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Il finale ideale di BoJack Horseman

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BoJack Horseman tonerà domani, ancora una volta, per l’ultima volta. Poi ci saluterà, forse per sempre.

La continua tragedia scongiurata, il continuo affossarsi nel fango di BoJack, sono situazioni che inevitabilmente soffocheranno la speranza che adesso vive in noi e nel protagonista. Il disvelamento e l’accettazione del lato più marcio e dei segreti più superficiali fanno parte di un oscuro compromesso che non sempre coincide con la redenzione. Fare pace con se stessi è la chiave del benessere ma non è la cura suprema. Il mal di vivere che affligge BoJack è il mal di vivere di chiunque sia eccessivamente umano, in tutti i suoi difetti più evidenti e terribili. La vita è una paturnia per chi nasce schiavo della sua indole, perché, seppure sia l’istinto naturale recondito e incontrollabile a guidarci, siamo noi, e solo noi, a restare soli con la nostra coscienza, che quando viene a bussarci ci toglie ogni singolo appiglio per evadere.

BoJack Horseman è il viaggio all’indietro, all’indentro verrebbe da dire, di un uomo (cavallo) verso la continua repulsione/accettazione di sé stesso.

bojack horseman

Un limbo infernale, maledetto e claustrofobico, che porta il protagonista a scappare e tornare al punto di partenza, per sempre. E se nella consapevolezza di voler finalmente mostrare la sua brizzolata criniera possiamo trovare qualche parvenza di pentimento e di ritrovata sete di redenzione, le considerazioni che spingono verso un nuovo oblio non riescono a sfuggire dalla nostra mente.

Il finale è alle porte e noi abbiamo una tremenda paura di affrontarlo.

Per il motivo sopra riportato ovviamente, per quella paura eternamente ritrovata di veder sprofondare BoJack Horseman durante il suo ennesimo tentativo di risalita. Perché se da una parte vediamo un individuo lottare contro quella malattia per cui non c’è cura, quella di essere BoJack Horseman, come ci ricordano le rimbombanti parole di Beatrice, dall’altra vediamo l’esasperazione di un uomo che si rifiuta di soccombere a essa ma che inevitabilmente ne viene sempre sopraffatto.

Risulta naturale e spaventoso al contempo disegnare un epilogo chiaroscuro per questa persona vittima di sé. Come risulta oltremodo innaturale credere invece in un trionfo lucente della voglia di “guarire”.

Perché nonostante BoJack Horseman sia una storia, e le storie sono fatte per insegnare a chi vuole ascoltare, è comunque il ritratto reale e riscontrabile del profilo compromesso di chi ambisce alla normalità, conscio che si tratti di un percorso, ma che durante quel percorso inciampa sui traumi e sui rimasugli di ciò che è stato e ciò che gli è stato fatto. Perché se è vero che ognuno e il frutto del suo passato, BoJack è dunque il frutto nato marcio da un albero morto. Inconsciamente appassito, nocivo, putrido. Senza colpe, senza coscienza di esserlo, ma comunque così.

bojack horseman

Non basta assecondare un amico, non basta chiedere scusa, non basta smettere di tingersi i capelli e dunque smettere di mentirsi per “curarsi”. BoJack Horseman farà sempre le sue bojackate.

Questa storia ci insegna proprio questo. Nella realtà nessuno riscuote senza prima pagare, BoJack ha sempre fatto il contrario. Ha succhiato la linfa vitale di chiunque abbia provato ad amarlo, ha prosciugato la speranza di chi lo ha circondato senza mai dare nulla in cambio, senza pagare pegno. E se reale vuole continuare a essere questa stupenda serie tv il suo finale non può che essere sospeso. Grigio, né bianco, né nero.

Perché se provate a empatizzare col trauma e il dolore di BoJack Horseman non ci riuscirete.

Il motivo risiede nel fatto che è un trauma reale, non artefatto, coerente con il mondo fuori dallo schermo e quindi fonte di strascichi imprevedibili, inusuali, arcani e illeggibili. Un’illustrazione, dunque, tremendamente veritiera.

Per questo BoJack non può correre via ed essere un cavallo tra i cavalli, libero, spensierato, in pace, incurante. Per questo non può redimersi del tutto o perire completamente. È probabilmente destinato al confino in questa gabbia d’oro, in bilico tra la tragedia e la commedia, tra l’amarsi e l’odiarsi, tra la voglia di farla finita e la voglia di scappare e assaporare finalmente un po’ di libertà folle. In lotta con un istinto che gratta da dentro.

Vivere, intrappolato in questo loop, invecchiando e morendo nel mentre. Questo è il finale naturale di BoJack Horseman.

E anche se noi sogniamo di vederlo diventare quel cavallo che corre nel deserto, sappiamo che ci deluderà, almeno in parte, per sempre.

Ma tu provaci lo stesso, BoJack!

Buon finale di serie a tutti!

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