Non è una domanda. È una certezza, una convinzione. Una sicurezza: se Boardwalk Empire fosse uscita qualche anno dopo avrebbe la stessa fama di Peaky Blinders. Sicuro come l’afa di questa torrida estate del 2022.
Perché Boardwalk Empire è stata, ma lo è tutt’oggi, una grande serie che, come a volte accade, ha avuto solo la sfortuna di uscire un po’ troppo presto rispetto a quelli che erano i gusti del pubblico nel 2010. La serie americana ha tracciato il sentiero delle serie gangster in costume segnando un profondo solco lungo il quale sono spuntate, qua e là, show televisivi di assoluto rispetto, come Peaky Blinders, appunto. Serie il cui successo è anche dovuto alla precorritrice che ha saputo far assaggiare allo spettatore il sapore del proibito e della violenza a lui connesso.
Nel settembre del 2010 HBO trasmette la prima puntata di Boardwalk Empire. La serie, basata sul libro di Nelson Johnson, è creata da Terence Winter, già sceneggiatore de I Soprano e poi di The Wolf of Wall Street. A dirigere il primo episodio, del costo record di diciotto milioni di dollari, viene chiamato niente meno che Martin Scorsese il quale ha voluto dare un’impronta cinematografica a un prodotto nel quale ha creduto, fin da subito, con grande intensità. L’impronta di Scorsese è ben visibile in tutta l’opera e il grande regista, per tutta la prima stagione, ha sempre collaborato con gli sceneggiatori e con i registi.
La prima puntata è un successo strepitoso di critica. Anche il pubblico sembra apprezzare tanto che la seconda stagione viene immediatamente messa in cantiere e così via fino all’ultima puntata trasmessa nell’ottobre del 2014 per un totale di cinquantasei episodi distribuiti su cinque stagioni.
Boardwalk Empire e Peaky Blinders, ambientate in America la prima e in Inghilterra la seconda, hanno diversi punti in comune tanto che all’uscita di quest’ultima si è subito pensato a una sorta di rifacimento in salsa inglese. Idea che più errata non si può, come bene è a conoscenza chi ha visto entrambe.
L’epoca, per esempio, abbraccia quel terribile periodo storico posteriore la Prima Guerra Mondiale. L’immane tragedia che spazzò via la vita a milioni di persone, di fatti, è rappresentata dall’abbastanza classico personaggio di ritorno dalla guerra, presente in tutte e due, distrutto e amareggiato nell’animo e disposto a tutto pur di svoltare la sua vita.
In entrambe, poi, la produzione illegale di alcolici gioca un ruolo importante, addirittura fondamentale in Boardwalk Empire dato che è ambientata in pieno Proibizionismo. Così come fondamentale, sempre nella serie americana, è la realtà politica e relativi, sporchi, giochi di potere.
Un altro interessante punto in comune tra le due serie è la presenza di personaggi realmente esistiti che interagiscono con quelli immaginari con la differenza che mentre il protagonista di Peaky Blinders, impersonato dall’eccellente Cillian Murphy, è inventato, quello di Boardwalk Empire, interpretato dal magnifico Steve Buscemi, è realmente esistito.
Mentre Peaky Blinders ha ottenuto quarantasette candidature a differenti premi televisivi vincendone ventuno tra cui due BAFTA, Boardwalk Empire è stata candidata 184 volte vincendo sessantaquattro premi tra cui venti Emmy, quattro Screen Actors Guild Awards e due Golden Globe.
L’impressione, rispetto ai premi, è che ci si trovi di fronte a uno scontro impari tutto in favore della serie americana. Eppure, se si prende in analisi il numero di utenti registrati che hanno espresso una preferenza su imdb.com c’è il ribaltamento del risultato con più di mezzo milione di votanti in favore di Peaky Blinders contro i poco più di 185mila in favore di Boardwalk Empire.
Sempre su imdb.com la serie inglese ha avuto poco più di 1200 recensioni da parte degli utenti e 88 da parte della critica mentre quella americana 250 recensioni da parte dei fan ma 128 da parte della critica (per inciso si tratta di critiche pubblicate su siti esterni, non necessariamente scritte da esperti).
I numeri, si sa, possono dire tutto e il suo contrario, basta saperli interpretare. Quel che sorprende, senza essere esperti di statistica o di matematica, è che la serie con protagonista Steve Buscemi ha riscosso un successo incredibile tra gli addetti ai lavori, lo dicono i premi, mentre molto meno tra il pubblico, lo dicono i voti. Certo, seppur di una certa autorevolezza, Imdb è un sito alla stregua di Wikipedia, ossia gestito e modificabile dal pubblico e l’interpretazione dei suoi dati può benissimo venire capovolta e letta in tutt’altra maniera.
Volendo una maggiore oggettività si possono consultare i dati degli ascolti televisivi: Boardwalk Empire è battuta da Peaky Blinders senza particolari difficoltà anche al netto dell’esser stata trasmessa su un canale a pagamento (HBO vs BBC).
Dunque, perché tanta sicurezza nell’affermare che se Boardwalk Empire fosse stata trasmessa qualche anno dopo sarebbe stato un successo? Perché la serie ideata da Terence Winter ha tutte le carte in tavola per poter essere apprezzata oggi, come avrebbe dovuto esserlo all’epoca: una grande storia, degli eccezionali interpreti, costumi affascinanti, la giusta miscela tra amore e morte e l’idea geniale ma non troppo originale, sapientemente gestita dallo staff di sceneggiatura, di mischiare personaggi storici realmente esistiti con personaggi inventati.
Proprio questo espediente narrativo è la caratteristica principale della serie americana dal momento che la Storia reale fa da traino a quella immaginaria. Questo ha permesso agli sceneggiatori di concentrarsi di più sulla drammaticità delle vite dei personaggi inventati. Così, sfruttando meravigliosamente bene certi momenti di intimità, hanno assicurato alla serie la possibilità di non restare ancorata semplicemente alle faccende illegali permettendo così l’apertura di un canale empatico tra lo spettatore i personaggi rappresentati sullo schermo.
Perché Boardwalk Empire ha saputo sfruttare appieno il suo cast eccezionale, ricco di attori importanti, facendo della coralità uno dei suoi maggiori punti di forza. Coralità che viene arricchita da una scrittura sopraffina messa in mostra attraverso dialoghi mai banali che sollevano questioni di moralità e di etica, di potere e di spiritualità, di corruzione e di famiglia.
Intendiamoci: siamo di fronte a gangster disposti a tutto, anche a vendere la propria madre, per profitto, non certo ad appassionati pensatori o fini letterati. Enoch Malachi “Nucky” Thompson, magnificamente interpretato da Buscemi, rappresenta poi il non plus ultra del criminale che sembra cercare sempre lo smarcamento dal suo esserlo senza ovviamente riuscirci. Una facciata da benpensante dietro la quale si celano le complessità di un uomo il quale, con maestria, è il preciso mix di egoismo e di malsana compassione. Del resto è un politico e un uomo d’affari, ha le mani in pasta e non ha paura di sporcarsi sebbene detesti macchiarsi i vestiti lussuosi.
Nel corso delle sue cinque stagioni Boardwalk Empire ci racconta in maniera sontuosa un periodo particolare degli Stati Uniti. Lo fa attraverso una narrazione epica, ricca di personaggi e dettagli. Seppure tratti argomenti già visti e rivisti, e la HBO qualche anno prima aveva trasmesso I Soprano, la serie americana riesce a distaccarsene creando un linguaggio e una immagine del tutto nuovi, originali, al di là dell’ambientazione, un periodo poco esplorato in televisione. L’unicità di Boardwalk Empire non è negli anni Venti o Trenta, non è nella distribuzione dell’alcol di contrabbando. Non è certamente negli omicidi o nella violenza verbale e fisica. Nemmeno nei meravigliosi costumi o nella ricostruzione dei luoghi.
L’unicità di Boardwalk Empire è nei personaggi, quelli immaginari che surclassano quelli reali, in quello che dicono ma soprattutto in quello che sono. Quando vengono approfonditi e lasciati liberi di prendere fiato allora la serie diventa spettacolare, unica nel suo genere.
Perché, allora, non ha avuto il successo di pubblico che avrebbe meritato? Perché non se parla quanto si dovrebbe? La spiegazione potrebbe essere nel fatto che Boardwalk Empire sia stata trasmessa da un canale che, solitamente, è sempre stato in anticipo sui tempi. I dirigenti della HBO hanno la capacità di produrre vere e proprie opere d’arte molto prima rispetto alla concorrenza forzando, nel mondo della televisione, porte spesso sigillate.
Boardwalk Empire, come tanti prodotti dell’emittente televisiva americana via cavo, probabilmente è un esperimento azzardato, per i tempi, che ha accontentato soltanto gli addetti ai lavori. Ed è un peccato. Chi l’ha vista a suo tempo, o l’ha recuperata in seguito, tramite passaparola, è concorde nel definirla una tra le più iconiche serie televisive del nuovo Millennio. Probabilmente, oggi, è il momento adatto per scoprirla.
Anche grazie a Peaky Blinders.