BoJack Horseman, la serie animata che ha fatto impazzire il mondo, è il capolavoro della piattaforma Netflix distrubuito nel 2014. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vivere un’esperienza streaming così intensa grazie a un cartone animato. Spesso ce ne dimentichiamo, ma BoJack è questo e a volte risulta assurdo. I temi che vengono trattati hanno un sapore malinconico e cinico, forte ma con personaggi – potenzialmente – deboli.
E sono proprio loro a entrare nei nostri cuori con la loro estrema umanità. Animali che sono persone vere e proprie che vivono la vita esattamente come noi, insegnandoci – episodio dopo episodio – qualcosa in più. Uno dei personaggi più intensi è l’umana Diane che ancora oggi rimane un tesoro mai realmente scoperto della serie.
Ma chi è davvero Diane?
Diane è un grido in una stanza con l’eco. Le sue urla le tornano indietro, qualcosa da cui non si libera mai. Il suo personaggio gode di una peculiarità che pochi personaggi nel mondo delle serie hanno: sa ascoltarsi. Diane è la ragazza della porta accanto che dentro di sé nasconde un mondo che nessuno può comprendere davvero se non lei stessa, un universo fatto di scheletri e paure che affronta ogni giorno. Paure decantate, e salti mortali verso l’infinito.
Una contraddizione vivente: una scrittrice che pensa di non saper esperimere le emozioni.
L’algoritmo di Diane è Diane stessa. Dopo la fine del suo matrimonio con Mr. Peanutbutter parte per andare in Vietnam da sola per ritrovarsi: un viaggio che sa di autoconsapevolezza, di rinascita. Perchè è quello che le succede stagione dopo stagione: rinasce. Come una fenice, Diane rinasce dalle sue ceneri e niente potrebbe essere più emotivamente soddisfacente per lei.
Una corsa continua verso una tranquillità e una serenità che non riesce a raggiungere, in perenne lotta con i fantasmi autogenerati da lei medesima. Come potrebbe – un’umana fatta di carne proprio come noi – reggere tutto questo? È quello che ci chiediamo sempre quando di fronte a quei 20 minuti della puntata la vediamo afflitta, a terra e senza forze. Ma Diane accetta solo il suo dolore e non accetta mai quello degli altri: se è a terra senza forze si preoccupa di non far cadere nessun altro, di salvarlo da quello che lei stessa sta vivendo. Sa cosa significhi non sentirsi mai abbastanza ma al tempo stesso – a volte – riuscire a salvarsi per darsi ancora un’altra possibilità.
Proprio per questo cerca sempre di aiutare BoJack a uscire dai suoi drammi: prova a salvarlo dalla sua disperazione e il più delle volte non ci riesce perchè sappiamo bene quanto i demoni del protagonista della serie siano difficili da distruggere. Ed è qui che si arriva a un’ennesima consapevolezza sul loro rapporto: BoJack è e sarà sempre l’esperimento di Diane. La sfida che non vince, una persona che non riesce ad aiutare che è sul fondo proprio come lei, ma ancora più giù. E come puoi salvare qualcuno se non arrivi fin lì dov’è lui? Come fai se non puoi raggiungerlo?
Un’orchestra senza maestro, una chitarra scordata: questo è il loro rapporto. Insieme possono essere nocivi ed è proprio questo il motivo per cui nel finale dell’ultima stagione ritroviamo due persone sedute sul tetto – dopo anni dall’inizio del loro legame – che sembrano pronte a dirsi addio e a prendere due strade completamente diverse.
BoJack e Diane hanno banchettato con delusioni e insofferenze e adesso vomitano il misto delle loro paure.
Diane è il frutto di un pezzo che non si incastra e – come dirà lei nella sesta stagione di BoJack Horseman – quel puzzle mal fatto è la sua casa. Cosa la distingue? Diane è riuscita, con il tempo, ad arredarla.
Ed è proprio quello che notiamo nella scena finale dell’ultimo episodio: Diane non è ancora uscita dal suo appartamento immaginario, ma ha saputo viverci dentro e – nonostante non siamo di fronte a una persona che può definirsi realmente star bene – sta camminando verso la porta d’ingresso.
Non ci è dato sapere se la raggiungerà mai o se tornerà indietro e ci va bene così. Ci sono segreti di Diane che devono rimanere solo di Diane, un personaggio che si è aperto con noi e che noi abbiamo saputo apprezzare e trattare sempre delicatamente. Tutto questo perchè Diane è tutti noi, l’involucro di qualsiasi essere umano: lei è la rappresentazione di chi non ce l’ha fatta, ma anche di chi è riuscito a uscire fuori dalla depressione. È la felicità, le contraddizioni, le urla, la calma prima della tempesta, è una confezione di Xanax sul comodino ed è l’altalena di un bambino, l’innocenza e la colpevolezza, la paura e il coraggio.
Non sei mai lontano dal comprenderla ma non riesci mai a farlo totalmente. Il suo personaggio in BoJack Horseman ti porta a starle vicino ma senza farti intromettere, e sai perchè? Perchè Diane – in quel momento – sei tu. I suoi discorsi filano con i tuoi e non ti portano a giudicarla o a intrometterti perchè i suoi dubbi fanno spazio ai tuoi, le sue parole anticipano le tue e l’unica cosa che ti rimane dentro dopo le sue crisi è un groviglio che non sciogli facilmente. E lì come si fa? Nessuno ha una risposta a questa domanda, e non l’aveva neanche lei. Forse la risposta è che la risposta non c’è e continuare a cercarla non è proficuo. Potremmo, allora, cercare di fare come lei abitando le nostre case con gli incubi, e chissà se non arriveremo alla porta d’ingresso.