“Il tempo è una freccia, non si ferma mai e non torna mai indietro… continua ad andare avanti…
…Non è così Henrietta?”
Sì, signora Horseman. Credo sia proprio come dice lei. Il tempo è una freccia e non c’è modo di fermarla, abbiamo solo l’opportunità di scegliere se correre con lei, senza voltarci indietro, o se farci trascinare guardando al passato.
Beatrice Horseman, madre di BoJack Horseman ed erede della Sugarman Corporation, non è di certo un personaggio facile da apprezzare. Sopratutto dal momento che la si può considerare una delle cause principali del costante senso di insoddisfazione e inadeguatezza che il protagonista della serie prova verso se stesso. Eppure, nella quarta stagione, ci viene finalmente mostrata la storia della sua vita. Se avevamo immaginato un’infanzia rosea e una viziata Beatrice cresciuta nell’agiatezza vediamo crollare le nostre certezze, come spesso accade nel corso di questa complessa serie tv. Diventa difficile non provare compassione per le disavventure che la famiglia subisce e per la allora bambina che deve fare i conti con una dura realtà.
La morte di suo fratello maggiore giunge in modo prematuro, facendo precipitare la madre in una grave forma di depressione e in un’incontrovertibile lobotomia.
Beatrice si trova così a crescere senza le cure di una madre e con un padre retrogrado e pressante, che non apprezza l’interesse della figlia per i problemi d’attualità e la cultura. Unico modo per scappare all’opprimente realtà aristocratica sembra profilarsi nel momento in cui conosce Butterscotch Horseman. Ma in realtà non sarà altro che un’ulteriore trappola per la ragazza che, ormai incinta, lo sposa nell’illusione di una vita d’amore. I sogni si infrangono. Il matrimonio è sull’orlo del baratro e l’ultima preoccupazione dei genitori è accudire il piccolo BoJack Horseman.
Noi assistiamo ai maltrattamenti che il protagonista subisce e non possiamo non provare tenerezza per lui, continuamente sminuito e rimproverato, perché macchiatosi della sola colpa di essere nato.
Il passato non deve essere una giustifica per le azioni del presente, però è inevitabile che le influenzi e ci renda ciò che siamo.
Ma non possiamo cambiarlo, per quanto ardentemente lo desideriamo.
Il passato è ciò che è già accaduto, la freccia prosegue il suo percorso senza soste e senza inversioni di marcia. Siamo solo passeggeri a bordo di un treno in corsa, che potrebbe fermarsi da un momento all’altro per non ripartire mai più. Tutti noi guardiamo al futuro immaginando quanto sarà fantastico. Ma alla fine ciò che facciamo è solo fuggire dalle scelte sbagliate e dagli errori che abbiamo commesso.
La signora Horseman ha passato tutta la vita a scappare dalla casa paterna seguendo l’illusione di un futuro più felice. E alla fine anche quest’ultimo si è rivelato un incubo. Così BoJack, il figlio che avrebbe dovuto amare, finisce per diventare il simbolo e la prova della sua insoddisfacente e deludente vita. Henrietta, la giovane domestica incinta, rappresenta il riscatto che la signora Horseman chiede alla vita. Rivedendosi nella ragazza e convincendola a dare la figlia illegittima in adozione, Beatrice ha l’impressione di aver finalmente ripreso in mano la sua vita. Come se attraverso questa vicenda potesse rimediare allo sbaglio fatto quasi trent’anni prima e sublimare così il desiderio di scegliere una diversa direzione. Tuttavia la freccia prosegue imperterrita la sua corsa, diretta verso la sua meta.
Il tempo è una freccia e il suo bersaglio è il medesimo per tutti: la morte.
Viene scoccata con forza, fende l’aria e vola veloce e, prima che possiamo rendercene conto, ha raggiunto il bersaglio e il tempo è finito. E cosa ci rimane? Rimpianti. Vorremmo poter tornare indietro, fare altre scelte o, forse, non cambiare nulla e affrontarle con un atteggiamento diverso. Ma non è possibile: la freccia è andata avanti. Il tempo scorre via e d’un tratto ci si ritrova come Beatrice Horseman: soli e in una casa di riposo, immaginando la vita che si aveva prima. Illudendosi di avere ancora tanto tempo per potersi realizzare.