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Quanto ci ha insegnato BoJack Horseman sul recente scandalo delle molestie a Hollywood?

bojack horseman
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Nel corso delle stagioni che lo compongono, BoJack Horseman ha trattato diverse tematiche in maniera chirurgica e sapiente. Dall’abuso di alcool del protagonista, per passare alla tragica morte di Sarah Lynn a causa di un’overdose di sostanze stupefacenti, per arrivare infine a temi delicati come la depressione e l’asessualità.

Non c’è da stupirsi quindi se, parlando dello showbiz hollywoodiano, il nostro cavallo antropomorfo preferito abbia saputo insegnarci molto.

L’argomento è di scottante attualità: è infatti arrivata la sentenza che condanna Harvey Weinstein per i reati di violenza sessuale e stupro. Questo è solo uno degli epiloghi di uno scandalo che ha preso largamente piede in questi anni nella celebre Hollywood. Infatti, abbiamo avuto la possibilità di vedere uscire dall’ombra molte attrici, produttrici e addette ai lavori che non avevano mai avuto il coraggio di parlare delle molestie subite.

Anche in questo caso BoJack Horseman ha avuto qualcosa da raccontarci. La sesta stagione in particolare ci ha mostrato una Hollywood più veritiera ma anche più cinica, che nasconde in sé persone orribili a cui nessuno fa davvero caso. La stessa storia di BoJack ne è un esempio lampante. Dietro il duro percorso che deve affrontare per trovare il suo equilibrio, si nascondono scelte e azioni efferate.

Stavolta, però, non dovremmo concentrarci su Bojack Horseman quanto su una figura ben diversa: Kelsey Jannings.

Facciamo la sua conoscenza sul finale della prima stagione, quando scopriamo che dirigerà Secretariat. È una regista indipendente, omosessuale e donna. Perché specificarlo? Perché il mondo del cinema è sempre stato difficile da scalare più per le donne che per le altre categorie citate. E Kelsey Jannings rappresenta a pieno un modello di donna forte che non ha paura di dire la verità.

Sul set di Secretariat perde il lavoro per girare la scena dell’incontro tra il cavallo e il presidente Nixon. Questo le costa la carriera: sarà infatti relegata a girare spot pubblicitari o product placement imbarazzanti, ma vuole uscire da questa prigione fatta di scene insignificanti.

La svolta avviene durante la sesta stagione, è qui finalmente capiamo quanto sia importante e quanto abbia da insegnarci BoJack Horseman su tutto lo spaccato hollywodiano.

Bojack Horseman

Kelsey deve sostenere un colloquio per il film sulla supereroina Fireflame, ma non vuole che le venga affidato il ruolo solo perché è una donna.

Inizia un discorso molto sincero e anche piuttosto ovvio incentrato sulle differenze di pensiero tra uomo e donna. A un uomo non verrebbe mai in mente che la sua assunzione dipenda dal fatto stesso che sia un uomo, mentre per una donna è ben diverso. Questo pensiero non solo è costante ma spesso può anche diventare una realtà. Nel peggiore dei casi attraverso una violenza, nel migliore con una riaffermazione dei movimenti femministi.

Nel secondo caso però la figura della donna rischia di uscirne troppo stereotipata o addirittura falsata. Infatti, i produttori di Fireflame vorrebbero un’eroina che tutti amano e che risolve le situazioni in maniera facile. Questo però, come afferma la stessa Kelsey, è falso. Se una donna risolve un problema nessuno la ama, anzi, più potere ha più vogliono toglierglielo.

Una grande verità che in molti nel corso degli anni hanno provato a raccontare senza un vero seguito. Gli scandali degli ultimi anni ci hanno portato a riflettere maggiormente sulla figura della donna nel cinema e ci hanno rivelato ciò che abbiamo sempre nascosto a noi stessi.

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Ma perché raccontare la storia di Kelsey Jannings? Per passare a un’altra figura emblematica colpita dalla violenza di BoJack Horseman: Gina Cazador.

Non è un segreto che Kelsey voglia lavorare con lei, ma nella sesta stagione facciamo i conti con i residui di una violenza che ha subito in precedenza. Durante la quinta stagione, Gina è la co-star di Philbert insieme a BoJack e i due intraprendono una relazione. Tra alti e bassi, i due continuano a frequentarsi fuori e dentro il set fino a uno spiacevole episodio.

BoJack è completamente fatto e pensa che Gina stia per raccontare un oscuro segreto su di lui. Così, durante una scena in cui il suo personaggio cerca di strangolare la sua partner, lui si lascia prendere dalla foga. L’attrice rischia di perdere la vita, ma per fortuna intervengono le altre persone sul set salvando la situazione.

Non è tanto importante la scena in sé, carica di una violenza gratuita, quanto i momenti successivi: quelli in cui Gina non vuole che la violenza venga fuori perché vuole essere conosciuta per il suo talento, non per essere la “ragazza che è stata strangolata da BoJack“. Un’affermazione forte che ci permette di comprendere quanto sia complicato per una donna dover affrontare l’accaduto e anche ciò che ne consegue.

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In tutto questo però come si comporta lo show business? Vance Waggoner potrebbe fare scuola su come quello che fai possa essere talvolta irrilevante.

Questo personaggio è stato introdotto proprio come attore della serie Philbert ed è curiosa la storia di come sia nato. In un’intervista di qualche anno fa lo stesso autore di BoJack Horseman, Raphael Bob-Waksberg, raccontò di come una sua vera esperienza hollywoodiana fosse diventata materiale utile nella realizzazione di Waggoner.

La sua agenzia fece pressioni affinché lavorassero con un grande attore che era stato accusato di molestie dal movimento #MeToo. Ovviamente Waksberg non era felice della richiesta e meditò di abbandonare anche la sua agenzia, ma riflettendo bene si rese conto che, anche cambiandola, il risultato sarebbe stato sempre lo stesso. Questo è in breve anche la storia di come il personaggio di Vance compaia sul set di Philbert.

Waggoner è un personaggio senza morale, violento e irreprensibile che in un modo o nell’altro ripulisce la sua fedina cinematografica con ruoli che lo star system gli assicura. È l’uomo con il quale è difficile lavorare e che non rispetta nessuna categoria, tanto meno le donne. Tuttavia è così abituato a reinventare se stesso che anche quando è colto in fallo sa sempre come cadere in piedi.

Waggoner ricompare anche nella sesta stagione di BoJack Horseman come suo unico amico. In parte è vero anche se in realtà sta semplicemente approfittando di un momento di debolezza del nostro cavallo. Lo star system è così, nasconde in piena vista i propri misfatti e per le donne è sempre più difficile affrontare questo sistema.

Cosa abbiamo imparato allora? Questi personaggi sono semplicemente lo specchio di una realtà ancora più distorta.

Kelsey nel suo cinismo prende in mano la situazione e cerca di affrontare a viso aperto la situazione di qualsiasi donna che voglia affermarsi ad Hollywood. Gina invece non vuole apparire come la vittima, non vuole essere ricordata per questo ma per il suo talento e deve purtroppo fare i conti con la propria paura. Waggoner, invece, ne esce nuovamente pulito e incassando sulla tragedia personale di BoJack.

In questo mondo terrificante, tutto quello che abbiamo sono le relazioni che intrecciamo. Mai frase scritta da BoJack Horseman fu più vera. Dai movimenti nati in tutto il mondo a seguito del #MeToo, fino agli stessi uomini come Waksberg, indignati per determinati comportamenti inaccettabili, c’è un filo che li collega tutti: non è più possibile nascondere la verità.

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