La sabbia sporca, i vestiti fradici d’acqua, il sole che asciuga la fronte e scolpisce la pelle in un lembo di terra lontano, dimenticato da Dio e dalla civiltà.
Là dove le leggi non si applicano, dove gli artigli della corona non raschiano in profondità, dove buone maniere ed etichetta sono carta straccia per i diari di qualche malcapitato gentiluomo di passaggio: proprio là, in un’isola reietta e abbandonata nel cuore dell’Atlantico, sorge una delle comunità piratesche più audaci della storia.
Black Sails è una storia che sa di vento e libertà, che gratta via le incrostazioni d’acqua salata e restituisce tesori alla superficie. È una storia di sangue e violenza, di battaglie e avventure, che prende un manipolo di ladri e farabutti e prova a trasformarli in uomini liberi.
Il punto di partenza è la ricerca di un tesoro, il gigantesco carico d’oro della Urca de Lima, agognato da tanti e bramato anche dai più depravati. Ma attorno a quella ricerca gravitano le speranze e i sogni dei personaggi principali. Galleggiano a metà strada tra l’abisso e la luce del sole, indifesi ed esposti come pezzi di carne sotto il naso della preda.
Nassau è un’isola libera, sganciata dalle direttive e dai codici dell’alta società inglese. È una galassia a sé, un’oasi felice e abbronzata nel bel mezzo dei tumulti del XVIII secolo.
Là abitano imbroglioni e canaglie, delinquenti della peggior specie, ma anche poveri disgraziati cui la vita non ha concesso sconti.
Anarchica e violenta, l’isola di Nassau ha accolto sulle sue spiagge gli emarginati e i derelitti, gli scarti di una società troppo severa con i deboli e troppo poco con i potenti.
Black Sails è una serie ardita e sfrontata, che a tratti sfiora il capolavoro, ma che non ha avuto tutte le attenzioni di cui era degna.
A una prima occhiata può sembrare una semplice storia di avventure in mezzo al mare e di cacce al tesoro, confinata nell’universo romanzesco di Robert Louis Stevenson. Ma basta guardare fino in fondo la prima puntata per capire che questa serie è molto, molto di più.
È il sogno di un capitano, l’ex tenente della Marina britannica James McGraw, bandito dal regno e costretto all’esilio. Un uomo che ha indossato le stellette di sua Maestà per poi approdare su un’isola sperduta a covare dentro l’utopia di un mondo migliore.
Ciò che diventa, il capitano Flint, è uno dei personaggi più romantici del mondo della televisione. Tormentato dagli incubi del passato, perseguitato dai suoi fantasmi, colmo di rabbia e fame. Fame di rivalsa e fame di libertà, quella stessa libertà di cui la sua madrepatria lo ha privato.
Flint è un idealista senza scrupoli, spregiudicato e audace, che sogna di rendere Nassau l’ultimo avamposto di libertà in un mondo ridotto alla schiavitù.
Assistiamo alla rivoluzione dei deboli e degli emarginati, di uomini ammassati come robaccia e ciarpame che trovano finalmente la forza di ribellarsi. È scompiglio e caos, ma è proprio nello sconquasso senza leggi che emerge il suo spirito più autentico e stupefacente.
Una massa di furfanti senza scopo che diventa una comunità organizzata e autodeterminata. Una banda di pirati che aspira a divenire una Repubblica di uomini liberi. È questo il fine ultimo del capitano Flint, dell’impavido e coraggioso Charles Vane, di Jack Rackham e Anne Bonny, del leggendario Long John Silver, della sfrontata amministratrice di bordelli Max, dell’immortale Edward Teach e della giovane e ambiziosa Eleanor Guthrie. Tutti fuorilegge per l’Inghilterra, tutti considerati feccia umana e condannati a morte, o peggio ancora all’oblio.
Perché, se c’è una cosa che spaventa sua Maestà e i nobili lord europei, è scoprire che quelli che loro chiamano mostri possano alla fine rivelarsi per quello che realmente sono: poveri sciagurati in cerca di una vita migliore.
Dipingono un mondo pieno di ombre minacciose e ordinano ai loro figli di non allontanarsi dalla luce.
La loro luce, le loro ragioni, i loro inoppugnabili giudizi.
Perché il buio è cattivo, nel buio ci sono i mostri. Ma sono solo menzogne e noi possiamo dimostrare che sono solo menzogne. Oltre quel buio ci attende la scoperta, ci attendono possibilità, una vita libera.
E per tutto questo il capitano Flint è pronto a dare la vita. Per tutto questo vale la pena lottare, da soli, contro le navi e i cannoni della marina inglese. Contro lo strapotere di re e regine, di lord e governatori, di bestie asservite alla legge del più forte. Contro un mondo che chiama mostri i pirati e giusti gli assassini, che estromette i “diversi” e gli omosessuali, gli intellettuali liberi e i ragazzi più sfortunati. Un mondo che distorce la realtà per tramutare in bestie uomini che, invece, aspirano solo a essere liberi.