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Dovete assolutamente guardare Black Spot, il misterioso crime franco-belga di Netflix

Black Spot
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Nel catalogo delle serie tv Netflix accade, non di rado, che prodotti più particolari non vengano minimamente considerati, come è appunto il caso di Black Spot. Lo show franco-belga, che in originale si intitola “Zone Blanche”, conta ben due stagioni, giocate interamente sul mistery e il drama. Si parla di politica, di folklore e di crimine, tutto mescolato insieme all’interno di una storia non sempre chiarissima ma che, tutto sommato, funziona. Con una trama avvincente, personaggi profondi, un’atmosfera unica e un legame con la cultura locale, la serie offre un’esperienza coinvolgente che va ben oltre la risoluzione del crimine.

Ambientata in una piccola cittadina fittizia, Villefranche, la serie tv ruota attorno al personaggio principale di Laurène Weiss, capo della polizia locale, dal passato turbolento e dal presente incerto. La cittadina è isolata tra le montagne e circondata da una fitta foresta in cui, molti anni prima, quando era solo una bambina, la stessa Laurène si è persa per parecchio tempo. Ritornata misteriosamente in città, Laurène non conserva alcun ricordo dell’accaduto, né di chi o cosa abbia incontrato nei boschi in quel lasso di tempo. Nel presente, la serena vita degli abitanti viene bruscamente interrotta quando il corpo di una giovane donna viene trovato morto e legato a un albero. La maggiore, insieme al procuratore Franck Siriani venuto da fuori città, inizia a indagare sul caso scoperchiando un vaso di Pandora che la coinvolge personalmente.

Black Spot è un crime mistery dove a parlare sono soprattutto le ambientazioni e le suggestive immagini che ogni puntata ci regala.

Black Spot
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C’è un filo conduttore che lega i singoli casi, distinti per ogni puntata. Alla stregua di altri show crime, anche Black Spot decide di alternare una trama orizzontale a una verticale, che raggiunge il suo apice nel finale di stagione. Una stagione, perlomeno la prima, che funziona alla grande perché trova la propria unicità in quell’attenzione alle ambientazioni di cui parlavamo prima. In un panorama seriale trito e ritrito, lo show mostra la sua natura europea distinguendosi dai soliti cliché del genere e arrivando a sporcarsi le mani. Tutti i personaggi protagonisti di Black Spot sono anime destinate alla dannazione. Ognuno di loro mente, inganna e agisce per il proprio tornaconto. Chi più chi meno. Persino Laurène non può sfuggire a questo destino. Il trauma vissuto da piccola fa ormai parte di lei, come un virus invisibile a occhio nudo che l’ha corrotta dall’interno.

E, all’origine di tutto, si staglia la foresta. Matrigna – come l’avrebbe descritta Leopardi – e muta, osserva le vite degli abitanti di Villefranche mentre si disintegrano per loro stessa mano.

Come un angelo custode solenne e silenzioso, Laurène veglia sulla cittadina cercando, allo stesso tempo, di affrontare un’oscurità ben più profonda e radicata dentro di lei. La protagonista è una figura intrigante, combattuta tra la sua dedizione al lavoro e il desiderio di scoprire la verità, non riuscendo ad accettare la corruzione di Villefranche. Ogni abitante nasconde segreti oscuri, creando un mosaico di relazioni complesse e ambiguità morali che si intrecciano le une alle altre. Sono altresì personaggi sopra le righe, esasperati ed esagerati nelle loro connotazioni negative. Una caratteristica che spesso spinge anche lo spettatore a stancarsi per l’inverosimiglianza di certi atteggiamenti.

Black Spot
Black Spot

Esiste una componente sovrannaturale in Black Spot, ma anche una profonda critica sociale.

Folklore e crimine si inseguono nel fitto bosco che circonda Villefranche. Ogni episodio si concentra su differenti indagini e casi specifici per affrontare anche temi sociali e ambientali. La lotta tra il progresso e la conservazione della natura si riflette nella trama che si sofferma su questioni reali e tangibili come la deforestazione e l’urbanizzazione selvaggia. Un malessere causato dall’essere umano stesso che trova una controparte sovrannaturale in quell’essere mitologico che si aggira per la foresta. La serie attinge, in questo modo, anche alla ricca mitologia della regione, incorporando leggende locali e credenze popolari nella sua trama principale e non solo. La “Zona Morta” del titolo diventa un personaggio a sé, alimentando il senso di meraviglia e terrore. Ogni inquadratura girata all’interno della foresta ci trasmette un senso di claustrofobia e mistero.

La creatura che la abita è una figura umanoide dotata di corna e in stretta connessione con la natura. Un Wendigo, forse? Un essere ancora più antico? Entrare nella foresta significa oltrepassare un confine invisibile e non tutti ne sono degni. Come Laurène, dunque, veglia sulla cittadina, così l’essere mitologico sorveglia il bosco e punisce chi ne contamina la purezza. Tra loro c’è un legame speciale che costituisce una delle colonne portanti della storia. Al fitto del bosco inquietante e misterioso si alternano le immagini della cittadina fredda e ostile. La combinazione di questi elementi visivi permette allo spettatore di sentirsi come trasportato in un mondo altro, in cui il confine tra realtà e mito si assottiglia sempre di più.

Black Spot
Black Spot (640×360)

Ci sono indubbiamente rimandi a serie tv decisamente più note e conosciute: da Hannibal a Dark passando persino per True Detective (tornata con una quarta stagione). Eppure la serie tv francese disponibile su Netflix possiede un’anima unica evidente nella scelta di un tono cupo ma allo stesso tempo rilassato. Non c’è la frenesia del genere crime ma neppure la presenza di una minaccia sovrannaturale costante. Le due stagioni di Black Spot si muovono su un filo sottile che richiede movimenti lenti e misurati. Una lentezza che, immaginiamo, non accontenterà tutti, complici la presenza di un cast di talento ma che non riesce sempre a regalare performance convincenti. Rimane, in ogni caso, un prodotto interessante e diverso all’interno di un catalogo ormai sempre più uguale a se stesso.