Black Sails, serie tv trasmessa dal canale via cavo americano Starz, ha sempre ricevuto meno credito di quanto gliene spettasse. Pur partendo da un romanzo considerato un classico , riesce a svilupparla in maniera innovativa, brillante e accurata. Eppure, nonostante l’evidente livello artistico del prodotto, Black Sails rimane uno show di nicchia conosciuto da pochissimi. La trama della serie ruota intorno a due famosi pirati letterari: il capitano Flint e “Long” John Silver. Entrambi escono dritti dritti dall’inchiostro di Robert Louis Stevenson e da quella storia, impossibile da non conoscere, nota come “L’isola del Tesoro”. Se, però, nel libro il capitano Flint è assente (di lui si parla solo attraverso riferimenti e citazioni), John Silver è il co-protagonista dell’opera. Silver si presenta come villain ma a un’occhiata più approfondita egli incarna la figura di antieroe, trovandosi a metà tra quella sottile linea di confine che divide il bene dal male.
Black Sails nasce dunque come prequel del romanzo di avventura, attingendo con una mano marginalmente dall’opera madre mentre con l’altra rimescola nel libro della storia dei pirati, quella vera. La trama fittizia si svolge prima dei fatti narrati da Stevenson e, nell’arco di tre quattro stagioni, si incentra su come il capitano Flint sia venuto in possesso della famosa mappa del tesoro, oggetto di contesa all’interno del romanzo. Il percorso di Flint si intreccia indissolubilmente con quello di John Silver: il primo mosso da un’ideale di libertà e dal desiderio di vendetta; il secondo dal mero istinto di sopravvivenza. Nel corso delle stagioni però – ed è qui che risiede una delle grandissima virtù della serie – le motivazioni e le aspirazioni di questi due personaggi cominciano finiscono per incrociarsi e quasi per invertirsi. Diventa John Silver il promotore della libertà all’interno della comunità di New Providence, isola famosa per ospitare criminali e pirati. Dall’altro, Flint, inizia ad aggirarsi come uno spettro alimentando le voci che lo seguiranno perfino dopo la morte.
La serie tv fa leva sul tema piratesco, tanto affascinante quanto in voga dopo il successo di Pirati dei Caraibi ma lo ribalta secondo regole nuove (un po’ alla maniera di Taika Waititi). Quando pensiamo ai pirati, nell’immaginario collettivo, vengono subito in mente tre cose: tesori, vascelli e tanto tanto rum. In Black Sails sono presenti tutti e tre questi elementi ma anche molto ancora. A ogni personaggio viene dato grande spazio, sia esso il capitano Flint o Billy Bones, il nostromo, o il capitano Vane e gli altri. Di tutti viene espresso e analizzato il punto di vista fino a ritrovarsi inevitabilmente partecipi delle disavventure di uno o dell’altro.
Inoltre anche le donne dicono la loro e non alla maniera di Elizabeth Swan. In un’ epoca in cui erano sottomesse all’uomo sotto qualsiasi punto di vista, esistevano – storicamente parlando – alcune figure che si sono distinte e hanno lasciato un vivido segno nella storia della pirateria. Un esempio è Anne Bonny, irlandese famosa per il suo caratteraccio e la zazzera di capelli rossi divenuta una dei pirati più famosi del suo tempo. Le storie vogliono che fosse una ribelle, non incline alla vita borghese che le era stata destinata e propensa invece alla pirateria. Per questo quando a 18 anni il padre le tolse l’eredità, Anne lascia la casa e si diresse a New Providence dove incontrò Jack Rackam. Nella serie viene rappresentata proprio la sua burrascosa storia d’amore con il pirata noto anche come “Calico Jack” e creatore della bandiera pirata per eccellenza (il teschio con due sciabole incrociate sotto).
Black Sails si dimostra così abilissima nel mescolare realtà e finzione, dando vita a una storia tanto viva quanto verosimile.
Se alcuni personaggi sono opera di fantasia (Flint, John Silver, Eleanor, Max, Billy Bones), altri sono realmente esistiti. Solo per citarne un altro, parliamo per un momento di Edward Teach. Forse lo conoscerete con il nome di Barbanera, un pirata inglese che controllò l’intero Mare Caraibico per due anni e che costruì attorno a sé un immaginario così crudele e potente da persistere ancora oggi. Facendo affidamento sulla violenza psicologica piuttosto che su quella fisica, la leggenda su Barbanera si alimentò man mano di nuovi terrificanti dettagli creando un vero e proprio spauracchio. All’interno della serie tv tutti sono protagonisti e le voci di un coro, il cui compito è raccontare una storia così incredibile e favolistica da essere vera.
Perché per quanto Flint e John Silver nascono tra le pagine di un libro, gli altri sono nati dalla storia sanguinosa di cui Black Sails si fa portavoce.
I meravigliosi scenari scelti contribuiscono a immergerci ancora di più in questo mondo. Barriere coralline, sabbia bianca e oceani azzurri diventano il perfetto scenario per il viaggio che i protagonisti sono pronti a intraprendere. Una calma sprigiona da questi luoghi che è, però, puramente esteriore. La battaglia, infatti, si consuma all’interno dei personaggi, divisi tra il mondo vecchio a cui sentono di appartenere e quello nuovo, rappresentato dalla marina inglese, che si affaccia prepotentemente. Così all’ oceano sconfinato si contrappone il suono dei cannoni e i cadaveri lanciati in acqua; alla sabbia fine e bianca ecco lo sporco delle roccaforti. Non c’è lotta senza sacrificio e, per quella libertà che rappresenta il vero tesoro, non esiste sacrificio che non si possa compiere.
I pirati rappresentati in Black Sails non sono eccentrici ubriaconi o eroi dall’animo ribelle, sono uomini disonesti, sporchi e bugiardi ma anche capaci di lottare davvero per ciò in cui credono e, soprattutto, di opporsi a un mondo che li vuole annientar a tutti i costi. Qui risiede il fascino intramontabile della pirateria: quel desiderio di libertà sconfinato e nessuna convenzione sociale che ti dica cosa fare, cosa dire o chi essere. Una persona libera come il mare, questo è un vero pirata. Black Sails amoreggia con l’immaginario collettivo mostrandoci l’altro lato della medaglia e dimostrandoci quanto sia affascinante.