Vai al contenuto
Home » Blocco 181

Perché Blocco 181 non ha avuto il successo sperato?

Blocco 181
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

ATTENZIONE: l’articolo può contenere spoiler sulla serie di Sky Blocco 181

Sono passati circa nove mesi dal rilascio su Sky di Blocco 181, la serie prodotta da Salmo e ambientata nel mondo della malavita milanese. L’attenzione intorno a questo prodotto era incredibile, vuoi per la presenza di un gigante della musica del momento come Salmo, vuoi per la continuazione di un filone molto ricco in Italia, quello che potremmo definire del “mafia crime”, con una prospettiva però totalmente diversa. La scena, infatti, prende vita a Milano, non uno dei centri tradizionali per racconti di questo tipo, lontano dal sud Italia che è la cornice canonica di questo genere di storie, ma comunque scenario ricco di spunti e potenzialità narrative, capace di attrarre con le sue peculiarità.

Alla luce di tutto ciò, dunque, Blocco 181 prometteva di essere una delle serie di maggiore impatto dell’anno, ma le cose poi sono andate in maniera leggermente diversa da quanto preventivato. La produzione di Sky non è stata assolutamente un flop, per usare un termine caro proprio a Salmo, ma globalmente possiamo dire che non ha ottenuto il successo sperato, o per lo meno quello che prometteva di raggiungere. Alla base di questo parziale passaggio a vuoto, ancora ampiamente recuperabile, ci sono alcuni elementi che hanno frenato Blocco 181, ancorandola a schemi preesistenti e non riuscendo a farle compiere il salto di qualità. Considerando l’ottimo materiale di partenza e il rinnovo già arrivato, questi limiti della serie di Salmo sono assolutamente recuperabili e anzi la speranza è che nella seconda stagione possano essere superati, così da regalare a Blocco 181 il successo preventivato e immaginato.

Mare Fuori
Blocco 181 (640×360)

Blocco 181 e la tradizione

Il punto di vista chiave per analizzare una serie come Blocco 181 è chiaramente quello della produzione del suo genere. Come detto, la serie di Sky rientra in un filone ricchissimo in Italia, che ha avuto in Romanzo Criminale una sorta di capostipite, in Gomorra la sua massima realizzazione e in altre serie come Suburra un’iniezione di nuova linfa. Come spesso capita, però, i generi ricchi finiscono anche per essere affollati e ciò porta a un’esigenza di rinnovamento. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo visto nascere molte produzioni riconducibili a questo genere, ma quasi tutte imperniate intorno a un elemento di differenziazione, per apportare qualche modifica allo schema e per non subire troppo il confronto con i “mostri sacri” che abbiamo citato.

In tal senso, Blocco 181 si presentava alla grande e prometteva importanti risultati. La serie di Salmo, infatti, s’inserisce sulla scia di uno dei generi più forti in Italia, ma introducendo un punto di vista diverso, che negli ultimi tempi è stato parecchio approfondito. Il cambio di prospettiva consiste nel localizzare l’azione al nord Italia, in contesti criminali molto diversi da quelli che conosciamo al sud Italia o a Roma. Questo slittamento geografico dell’ambientazione porta con sé tutta una serie di novità che distinguono Blocco 181 dalle altre produzioni e che rappresentano i maggiori punti nevralgici della serie. Tuttavia, questa insolita e innovativa cornice non è stata per ora sfruttata al massimo delle sue potenzialità, finendo per evidenziare il più grande limite della serie di Sky che rappresenta anche un inatteso paradosso.

Il limite di Blocco 181

La sensazione è che Blocco 181 non abbia avuto il successo sperato perché non ha saputo sfruttare a pieno i propri caratteri distintivi rispetto alla produzione del proprio genere. In sostanza, la serie di Salmo, pur cambiando contesto, ha riprodotto stilemi e meccaniche dei classici mafia crime calandoli però nella propria cornice. In particolare, si vede molto bene il modello di Suburra, con i tre protagonisti outsider che rappresentano la perfetta sintesi di diversi mondi e la sfida serrata tra due fazioni da cui fuoriescono i sovversivi che danno vita a una nuova alleanza. In sostanza, nel triangolo Bea, Madhi e Ludo rivediamo benissimo Spadino, Aureliano e Lele, con una sensazione costante di deja vu.

Di per sé Blocco 181 funziona, come ha funzionato Suburra e come, prima di loro, tutti gli altri mafia crime, però non si distingue e viene oscurato dai precedenti esemplari. Ricalcando stilemi e modelli preesistenti, la serie di Salmo non riesce a creare personaggi e situazioni “memorabili” perché sostanzialmente non crea un proprio codice narrativo. Le peculiarità milanesi rimangono imbrigliate in questi schemi, che come detto vengono riassunti nella lotta cieca tra le due fazioni, nella presenza di outsider pronti a prendere il potere e in un mondo criminale che risulta poco connotato geograficamente. Tutto ciò costituisce il più grande limite di Blocco 181, che paga, sostanzialmente, il peso del confronto coi modelli e in un genere così ricco e forte, è quasi impossibile considerare la serie come un prodotto a se stante senza calarlo in un contesto più articolato, che finisce per penalizzarla.

Questo limite di Blocco 181, ad esempio, viene evidenziato ancora una volta dal confronto, ma stavolta di natura diversa, con una serie che si è trovata in una situazione simile, ma ha saputo osare di più. Anche la produzione Prime Video Bang Bang Baby si è inserita nel mafia crime portando la narrazione al nord e sfruttando anche il punto di vista femminile, ma ha saputo esaltare le proprie peculiarità per creare un codice narrativo ben riconoscibile e diverso. Blocco 181 si è fermata a metà, ha cambiato cornice, ma poi l’ha riproiettata negli schemi tradizionali e ciò ha finito per garantirle una situazione di secondo piano. In pratica, la serie di Sky ha sviluppato una propria cornice, ma non un suo codice ben riconoscibile.

Blocco 181
Blocco 181 (40×340)

Ad Maiora

È bene specificare, come tra l’altro fatto in apertura, che questo limite di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo è da considerare in un disegno complessivo sostanzialmente positivo. Blocco 181 è un’ottima serie, ha grandi potenzialità e ha una sua dimensione interessante. Tra i tanti elementi positivi della produzione di Salmo troviamo ovviamente la particolare cornice milanese, ma anche un interessante sviluppo dei personaggi e una colonna sonora semplicemente pazzesca. Sono tutti elementi ottimi, che però andavano sfruttati maggiormente, specialmente la cornice meneghina relegata più che altro a contesto.

Non emergono, sostanzialmente, le peculiarità di Blocco 181 e questo è il grande freno della serie. Milano offre spunti d’interesse pazzeschi e la possibilità di restituire uno sguardo inedito alla criminalità organizzata, meno legato a strutture tradizionali. Milano è una città estremamente futuristica per l’Italia, frenetica e vorace, e questa velocità viene trasmessa, chiaramente, anche al mondo criminale che vi opera, che però in Blocco 181 si appiattisce più su schemi classici, sulla solita guerra tra bande che abbiamo sempre visto, ma che è solo una restituzione parziale del variegato quadro milanese.

Blocco 181 ha la grande possibilità, essendo stata rinnovata per una seconda stagione, di provare a limare le sue imperfezioni e soprattutto di sfruttare l’enorme potenziale ancora a disposizione, rimasto sopito nella prima stagione. Accentuando le proprie particolarità, Blocco 181 ha davvero la possibilità di ottenere quel successo sperato e di superare il senso d’incompiutezza che rimane dalla prima tornata di episodi. Sicuramente la serie di Salmo ha nelle corde tutte le potenzialità per diventare una serie importante in un panorama sempre più ricco e variegato come quello della serialità italiana: deve riuscire a distinguersi maggiormente, sfruttando elementi che già ha e provando a rischiare un po’ di più lasciando schemi e stilemi narrativi tradizionali per intraprendere una strada più caratteristica.