomo rappresenta l’egoismo dell’animo umano. Ma chi la fa l’aspetti.
Attenzione però a non confondere il finale e il destino di Matt con una specie di giustizia divina, di morale finale positiva. Non c’è nulla di positivo in Black Mirror e soprattutto in “White Christmas“, Matt non viene punito da Dio o da una qualche forza mistica intrisa di bontà e giustizia, viene punito da altri come lui. Mostri in uniforme senza pietà che puntano il dito e si proclamano salvatori.
L’angoscia schiacciante derivata dal finale supera l’effimera gioia che si potrebbe provare di fronte alla sorte di Matt, in fondo la sua sconfitta diventa sconfitta di tutti. Di un’umanità che ha smesso di di provare a essere buona, almeno a Natale.
Charlie Brooker affronta ancora una volta con cinismo, una realtà sci-fi non così distante dal presente. Non siamo in un futuro remoto ma in un futuro persino tangibile. È una storia di Natale che parla di tecnologia e di schiavitù, una schiavitù fisica e metaforica che riguarda le persone che diventano dipendenti dalla tecnologia in questione. È quindi una storia sulle persone, sull’umanità ed è questo che rende l’episodio bellissimo e tragico.