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Black Summer è un esperimento riuscito (ma non parliamo di zombie)

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Black Summer è una serie tv post-apocalittica trasmessa ad aprile da Netflix. Prima di tutto, vanno chiariti alcuni punti essenziali: Black Summer non è il prequel di Z Nation, come si era detto prima della sua uscita. Infatti, con Z Nation non ha assolutamente nulla in comune: l’una è ironica, l’altra decisamente seria e angosciante. Non è presente nessuno dei personaggi che già conosciamo. E, soprattutto, Z Nation parla di zombie, mentre Black Summer no.

L’apocalisse che affrontano i protagonisti di questa serie tv non c’entra niente né con gli zombie di The Walking Dead, né con quelli di Z Nation.

Hanno, infatti, una certa forma di intelligenza: riescono ad aprire le porte, corrono velocissimi e non sono morti (non serve sparare al cervello per abbatterli). Piuttosto sembrano soffrire di una patologia simile alla rabbia o una qualche malattia del genere che li spinge al desiderio di divorare altre persone e annulla tutto ciò che di umano c’è in loro. È una fame primordiale quella che li fa correre e aggredire.

Per questo Black Summer non può essere paragonato a queste due serie tv.

Veniamo alla trama: siamo nelle prime settimane dallo scoppio di vari focolai di questa misteriosa malattia che spinge i contagiati a mordere chi ha intorno. Rose, il marito Patrick e la figlia Anna stanno abbandonando la loro casa per dirigersi allo stadio, un rifugio che viene ritenuto sicuro.

Purtroppo, quando Anna è già sulla camionetta dei militari pronti a portarla in salvo, si scopre che Patrick è stato morso ed è quindi infetto. I militari decidono perciò di non accettare Rose e Patrick sulla camionetta, che parte portandosi via la loro bambina.

Black Summer

Da qui in avanti, Black Summer diventa un lungo viaggio sanguinoso e spietato che porterà Rose a incrociare il proprio destino con diversi personaggi, alcuni ben caratterizzati, altri meno.

C’è William Velez, a cui hanno affibbiato i dialoghi peggiori. Poi, c’è Ooh “Sun” Kyungsun, una donna coreana che cerca la madre e non parla una sola parola di inglese. Infine c’è Julius James, conosciuto anche come “Spears”, un uomo che non è chi dice di essere, ma che nel viaggio riscoprirà se stesso e la propria reale identità.

Black Summer ha moltissimi difetti: il primo è che non c’è un grande approfondimento dei personaggi, che cadono uno dopo l’altro nel corso del viaggio di Rose verso lo stadio. Nello spettatore c’è poca empatia, perché sono persone che si conoscono davvero da poco. È caotica e alcuni dialoghi sono veramente imbarazzanti. Il personaggio di Sun, seppure ben recitato, a volte appare ridicolo, perché fa lunghi discorsi in coreano e tutti la guardano come se capissero quello che vuole dire (e, ovviamente, non è così).

Al tempo stesso, ha anche moltissimi pregi.

Paradossalmente, il fatto che i personaggi non siano approfonditi (e quindi non ci siano background stories) conferisce alla narrazione un ritmo incalzante. I malati sono terrificanti. La trama è interessante e ben sviluppata e riesce a tenere sempre altissima la tensione.

Come ha scritto su Twitter uno che di horror e tensione se ne intende parecchio, il Re Stephen King:

“Quando stavi pensando che non ci fosse più del vero horror nelle serie tv sugli zombie, arriva Black Summer: inferno esistenziale di periferia, portato all’essenziale.”

Black Summer

E ancora:

“Niente lunghe, pesanti discussioni, niente flashback infiniti, perché non c’è nessuna storia precedente. Girato principalmente con macchina da presa a mano, molto fluida. Gli altri showrunner potrebbero imparare molto da questa serie.”

Dato che le parole di King non si possono mettere in discussione, possiamo limitarci ad analizzarle.

Black Summer è inquietante e ai veri limiti dell’horror, senza scadere mai nel ridicolo o nello scontato. Le reazioni dei protagonisti sembrano “vere” e umane, non ci sono dei veri eroi, ma solo persone che tentano disperatamente di sopravvivere.

È una serie asciutta, senza tanti fronzoli o spettacolarizzazioni, eppure il finale di stagione è caratterizzato da una lotta al cardiopalma tra umani e malati e gli ultimi minuti sono quasi commoventi.

Insomma, Black Summer è decisamente un esperimento riuscito.

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