L’Osservatorio Griffith è avvolto dal silenzio della notte. Dall’imponente edificio si domina la vista su Hollywoo, una terra che vende illusioni e corrompe le anime più pure. BoJack Horseman si risveglia nella sua macchina, circondato dalle stelle e da fin troppe bottiglie di vodka.
“Dove mi trovo?” mormora fra sé e sé.
Annebbiato dall’alcol, si guarda intorno cercando di capire dove sia finito. Una volta notata la cupola dell’osservatorio, il cavallo non può che rilasciare un lungo sospiro. Non importa quanto cerchi di dimenticarlo, quel luogo non smetterà mai di tormentarlo e attirarlo a sé. È qui che tutto ha avuto inizio. È qui che tutto è precipitato.
Mentre barcolla verso la terrazza dell’osservatorio con la vodka in mano, BoJack ripensa a quando Herb gli disse che avrebbero collaborato insieme in Horsin’ Around. Quella fu la prima volta in cui sentì di avercela fatta, di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo. Dall’alto della città, assaporò la gioia del momento insieme all’amico, dimenticando quasi subito il disagio provocato da quel bacio inaspettato. Se solo avesse saputo come tutto sarebbe andato storto da quel momento in poi: l’alcolismo, gli insuccessi dopo la sitcom, il mancato Oscar per Secretariat, i terribili errori in New Mexico. Forse tutto quello non sarebbe successo se avesse sostenuto Herb. Forse se avesse preso una strada diversa, non avrebbe finito per deludere anche Princess Carolyn, Diane, Kelsey, Penny e… .
“Sarah Lynn?” risponde una voce familiare. Fin troppo familiare.
Spaventato, BoJack Horseman si volta verso la persona che sembra avergli letto nel pensiero. Quando si rende conto di trovarsi di fronte a una copia di se stesso, pensa immediatamente di essere precipitato in uno dei suoi soliti trip. Eppure quel cavallo con i capelli grigi è molto più reale di qualsiasi allucinazione abbia mai avuto. I suoi passi riecheggiano nel vuoto, nei suoi occhi brilla il riflesso della luna. I suoi contorni sono definiti come quelli del mondo che lo circonda.
“Sono impazzito?” domanda BoJack scosso.
“Non ancora” risponde quello che pare essere il suo sosia. “Ma se non mi ascolterai, non ci vorrà molto prima che accada“.
“Chi sei?”
“Beh, non è chiaro? Sono il frutto delle tue scelte e azioni. Sono BoJack Horseman, ovviamente. O meglio, il BoJack che diventerai“
BoJack osserva l’altro cavallo con attenzione. Effettivamente sono identici. Stessi occhi, stessa altezza, stessa postura. Ciò che cambia sono solo quei capelli brizzolati, nascosti da anni dalla tinta nera.
“Come sai di Sarah Lynn?” chiede con sospetto.
“Te l’ho detto, io sono te. So tutto ciò che hai fatto, tutto ciò che ti tormenta. Così come so che non imparerai dai tuoi errori fino a che non toccherai il fondo“
BoJack si innervosisce, stizzito dalla sua osservazione. Sa bene che ha ragione, ma non vuole sentirselo dire da una copia smunta di se stesso.
“È già da un po’ che ho toccato il fondo, non ti pare? Non mi troverei qui nel bel mezzo della notte se non fosse così. Ho una figlia che non sapevo di avere che mi sta aspettando a casa. Una ragazzina dolce, in gamba. Ed io sono qua, ubriaco, a parlare con me stesso dopo aver gettato al vento l’ennesima giornata“
L’altro BoJack sorride tristemente, guardandolo negli occhi.
“Oh, BoJack. Non hai idea di quanto ancora più in fondo tu possa sprofondare. Non hai idea di quanti altri terribili errori commetterai. È per questo che sono qui. Per avvertirti che la strada che stai prendendo non ti porterà a nulla di buono. Devi provare a cambiare, prima che sia troppo tardi“
“Beh, sprechi il fiato. Le persone non cambiano“
“Non è così. Non cambiamo solo finché non ci guardiamo allo specchio e capiamo quanto sia necessario farlo. Finché non accetterai il tuo vero io non ti renderai conto che quella che indossi è solo una maschera. Vivi una menzogna BoJack Horseman, interpreti una parte che non è davvero tua. La fama, la tua casa, le droghe. Niente di tutto questo ha importanza. Ti sei convinto di essere qualcuno che non può cambiare, condannandoti così all’autodistruzione. Ma non è così che deve andare. Puoi ancora redimerti. Hai ancora tempo per farti perdonare da coloro che ami“
BoJack è colpito da quelle parole. Per un brevissimo istante pensa che il suo alter ego possa avere ragione, ma poi il ricordo della morte di Sarah Lynn invade la sua mente, corrompendo ogni briciolo di speranza rimasto.
“Non da Sarah Lynn. L’ho rovinata, e non potrò mai dirle quanto mi dispiaccia“
L’altro BoJack sospira, consapevole dei sensi di colpa provati da entrambi: “Hai ragione. E non sarà l’ultima ragazza che rovinerai, purtroppo. Lo so, non vorresti sentirtelo dire, ma so bene cosa farai. L’ho visto, l’ho vissuto. E ho odiato ogni secondo. Ma mai quanto ho odiato me stesso. Ho commesso terribili errori, sbagli che avrei potuto evitare se solo mi fossi reso conto in tempo del prezzo che avrei dovuto pagare. Per me ormai è troppo tardi. Ma te puoi ancora cambiare il tuo percorso.”
BoJack vorrebbe credergli, ma il suo cinismo è più forte del buon senso. La sua esistenza è sempre stata caratterizzata dalla frustrazione, dalla rabbia e l’autocommiserazione. È così che ha vissuto, è così che probabilmente morirà.
“Vorrei essere una buona persona, davvero. Ma non è quello che sono. Lo so io, così come lo sanno bene anche gli altri. Non sono altro che un pezzo di m***a, come la maggior parte delle persone che vivono in questa città maledetta. Sono sprezzante, egoista e non posso fare a meno dei miei vizi. Questa bottiglia mi ucciderà, ma è l’unico modo che ho per dimenticarmi dell’assurdità dell’Universo. Non riesco a essere sempre felice come Mr. Peanutbutter. Non posso, sopratutto dopo quello che mi hai detto. Mi dispiace, ma non credo di poter cambiare“
L’altro cavallo sospira. Temeva che BoJack non l’avrebbe ascoltato, ma aveva sperato fino all’ultimo secondo di poter fargli cambiare idea. Prima di andarsene, gli si avvicina per l’ultima volta: “Prima o poi dovrai smettere di mentire a te stesso, di scappare da ciò che sei. Fatti aiutare con i tuoi problemi, con le tue dipendenze. Forse così potrai arrivare dopo sono arrivato io, ma senza dover perdere tutto e tutti.”
Dopo una leggera pacca sulla spalla, l’alter ego si allontana fra le tenebre. Di nuovo solo, BoJack Horseman entra nel planetario. Non è cambiato niente lì dentro da quella notte funesta. Non cambierà mai niente. Il cavallo si siede, fissando la bottiglia di vodka. Avvilito, ricomincia a bere sotto la cupola stellata.