Sospeso per sempre tra le note di Mr. Blue c’è qualcosa di non detto. E, mentre salutiamo BoJack Horseman per l’ultima volta, avvertiamo uno strano senso di incompiutezza.
La seconda parte della sesta e ultima stagione della serie ha debuttato lo scorso gennaio su Netflix, mettendo un punto definitivo alla storia del tormentato cavallo e dei suoi amici. O forse sarebbe più corretto dire dei punti sospensivi… Molti pensano che qualcosa non abbia funzionato nella conclusione e avrebbero preferito che il sipario fosse calato una volta e per tutte su BoJack. Il cavallo avrebbe così fatto il suo canto del cigno rivolto alla luna accettando l’ormai inesorabile morte. Così il destino del protagonista avrebbe dovuto compiersi e chiudersi con l’episodio 6×15, Il panorama a metà strada.
Alla luce di ciò, viene da chiedersi: BoJack Horseman ha avuto la fine che meritava?
Il problema che molti hanno sollevato è che, in realtà, non c’è stata una vera e propria fine. Un grande punto interrogativo grava sulle spalle del protagonista che continua la sua esistenza in bilico, perennemente funambolo in cerca di quell’equilibrio precario che lo tiene in vita. Un solo passo falso, una sola distrazione e rischia di precipitare e non risollevarsi mai più.
Eppure, non poteva esserci un finale più giusto.
Per tutta la serie aleggia questo senso di incompletezza che si concretizza poi nelle ultime scene, quando capiamo che non ci sarà un’effettiva conclusione. BoJack stesso è perennemente incompleto, frutto delle sue mancanze, avverte schiacciante il peso dell’inadeguatezza che deriva proprio dalla consapevolezza della sua imperfezione. E, proprio come il personaggio principale appare ancora da ultimare, così il finale resta aperto. Aperto alle infinite possibilità che la vita ci offre e aperto alle disarmanti folate impetuose di vento che l’esistenza ci manda per farci precipitare. Ancora una volta, BoJack Horseman ci incanta con la sua profonda verità. Il percorso di questo protagonista così disturbato, così autentico nel suo non essere in alcun modo reale, è metafora della vita stessa.
Su quel tetto dove tutto ebbe inizio, il cerchio si chiude.
Diane e BoJack sono seduti l’uno accanto all’altra con l’immensità di un cielo blu stellato che si espande sopra le loro teste. E lì traggono un bilancio della vita. Non solo della loro, ma dell’esistenza in generale. Fatta di presenze decisive e altre necessarie, che non sempre sono destinate a coincidere. Alcune persone hanno un impatto determinante, ci aiutano a diventare la persona che siamo. Ma queste, a un certo punto, le devi lasciare andare. E ce ne sono altre, che per un qualche motivo diventano fondamentali affinché tu stia bene e che ti accompagneranno per il resto del tempo che hai a disposizione.
E lì, con lo sguardo rivolto alle stelle, BoJack comprende che stavolta non ci saranno sorprendenti ritorni, ma solo accorati addii. Una scena che racchiude in sé una strana quiete, un senso di tranquillità che può derivare solo dalla malinconica consapevolezza che quello che stiamo vivendo siano gli ultimi istanti insieme. E quindi, nonostante l’imbarazzo che aleggia nell’aria, ci si sente all’improvviso sereni. Immersi nel flusso dei pensieri, ci si arrende senza opporre resistenza alla fine.
Non è più tempo per le uscite di scena teatrali, non è più tempo per le bojackate. È arrivato il momento di salutarsi.
Ma, dopo tutto quello che è successo, BoJack Horseman è l’unico personaggio della serie a non avere un finale. Per l’ennesima volta, è in bilico, sospeso come quel non detto. Ma con la convinzione di voler andare avanti e di volerlo fare mantenendo saldo l’equilibrio. La morte di BoJack sarebbe certamente stata più epica, la degna fine di un cavallo tanto complicato quanto profondo. Ma anche quella più scontata. Questa serie tv ci stupisce ancora una volta: per gli ultimi istanti accantona il cinismo e chiude con una punta di ottimismo. Il finale non è ancora scritto. Sta a noi decidere che direzione intraprendere. Sta a BoJack riuscire a mantenere l’equilibrio.