Esistono serie tv che all’interno del panorama seriale svettano come pilastri imponenti, costruzioni magnifiche difficilmente eguagliabili. Queste opere entrano nella nostra vita a gamba tesa e, prima di accorgercene, cominciamo a cogliere segnali ovunque fino a che il nostro cuore non risulta completamente conquistato. E tra questi show così speciali e indimenticabili ce ne sono due che, a un’occhiata più approfondita, sono molto più vicini di quanto non si pensi. Mad Men e Bojack Horseman.
Ora magari vi chiederete: ma cosa possono mai avere in comune un cartone animato su un cavallo antropomorfo e una serie tv sul mondo pubblicitario di New York? La risposta sta nei rispettivi protagonisti.
Mad Men è uno di quei pilastri di cui parlavamo prima, una serie tv che ha fatto scuola, che ha lanciato Jon Hamm nell’olimpo dei grandi. Il suo Don Draper è uno dei personaggi seriali più iconici di sempre, perfettamente scritto e interpretato. Irresistibile, ambizioso, di successo, affascinante, ma anche immerso in un’oscurità legata al suo passato difficile e con la quale fa i conti per sette stagioni.
Bojack Horseman è solo all’apparenza un semplice cartone animato, in realtà non è affatto adatto a un pubblico di bambini (un po’ come Rick & Morty), rivelandosi invece un prodotto di grande impatto e profondità. Il personaggio di Bojack è una star della televisione che vorrebbe dare una svolta alla sua vita ma ogni volta fallisce miseramente. Anche lui ha avuto un’infanzia difficile e cerca delle scappatoie nel sesso facile e nell’alcol. Oltretutto, proprio come Don, arriva a un punto nella sua vita dove toccare il fondo sembra l’unico modo per tornare finalmente a galla.
Ed è quando cominci a fare questi paragoni che ti rendi conto che, forse forse, Bojack non è che Don Draper in forma di cavallo.
Se non ci limitiamo a confrontare i due protagonisti, noteremo che esistono numerosi parallelismi anche tra i personaggi secondari e nel modo in cui la storia si evolve. Diane, per esempio, ricorda molto Peggy.
L’iniziale avvicinamento sentimentale si trasforma in un legame più profondo e importante. Diane, proprio come Peggy con Don, è l’unica persona che riesce a vedere Bojack nella sua interezza e ad accettarlo così come è. L’unica che gli rimane accanto anche nei momenti peggiori e che cerca sempre di salvarlo dal baratro.
Ma c’è una puntata in particolare che lega indissolubilmente questi due personaggi. Il sesto episodio della quarta stagione di Bojack Horseman (la più bella finora) è il famoso “Stupid Piece of Sh*t”. Qui, Bojack ci regala un lungo monologo interiore in cui non fa altro che disprezzarsi e incolparsi per tutto il male e il dolore procurato a se stesso e a tutte le persone attorno a lui. Con la presenza della madre Beatrice e di Holly a casa, il nostro protagonista sente addosso una responsabilità alla quale non è abituato e che di certo non vuole.
Il cavallo antropomorfo non sa come gestire questa situazione così nuova e complicata per lui, la soluzione diventa allora fuggire, come sempre, abbandonandosi agli effluvi dell’alcol. Si rinchiude in un bar dove perde la cognizione del tempo, dove nessuno lo può giudicare. Nessuno a parte se stesso. Perché per quante volte Bojack possa salire in macchina e scappare via, alla fine con lui c’è sempre quel senso di colpa sottile ma ancora di più il disgusto per se stesso che lo fa sentire un fallito, quasi un rifiuto.
Proprio come Don, Bojack è solo apparentemente menefreghista e strafottente. In realtà tutto ciò che desidera è essere amato.
La fuga negli incontri occasionali con donne affascinanti servono solo a riempire brevemente un vuoto incolmabile. Bojack, come Don, ha paura di esporsi, di mostrarsi per quello che veramente è: un uomo spezzato. I sentimenti lo spaventano, l’idea di potersi davvero legare a qualcuno non lo riempie di speranza ma di un terrore cieco, rappresenta il suo ostacolo più grande e ciò che non gli permette mai di essere veramente felice.
Nel monologo di Bojack troviamo la stessa insoddisfazione di Don. Entrambi indossano una maschera per nascondersi dal mondo, respingono le persone che gli vogliono bene per paura di essere giudicati e lasciati, non per un reale disinteresse. Il percorso che entrambi i personaggi intraprendono (e che Don riesce a portare a compimento nell’ultima stagione) è un viaggio che riguarda prima di tutto se stessi. Devono scendere a patti con la parte più oscura e frastagliata della propria anima prima di potersi aprire al mondo.