Black Sails è uno di quei rari prodotti del panorama televisivo la cui sceneggiatura può vantare una coesione interna, una coerenza e un ritmo che rievocano i fasti della grande letteratura. Non a caso la serie del 2014 creata da Jonathan E. Steinberg e Robert Levine è ispirata ai fatti narrati nel capolavoro di Robert Louis Stevenson Stevenson L’isola del tesoro, di cui si propone come immaginario prequel.
La vicenda narrata nelle quattro, fulminanti stagioni dello show prodotto da Starz si apre nell’anno 1715, sullo sfondo del paradiso tropicale delle Indie Occidentali, allora sotto l’influenza della corona inglese.
L’isola di Nassau a New Providence, ex dominio britannico nell’arcipelago delle Bahamas, è un microcosmo atipico che vive in una sorta di zona d’ombra al confine tra legalità e anarchia. Qui il contrabbando delle merci è garantito dalle scorribande delle numerose navi di pirati che spadroneggiano lungo la costa.
Tra queste, le più celebri e temute sono la Walrus, capitanata dal pugno di ferro di James Flint, uomo astuto e senza scrupoli, e la Ranger, con a capo il feroce Charles Vane, da sempre nemico giurato di Flint.
Il complesso intreccio di Black Sails prende avvio con la volontà irremovibile – ai limiti dell’ossessione – di Flint di intercettare e rubare l’oro spagnolo della nave Urca de Lima. Il capitano mira infatti ad appropriarsi di un bottino in grado di garantire una base necessaria per la conquista della totale autosufficienza economica dell’isola di Nassau.
Flint coltiva infatti segretamente il sogno di fondare una vera e propria nazione pirata, indipendente dall’odiata madrepatria inglese e casa ideale dei reietti, degli emarginati e in generale di chiunque viva ai margini della società considerata rispettabile.
La volontà implacabile dei protagonisti, le loro ragioni sentimentali, economiche e politiche e le tensioni con l’Inghilterra si intrecciano così in una narrazione sapiente in cui il minimo dettaglio concorre alla creazione di una sceneggiatura che funziona come un perfetto meccanismo a orologeria. Ed è all’interno di questo complicato contesto che si inserisce il leggendario John Silver, cui presta il suo sorriso furbesco e uno sguardo azzurrissimo l’attore australiano Luke Arnold. Un personaggio diverso da tutti gli altri, inizialmente quasi un outsider, ma che nel corso del tempo sarà in grado di stravolgere le sorti dell’intera vicenda.
E quello compiuto dal celeberrimo pirata potrebbe quasi essere definito un percorso di formazione, che di nuovo può fregiarsi di un respiro e di una profondità che alludono a una matrice dichiaratamente letteraria. Perché, tra i vari filoni narrativi di Black Sails, l’evoluzione psicologica compiuta da John Silver nel corso delle quattro stagioni si configura quasi come un racconto nel racconto, talmente pregnante e denso di significato da costituire, in parallelo a quello riguardante il capitano Flint, la storyline in assoluto più interessante dallo show.
Nella prima stagione conosciamo John Silver nei modesti panni di marinaio di basso grado su una nave che viene attaccata e sconfitta dalla Walrus. Già in questa occasione vediamo emergere i tratti caratteriali distintivi del suo personaggio: opportunismo, egoismo e interesse esclusivo verso il proprio tornaconto.
“Di una cosa non dovete dubitare: non scherzo mai quando c’è di mezzo la mia vita.” (John Silver)
L’esistenza violenta della pirateria gli interessa poco, tanto che durante l’arrembaggio si rifugia vigliaccamente sotto coperta per evitare lo scontro. Qui il suo acume gli suggerisce di appropriarsi di un misterioso documento che si scoprirà essere la pagina mancante del diario di bordo con la rotta per la Urca de Lima, di cui Flint è alla disperata ricerca. Con il foglio ben nascosto e a battaglia finita, Silver non esita a spacciarsi per il cuoco di bordo, allo scopo di essere risparmiato da Flint e accolto sulla Walrus.
Il suo percorso al fianco del feroce capitano inizia così all’insegna dell’inganno, e il rapporto tra i due sarà caratterizzato per lungo tempo dal sospetto e dalla sfiducia, nonostante una sotterranea ammirazione reciproca che già inizia a manifestarsi. La rete di inganni e di bugie ordita da Silver per tentare di lucrare sulle informazioni in suo possesso è ben presto svelata da Flint, cosa che spinge il pirata a tentare strenuamente di guadagnare la fiducia del capitano per salvarsi la vita e assicurarsi un posto in prima fila nell’impresa per la conquista dell’oro spagnolo.
Dal canto suo James Flint è un capo temuto e rispettato, ma l’arbitrarietà e la frequente violenza delle sue decisioni lo rendono inviso agli occhi di molti membri della Walrus, che tramano alle sue spalle per destituirlo e instaurare un comando più democratico.
Questo contesto di tensione tra il capitano e i suoi sottoposti costituirà per Silver l’occasione ideale per sostenere la posizione di Flint a bordo sfruttando il proprio talento migliore: la manipolazione.
Il pirata è dotato infatti di una parlantina talmente sciolta e di una conoscenza dell’animo umano così profonda da riuscire a rigirare a suo piacere chiunque gli si pari di fronte. Nel corso della prima stagione e per gran parte della seconda sembra ancora essere mosso dall’egoismo e dal puro istinto di sopravvivenza, che lo spingono di volta in volta a stringere alleanze o a scioglierne altre. In questa prima fase del suo percorso la scaltrezza di Silver e le sue abilità di oratore lo caveranno dai guai in più di un’occasione, addirittura spingendo il riluttante Flint ad allearsi con lui e a necessitare del suo sostegno.
Ma è alla fine della seconda stagione di Black Sails che il destino del personaggio subisce una svolta definitiva, grazie a un evento che imprimerà un’accelerazione improvvisa al suo percorso di maturazione.
Mentre Flint è a Charles Town per tentare di ottenere dal governatore la grazia per i pirati di Nassau, John Silver e il resto della ciurma subiscono l’inaspettato arrembaggio di Charles Vane e dell’equipaggio della Ranger.
Sarà questa la prima occasione in cui Silver deciderà di anteporre il bene comune alla propria incolumità, rifiutandosi di tradire l’equipaggio e subendo così l’amputazione della gamba sinistra.
Lo vedremo risvegliarsi nella cabina di Flint, ormai guardato dal capitano e dall’intera ciurma con occhi del tutto nuovi: John Silver è ora un pirata e membro della Walrus a tutti gli effetti, un uomo talmente stimato dall’equipaggio e rispettato da Flint da meritare il ruolo di quartiermastro.
Questo evento lo spingerà pian piano a dismettere i panni dell’irriducibile individualista, aprendosi a una vita comunitaria fatta di rapporti di amicizia solidi e profondi.
E il più importante fra questi legami sarà senza dubbio quello instaurato con Flint: l’unione di due menti superiori, due volontà implacabili, due uomini che comprenderanno la necessità inevitabile di allearsi per perseguire uno scopo comune. James Flint e John Silver diverranno così le due facce della stessa medaglia, l’uno completerà l’altro e al bisogno ne placherà la ferocia.
Silver, che in questa fase condivide l’oscuro progetto del capitano, assume per quest’ultimo il ruolo di braccio destro, consigliere e confidente, l’unico cui Flint presta ascolto e l’unico cui riuscirà a confessare il proprio tormentato passato, aprendo uno spiraglio sull’origine drammatica dei demoni che lo perseguitano.
Ma il destino comune di questi due uomini ormai legati da un’amicizia fraterna è destinato a dividersi nuovamente a causa di un elemento che segnerà la perfetta conclusione del percorso di John Silver: il suo amore incondizionato per Madi, erede al comando dell’avamposto di ex schiavi Maroon Island.
Nelle ultime due stagioni di Black Sails i rapporti tra i pirati di Nassau e la madrepatria inglese si sono definitivamente incrinati e la guerra è iniziata. Flint è più deciso che mai a spingere i suoi propositi fino alle più estreme conseguenze e a qualunque costo, anche se ciò dovesse significare sacrificare i legami per lui più importanti.
Parallelamente il carismatico Silver si è visto trasformare in un simbolo, l’emblema stesso dell’anarchia pirata e della sua implacabile ferocia, il bucaniere con una gamba sola che terrorizza i mari occidentali al solo sussurro del nome con cui ormai è conosciuto: Long John Silver, l’erede ideale del capitano Flint.
In questo contesto si inserisce il rapporto d’amore tra Silver e Madi, che pian piano assumerà per il pirata un significato talmente profondo da fargli porre in secondo piano la causa per cui ha versato lacrime e sangue al fianco di Flint e di Nassau.
La furia cieca e inarrestabile del capitano ha assunto ormai i tratti dell’ossessione, e ciò lo spingerà a trovarsi nella condizione di dover scegliere tra la vita di Madi e un esito favorevole per la guerra. E sarà proprio questo il punto di non ritorno nel rapporto tra Flint e Silver, la crepa insanabile che condurrà il loro legame al capolinea ponendoli per la prima volta l’uno contro l’altro come acerrimi nemici.
Long John Silver non è più l’inguaribile individualista che si era nascosto nella stiva, ma un uomo ormai maturo che ha compreso quali siano le vere priorità della sua esistenza e che ha ora la piena percezione della follia di Flint, cui nello splendido finale decide di opporsi con tutta la forza e l’astuzia che possiede.
Emblematico è il momento in cui, disceso sotto coperta nella nave dell’odiato governatore Rogers alla ricerca di Madi, incontra un giovane spaventato che lo implora di salvargli la vita, affermando di essere “solo il cuoco”. Silver rivede così il se stesso di molto tempo prima, quella creatura errante e solitaria, interessata solo al proprio tornaconto e, in definitiva, priva di un suo posto nel mondo. Nei suoi occhi intravediamo la dolorosa consapevolezza del cammino compiuto, che lo ha portato a farsi simbolo di un folle sogno di libertà solo per condurlo, infine, a ciò che ha scoperto essere la sua più segreta volontà: una vita serena accanto alla donna che ama.