BoJack Horseman è forse uno dei personaggi più complessi e contraddittori delle serie tv. Nonostante sia un cavallo, il suo personaggio rappresenta alla perfezione la natura e le debolezze umane. Il suo turbolento passato, con le perpetue mancanze, non hanno fatto altro che portare il protagonista sempre più a fondo. Anno dopo anno, BoJack precipita sempre più giù, in un pozzo profondo dal quale la risalita sembra impossibile. Ogni volta che tenta di riemergere e gli sembra di poter rivedere la luce del sole, in realtà non fa che scivolare più in basso.
Nel corso delle stagioni, si rivela un egocentrico nichilista, che affoga i suoi rammarichi nell’alcol. Trascorre la maggior parte del suo tempo a riflettere su quanti errori abbia commesso nel corso della vita e su come sarebbe andata la sua vita se avesse fatto la cosa giusta. Ma alla fine non riesce a cambiare. BoJack Horseman è la consapevolezza di essere inadeguati, il desiderio bruciante di voler migliorare e al contempo l’incapacità di essere felici.
Ma come essere felici quando fin da bambino si è convinti che ogni piccola gioia è solo una mera illusione?
Alla depressione del protagonista e alla sua visione pessimista non solo della vita, ma soprattutto di sé stesso, ha contributo l’infanzia difficile e il conflittuale rapporto con la madre Beatrice e il padre Butterscotch. Infatti, BoJack è alla continua e disperata ricerca di affetto. Ricerca la fama e spera, attraverso questa, di essere ricordato e amato, nel senso più profondo e sincero del termine. Ma presto risulta evidente che questo incolmabile vuoto che tenta vanamente di colmare con le adulazioni dei fan e il successo, è stato causato dalle mancate attenzioni dei genitori.
Certo, dietro la figura di Beatrice Horseman si nasconde una storia amara, fatta di sofferenza e sogni infranti. Ma, anche se ci permette di capire il motivo dei suoi atteggiamenti sprezzanti e meschini, non giustifica i traumi che ha causato al figlio BoJack. Un figlio che in fondo non era stato pianificato e che l’ha portata a intraprendere una strada di cui si è pentita poco dopo. E tutto questo traspare dalle parole e dai gesti che riserva al figlio. Nei flashback che ci vengono mostrati nel corso della serie tv, il piccolo BoJack fatica anche solo ad attirare l’attenzione della madre. Nelle rare volte in cui lo degna del suo sguardo, questo è disgustato e non fa che sminuire ogni passione del cavallo.
E così BoJack cresce vedendo il mondo con spietato pessimismo, vedendo demolite pian piano dalla sua stessa madre tutte le speranze e aspirazioni per il futuro.
Vive quindi questo senso di profonda inadeguatezza, come se lui stesso fosse sbagliato. E in un certo senso è così: è un figlio non voluto e i genitori non perdono occasione di ricordarglielo. Anche il padre, frustrato dalle numerose pressioni della moglie, è costretto a lavorare nella fabbrica di famiglia di lei e il suo senso di insoddisfazione e risentimento è palpabile. E così anche lui riversa sul ragazzo il suo avvilimento, contribuendo a presentargli il mondo come un luogo meschino e deludente. BoJack passa l’infanzia in una casa che non fa che ricordargli che c’è qualcosa che non va in lui e dove le speranze vengono distrutte con massime nichiliste sulla vita.
BoJack tenta disperatamente di dimostrare alla madre e a sé stesso di essere in grado di fare qualcosa, fosse anche solo far ridere le persone. Guarda con terrore, ma anche con desiderio, gli incontri che fa con la madre una volta diventato una star, perché spera sempre che sia la volta in cui sua madre sarà fiera di lui. Ma non succede mai. Perfino quando Beatrice è in punto di morte, BoJack si illude che la madre gli abbia riservato un messaggio speciale I.C.U., ovvero I see you. Ma non è così. Neanche negli ultimi istanti della sua vita lo degna della sua attenzione: legge solo la scritta del reparto alle spalle del figlio.
La mancanza di affetto se unita all’avvilimento per il proprio essere può essere una combinazione devastante.
BoJack passa tutta la vita a tentare di sublimare il recondito bisogno di essere amato per quello che è realmente. Ma ogni volta che inizia una relazione con qualcuno finisce per sabotarla. Ha sempre la costante impressione che se le persone vedessero davvero cosa si cela sotto la maschera del cavallo sarcastico finirebbero per odiarlo. E la situazione peggiora quando, ancora agli esordi, distrugge l’amicizia con Herb. Lo tradisce e lo abbandona nel momento del bisogno perché in realtà gli è sempre stato insegnato che si deve essere egoisti per sopravvivere. Ma Herb non riuscirà a perdonarlo e lo allontanerà, traumatizzando ancor di più BoJack.
Quest’ultimo si rifugia nell’idea che forse, se non avesse aspirato al successo e avesse preferito l’amore di una sola persona a quello di Hollywood, avrebbe vissuto una felice esistenza con Charlotte, la cerbiatta di cui era innamorato da ragazzo e amica di Herb. Recatosi da lei, finirà per essere cacciato e rovinare per sempre anche il rapporto con Charlotte.
BoJack Horseman è il prodotto di una vita passata a sentirsi inadatto, sbagliato e inutile. Di una famiglia che ha riservato solo dolore per lui e di scelte prese pensando solo al proprio tornaconto. Ma, alla fine, la mancanza più grande di BoJack è la capacità di amarsi. La capacità di riuscire a vedere ancora del buono nelle persone, perfino in quelle come lui. Perché forse è vero che bisogna apprezzarsi, anche solo in minima parte, per lasciarsi amare. Ma la quinta stagione termina in modo del tutto nuovo: BoJack va in riabilitazione. E questo potrebbe essere il primo passo verso l’accettazione di sé stesso.