Prima o poi doveva accadere. E da un po’ è successo anche alla Rai. Le difese naturali di Paura di amare e delle repliche salva palinsesto di Montalbano non sono riuscite ad arginare il salto della specie, l’attacco del “virus” (buono) ha indebolito la fortezza del campo/contro campo e le sequenze didascaliche. Il “virus Blanca” ha contaminato la fiction di Rai 1 e ha iniziato la genesi delle serie tv da sito di streaming. Ma cosa ha generato questo agente patogeno che ha preso posto nelle Teche Rai? Quali sono stati i fattori di “rischio” aumento qualità ed estetica?
La nostra guida informativa di tutte le fiction Rai e Mediaset nel 2024.
Blanca In the Dark
Il personaggio di Blanca nasce nelle pagine di Patrizia Rinaldi nel 2009 quando il dibattito pubblico sull’inclusione era ancora in embrione e la fiction fuori dagli schemi di là a venire. Come spesso accade nel mondo artistico, idee nate in paesi diversi e non esportate, senza che ci sia un’ispirazione diretta, trovano una eco in altri medium. Chi ha avuto modo di vedere anche solo un episodio della serie televisiva In the Dark (2019) avrà pensato a questo strano intreccio inconsapevole. Murphy Mason (Perry Mattfeld) non è una detective né collabora con la polizia per lavoro ma si trova ad indagare per scoprire l’assassino di un suo amico, non ama l’ordine precostituito e preferisce sempre fare di testa sua, è irriverente è una donna ipovedente. Come Blanca ma al suo contrario, non è scesa a patti con la cecità, continua a combatterla. Il buio non è sempre uguale.
Blanca, la serie, accoglie pienamente il lascito del personaggio letterario per il quale il limite è una risorsa.
Maria Chiara Giannetta è la risorsa attoriale di Blanca che supera i limiti della classica fiction RAI dove bianco e nero difficilmente rendono dei grigi convincenti. I giusti toni d’ironia e sarcasmo, l’inciampo in mobili e oggetti è direttamente proporzionale ai muri di emozioni, spesso discordanti, che si trova a valicare non nel buio della cecità ma in quello dell’inconsapevolezza, del suo analfabetismo sentimentale. Blanca è credibile, basta guardarla per pochi minuti. In una serie in cui la difficoltà di vivere non è la mancanza di un senso così imprescindibile come la vista, ma le “normali” complicazioni della vita.
Blanca si modifica, si scinde tra i suoi atomi di percezione oltre, la stanza buia della sua mente dove proietta solo l’obiettivo dei suoi pensieri, discute con gli altri prima e con se stessa dopo, viene a patti con le sue passioni per non perderle, si conquista e si abbandona ma non si arrende mai. L’abusata resilienza non fa parte del suo bagaglio, è spesso lei a condurre il suo cane Linneo che ha il compito di guidarla, non si rende flessibile ma negozia. Anche la squadra di sceneggiatori trova l’accordo tra le parti buie, la spontanea freschezza di Maria Chiara Giannetta, le trame poliziesche e quelle sentimentali, il quotidiano e lo straordinario.
I sensi di Blanca
Dei cinque sensi di Blanca personaggio (sì cinque, con la sua vista) e Blanca la serie, possiamo goderne di almeno due. Il suono innanzitutto, non solo per l’uso dell’olofonia, per i Calibro 35, la colonna sonora fatta gruppo musicale. Rock, funk, jazz, melodico, una struttura musicale con apporto di potenti voci femminili che sollecita le sequenze, i momenti più significativi di Blanca. L’udito sviluppato della protagonista che percepisce suoni, rumori nel suo lavoro di décodage sollecita anche il nostro. I Calibro 35 nella ricerca (riuscita) di un’architettura musicale creano dipendenza come la serie stessa.
Potremmo sentire la colonna sonora e immaginarci le scene senza il bisogno di stare davanti ad un televisore anche perché l’estetica della serie si è già ampiamente propagata per proprio conto, come ogni virus che si rispetti. Il regista Jan Maria Michelini, fuori dalla comfort zone di Don Matteo e A un passo dal cielo ha trovato un registro visivo che è figlio dell’estetica dei migliori prodotti seriali degli ultimi anni ma è totalmente personale e distintivo.
I colori che esplodono sempre in presenza di Blanca in contrapposizione a tutto il resto dei personaggi, Il nero che fa solo da contorno smarginato all’incastro vivido delle sue intuizioni, la macchina da presa che segue la scena con movimenti rotondi e veloci come se ci muovessimo assieme agli attori. Un modo nuovo di raccontare, frutto di molto lavoro di preparazione che crea un meccanismo complesso ma perfettamente funzionante. Riduttivo chiamarlo come prodotto finale fiction, nel significato di intreccio romanzato. Resta l’intreccio di qualità, di professionalità, di innovazione e la certezza che il virus Blanca non sarà così facile da debellare. Per una volta tanto, è una fortuna.