Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sull’episodio Hang the DJ di Black Mirror
Una dating app basata su un algoritmo precisissimo è capace di calcolare la compatibilità tra due persone, con un margine d’errore minimo. Vi ricorda qualcosa? Forse sì, forse no. Perché non l’avete mai usata, ma potreste averla già vista. Per esempio in Black Mirror. Precisamente nel quarto episodio della quarta stagione, l’ultima andata finora in onda. Hang the DJ, infatti, racconta la storia di Frank ed Amy, due ragazzi che, rinchiusi in un mondo nel quale è una mano oscura a determinare il destino delle coppie, si innamorano e decidono di andarsene con la più classica delle fughe d’amore. Il finale, tuttavia, ci fa capire che quello a cui abbiamo assistito non è altro che la simulazione di una dating app. Un finale poco romantico e molto inquietante (ne avevamo parlato in questo articolo), ma il punto è un altro: potremo presto provare le medesime sensazioni. Nella realtà. Grazie a Facebook.
L’annuncio è di qualche giorno fa: Mark Zuckerberg, protagonista della cerimonia d’apertura di F8, la conferenza annuale dedicata agli sviluppatori, ha annunciato che Facebook entrerà nel mondo delle dating app. Le scosse sul mercato sono state immediate e Match, gruppo che riunisce, tra le altre, Tinder, Match.com, Meetic e OkCupid, ha subito un forte contraccolpo in Borsa, perdendo il 22% in poche ore. Non è difficile comprendere il motivo: Facebook è un colosso mondiale e il business delle dating app, in ascesa costante, potrebbe aver trovato un nuovo leader. I presupposti non mancano: le polemiche degli ultimi tempi hanno aperto gli occhi una volta di più sull’enormità di dati sensibili a disposizione dell’azienda di Zuckerberg e in virtù di ciò il potere che ha a disposizione (economico, ma non solo) è quasi illimitato (ne ha parlato, da un punto di vista ancora da definire, persino Westworld).
Lasciamo da parte il caso Cambridge Analytica e concentriamoci sull’ingresso di Facebook nel mondo delle dating app. Le due questioni, banalmente, sono abbastanza correlate. Il social network, infatti, non farà altro che creare una sezione nella quale utilizzerà gli eventi vicini a noi per suggerirci un potenziale partner che parteciperà a sua volta. Attraverso quali parametri? Interessi e amicizie in comune. Facebook ci conosce meglio di chiunque altro, ha a disposizione uno degli archivi dati più completi del mondo e, a differenza di Tinder, che si limita a farci sfogliare foto e profili degli iscritti (lo swipe), sarà parte dell'”incontro” in prima persona. Secondo quanto sostenuto da Zuckerberg, l’intento è “unire le persone” e non fermarsi alle “relazioni di una notte”, ma non possiamo non spaventarci: Facebook non è un Cupido romantico. È inquietante.
Vogliamo davvero arrenderci all’idea che possa essere un’app a definire la compatibilità tra due persone? Vogliamo ridurre l’amore ad un calcolo delle probabilità? Diteci di no. Partecipate agli eventi vicino a voi, fatelo davvero. Ma prendetevi il rischio di parlare con dieci persone e non trovare l’amore della vita tra nessuna di queste. Non può essere un algoritmo a spingerci tra le braccia di qualcun altro. Anche se ci conosce meglio di chiunque altro. E non pensate che Facebook abbia preso ispirazione da Black Mirror e il suo dj impiccato. Perché è successo il contrario. È Black Mirror ad aver preso ispirazione dalla realtà. In questo caso, come in tantissimi altri. Le ansie per un futuro determinato dalla deriva tecnologica non rappresentano altro che i timori per un presente che è già tale. Quindi alzate lo sguardo, mollate lo smartphone per un po’. Limitatevi alle comunicazioni essenziali, per una volta. Vivete con la speranza di trovare il grande amore senza aiuti esterni. Sarà tutto molto più bello. E sarà tutto molto più vero.
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