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Il drammatico filo rosso che unisce i penultimi episodi di BoJack Horseman

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BoJack Horseman è una di quelle serie da vedere almeno una volta nella vita. Una serie particolarmente intensa e particolarmente viva, tanto che alla fine di ogni episodio ti trovi a fissare il vuoto per alcuni secondi ponendoti dubbi filosofici sulla vita. Tutti i personaggi che incontriamo sono maledettamente realistici, come i dialoghi che intraprendono tra di loro o con loro stessi, e forse è proprio la qualità dei dialoghi ciò che caratterizza al meglio questa serie. Bojack, il protagonista, ci accompagna per 6 bellissime stagioni, trascinandoci con lui (e trascinando con sé anche gli altri personaggi) in un baratro fatto di alcol, droghe, scelte sbagliate ed errori imperdonabili, accompagnato da un bel po’ di sarcasmo e cinismo. Vediamo come ogni sua scelta sbagliata, ogni decisione presa incoscientemente, raggiunge il suo apice in ogni penultimo episodio di ogni stagione della serie.

Perché è proprio in questi episodi, più di tutti, che BoJack tocca il fondo, o realizza qualcosa di importante.

1. Finale deprimente (1×11) – BoJack Horseman

BoJack Horseman
BoJack Horseman (640×360)

Nel penultimo episodio della prima stagione vediamo BoJack intento a scrivere la sua biografia, convinto di riuscire a scriverne una migliore di quella scritta da Diane, da lui considerata troppo inverosimile, in cui non si rispecchia affatto. BoJack si rende presto conto, però, che scrivere e raccontare la propria vita non è esattamente così semplice. Stravolge i suoi ricordi perché per lui sono troppo dolorosi, troppo difficili da poter esprimere a parole, deve ricorrere a droghe e alcol per riuscire a fare un attimo di ordine e dimenticare ciò che in realtà non si può: un’infanzia difficile, dei genitori anafettivi e totalmente disinteressati alle aspirazioni e alla vita del figlio, che lo portano alla continua ricerca di approvazione e affetto da tutte le persone che incontra. Raccontare se stessi è un’impresa difficile per tutti, è difficile essere oggettivi e vedere le cose da una prospettiva imparziale, soprattutto se, facendolo, ti rendi conto che agli occhi degli altri sei esattamente quello che hai cercato disperatamente di mascherare. Non è possibile nascondersi, non per sempre: devi solo arrivare ad accettare ciò chi sei e, soprattutto, devi accettare il fatto che siamo fatti per pochi. Non è mai troppo tardi per cambiare, per migliorarsi, ma bisogna volerlo, non basta il pensiero fugace quando le cose cominciano a peggiorare:

“Possiamo pubblicare il tuo libro. Come scrittrice sei meglio di me. E a dire il vero non mi importa più di quello che il mondo pensa di me. Non sopportavo quel libro. Mi ha fatto male vedere come tu mi vedi. Perché tu mi conosci meglio di chiunque altro, ecco, tu credi che…credo che la mia domanda sia: ecco, tu, dici che è troppo tardi per me? Insomma, sono condannato a essere quella persona? La persona di quel libro? Non è troppo tardi me, vero? Non è troppo tardi…Diane, dimmi che non è troppo tardi”

2. Fuga da L.A. (2×11)

Fuga da L.A. (640×360)

Alla fine della seconda stagione di BoJack Horseman, Bojack decide di scappare un po’ da tutto: dalle responsabilità, dalla delusione per il suo film, dalla fine della relazione con Wanda:

“Che cosa è successo, BoJack?” – “La stessa cosa che succede sempre. Tu non mi conoscevi…e ti sei innamorata di me. E adesso mi conosci”.

Diane (smarrita, anche lei, come BoJack) gli chiede quale sia stata per lui l’ultima cosa che lo ha reso davvero felice, e Bojack pensa che, forse, per poter rimediare alla sua vita disastrosa deve tornare dall’ultima persona che lo ha reso felice: Charlotte. Per questo decide di scappare, ma quando arriva da lei, tutto quello che si era immaginato era pura fantasia: lei è sposata, ha due figli, un marito che ama. Charlotte è andata avanti con la sua vita, lui no. È maledettamente facile rifugiarsi nel passato, è confortante, invitante. Assistiamo, impotenti, all’angoscia che BoJack prova guardando Charlotte felice nella vita che si è creata dopo il loro ultimo incontro, senza prospettive di un futuro insieme. Per far fronte a questa delusione, lui sviluppa un rapporto con la figlia adolescente di lei (incredibilmente somigliante alla madre), pensando di recuperare un minimo di quella felicità perduta. Arriva fino al punto da essere a un passo dall’avere un rapporto con lei, ma il fattaccio non si compie, solo perché arriva Charlotte a interrompere quello che sarebbe stato, probabilmente, inevitabile. Ma è proprio il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere con la figlia di Charlotte che condanna BoJack a rimuginare incessantemente, nel corso delle stagioni, sugli scenari che si sarebbero potuti presentare: se sarebbe riuscito ad andare fino in fondo, o se avrebbe avuto la coscienza di fermarsi. Conscio di aver toccato di nuovo il fondo, in un modo totalmente nuovo e terribile, si condanna (ancora) a un perenne senso di colpa. BoJack è costretto a ritornare a Los Angeles con questa nuova consapevolezza, e di non poter più sperare di rifugiarsi nuovamente nel suo ultimo ricordo felice, ora rovinato per sempre.

3. Questo è troppo, amico! (3×11)

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Questo è troppo, amico (640×360)

Questo episodio è probabilmente uno dei più tristi e traumatici della serie. BoJack, dopo la delusione degli Oscar (che lo ha portato a litigare con Mr. Peanutbutter), viene abbandonato dall’unica persona che pensava non se ne sarebbe mai andata: Todd.

“Ci risiamo! Non puoi continuare a farlo. Non puoi fare delle cazzate per poi sentirti in colpa, come se questo sistemasse tutto. […] Tu sei tutte le cose che non vanno in te. Non si tratta dell’alcol, o delle droghe, o di qualsiasi cazzata che ti sia accaduta nella tua carriera, o di quando eri bambino, sei tu. D’accordo? Sei tu”.

Totalmente afflitto dalla sua vita, Bojack decide di affrontare la situazione nell’unico modo che conosce, e l’unico modo che per lui ha senso: organizzare un festino a base di droghe e alcol. Nel farlo, però, coinvolge Sarah Lynn, vanificando così il periodo di disintossicazione della ragazza. In preda ai vari deliri dovuti dalle droghe, BoJack decide di fare ammenda e chiedere perdono a tutte le persone che negli anni ha ferito, rendendosi conto, insieme a Sarah Lynn, che non si ama e non si piace per quello che è diventato. Sarah Lynn è, come BoJack, incapace di dare un senso alla sua vita, alla costante ricerca di approvazione e di affetto, incapace di essere vista e amata per quello che veramente è. Decidono così di tornare insieme a Los Angeles, per sistemare le cose, ma prima di farlo si fermano al planetario, per guardare le stelle. Mentre BoJack parla dell’universo, Sarah Lynn si addormenta tra le sue braccia e finisce in overdose. Un episodio che racchiude un evento-chiave e traumatico per BoJack, uno di quelli che lo perseguiterà per sempre. Sarah Lynn si sarebbe potuta salvare se solo BoJack avesse chiamato prima i soccorsi, se solo lui non avesse pensato più allo scalpore mediatico che alla vita della ragazza. BoJack si è sempre sentito in difetto nei confronti di Sarah Lynn, consapevole di non averla mai amata abbastanza, non nel modo in cui si meritava. Sarah Lynn ha passato la vita a rincorrerlo e nemmeno alla fine è riuscita a raggiungerlo, come lui, nemmeno alla fine, è riuscito ad amarla abbastanza da poterla (per l’ultima volta) salvare.

4. Il tempo è una freccia (4×11)

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“Dopotutto, il tempo è una freccia, non sta fermo né torna indietro. Va solo avanti. Vero, Henrietta?”

In questa intesa puntata di BoJack Horseman scopriamo di più su Beatrice Horseman, la madre di BoJack Horseman, e scopriamo anche l’identità della fantomatica Henrietta, nome con il quale Beatrice era solita chiamare il figlio. Scopriamo che Beatrice ha sempre avuto, fin da piccola, una mente brillante, acuta, e un certo livello di sarcasmo che il padre ha sempre trovato inopportuno per una ragazza del suo ceto sociale. Scopriamo anche che il padre l’ha sempre condizionata nelle sue scelte, tanto che, stufa di essere intrappolata in un ruolo che non le è mai appartenuto, decide di scappare con un giovane e affascinante Butterscotch Horseman. Rimane però incinta, e decide di sposarlo e di trasferirsi con lui a San Francisco, rendendosi presto conto di essersi incastrata in un matrimonio infelice, con un marito inetto e che in realtà non la ama. Dopo anni di infelicità coniugale (dei quali Bojack ne paga il prezzo), il marito intraprende una relazione con la loro domestica, Henrietta, che rimane incinta. Beatrice promette ad Henrietta di aiutarla a terminare gli studi, a patto che lei dia in adozione la bambina (che scopriamo essere Hollyhock):

“Tu credi di volerla, ma non è così. Non in questo modo. Non buttare via i tuoi sogni per questa bambina. Non permettere a quell’uomo di avvelenare la tua vita come ha fatto con la mia. Finirai gli studi e diventerai un’infermiera. Incontrerai un brav’uomo e metterete su famiglia, ma ti prego di credermi, non è questo che vuoi. Ti prego, non fare come me”.

Tutta la frustrazione, tutta l’infelicità che ha provato, la riviviamo con Beatrice mentre lei le rivive attraverso Henrietta. Questa puntata è di una profondità devastante: ci fa capire come un genitore, una madre, può influenzare la vita di un figlio e ce lo fa capire da più punti di vista: Beatrice – oltre dal padre – è stata influenzata dalla figura della madre, che è stata lobotomizzata dal marito dopo la morte del figlio (fratello di Beatrice). La madre di Beatrice ci viene mostrata solo una volta dopo il terribile intervento, poi non la vedremo più nei suoi ricordi, se non sotto forma di un’ombra, probabilmente perché un’immagine troppo forte da sopportare. Il focus di questo episodio è quindi l’influenza che una madre può avere suoi propri figli: in questo senso, quindi, parlare di BoJack vuol dire parlare di quanta influenza ha veramente avuto sua madre su di lui. Per lo stesso motivo, che grande influenza non ha avuto Hollyhock (figlia di Henrietta e del padre di BoJack) non avendo una madre: infatti, Hollyhock ha 8 padri, come se si volesse marcare il fatto che per sostituire una figura materna c’è bisogno di una pluralità di figure paterne.

Questa puntata ci colpisce talmente tanto e talmente a fondo che riusciamo a sentire e vedere Beatrice, finalmente, in tutte le sue fragilità. E forse se ne rende conto, in qualche modo, anche BoJack (del tutto estraneo al passato della madre), dal momento che con ultimo atto di pietà e con un’empatia mai provata prima nei suoi confronti, la rassicura, assecondandola nelle sue fantasie, prima di andarsene lasciandola sola nella stanza di un ospizio.

5. Crisi nella serie (5×11)

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Forse questo episodio è quello più cinematografico, costellato da sottili (neanche troppo) citazioni di altri film/serie tv (solo per citarne uno, The Truman Show). BoJack è impegnato con le riprese della seconda stagione della serie Philbert, ma non riesce a distinguere la finzione dalla realtà a causa della sua dipendenza da antidolorifici e antidepressivi. Il ruolo che interpreta (un tormentato detective) sembra mandarlo in crisi, tanto da arrivare a dubitare di tutti i suoi amici quando riceve una (finta) lettera minatoria. La sua paranoia arriva all’apice quando tenta di strangolare Gina, sua collega nello show, poco dopo aver avuto un’allucinazione in cui la stessa Gina (sulle note di Don’t Stop Dancing Till The Curtains Falls) gli fa rivedere tutte le persone a cui ha fatto un torto in passato. BoJack è arrivato ad un punto in cui il senso di colpa è troppo da sopportare (dopo Charlotte, dopo Sarah Lynn), tanto che pensa ci sia una cospirazione contro di lui volta a smascherare al mondo tutti i suoi più orribili segreti (che è la sua più grande paura). Non riesce a tollerare il successo che sta avendo, pensa di non meritarlo, ha ferito troppe persone e ha troppi segreti da poter nascondere ancora a lungo, tanto che tutto ciò lo sta portando alla pazzia:

“Hai mandato tu questo biglietto. Sei stata tu!” – ” No, Philbert. Sei stato tu. Il senso di colpa era insopportabile , ti divorava dentro e ti ha portato alla pazzia”.

BoJack è arrivato a un punto cruciale della sua vita, non riesce più ad accettare tutto quello che ha fatto. Pensa di trovare conforto nelle droghe, come sempre, ma queste non bastano più.

6. Il panorama a metà strada (6×15)

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Il panorama a metà strada” è il titolo della poesia che Secretariat recita prima di “morire” nella puntata 6×15 di BoJack Horseman. Questa è un’ode alla morte, alla vita, ai cambi di direzione. Parla di quando Secretariat, buttandosi giù da un ponte, guarda il panorama prima di schiantarsi in acqua. In quel frangente cambia idea, non vuole buttarsi, non vuole morire. Ma ormai è troppo tardi, ormai è a metà strada. Quando è troppo tardi (quando lo è davvero) realizzi che potevi fare e potevi essere tante cose: BoJack non lo ha mai veramente realizzato, per lui non è mai stato troppo tardi, a lui bastava fingere e andare avanti. Lungo tutte le 6 stagioni, da spettatore, pensavi: “adesso lo capirà, adesso ha toccato il fondo, adesso cambierà”. Ma non è mai successo. Quando pensavi di aver visto il peggio di BoJack, quando pensavi che fosse arrivato al capolinea, ecco che ritornava esattamente al punto di partenza.

In questa toccante puntata, BoJack è a metà strada. Vede il panorama davanti a lui: vede Sarah Lynn, Herb, Beatrice. Per un momento questo panorama lo incanta: lo incanta la cena, lo incantano i vecchi ricordi, lo incanta perfino lo spettacolo. Ma quando realizza che nonostante li veda tutti lì, sorridenti, felici, apparentemente senza rancore nei suoi confronti, il suo senso di colpa torna a farsi sentire. E cambia idea.

Non vuole fare la loro fine: non vuole essere ricordato, attraverso la sua morte, come una persona che in realtà non è, senza aver avuto tempo sufficiente per spiegarsi, per raccontarsi, per giustificarsi. Senza aver avuto abbastanza tempo per essere compreso, e amato.

Ma ormai è troppo tardi, ormai è a metà strada, e non può più tornare indietro. Finalmente BoJack ha capito che un fondo c’è eccome, che lui l’ha toccato già troppe volte, e che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui non si sarebbe più potuto salvare. Ha avuto tante occasioni per redimersi, ma non abbastanza da capire che, forse, non lo ha mai voluto veramente. Per lui è sempre stato troppo tardi, lui per primo non ha mai creduto di poter veramente cambiare, per paura di non essere creduto, o preso sul serio, o per paura che, in ogni caso, le persone lo avrebbero sempre e solo visto come la persona che lui per tanti anni ha sempre cercato di nascondere. Nessuno lo ha mai capito veramente, o voluto capire, eccetto (forse) Diane.

BoJack, alla fine, si rassegna al suo destino, si rassegna al fatto di essere lui solo l’unico responsabile della sua infelicità, proprio come gli aveva detto Todd. E alla fine di questo episodio, a mio parare tra i più belli della serie, il protagonista viene inghiottito dalla sua più grande paura: il nulla, il nero, l’oblio. Si lascia avvolgere, si rassegna al destino: consapevole di non essersi dato abbastanza tempo per comprendersi, ed amarsi.