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BoJack Horseman fa ridere?

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Parlare di BoJack Horseman non è mai semplice a differenza di come si possa pensare in apparenza. Non può essere definita completamente una comedy così come non può essere definita una dramedy. Sarebbe riduttivo anche solo provare a far rientrare questo prodotto in maniera esclusiva in una delle due categorie.

BoJack Horseman è la trasposizione del mondo moderno. La personificazione che prende immediatamente possesso degli animali di Holliwoo, che rappresentano così la verità che a volte viene nascosta e che altre volte viene ostentata.

Nasce come sitcom, ed evidentemente ci sono vari elementi che rimandano all’umorismo, in particolare al black humor che prevarica nella maggior parte delle scene. È come un’ombra che segue costantemente il personaggio fisico a essa assegnato e che viene presa in giro per l’intera puntata ma che poi risucchia al suo interno ogni singola parvenza di lucidità comica della figura di cui fa riflesso.

bojack horseman

In un certo senso potrebbe essere definita come parodia della realtà americana e non solo, ma qui sorge un ulteriore problema. Non è la parodia satirica di Veep per esempio, è un prodotto che vuole sicuramente esagerare ma che ricalca la realtà molto più di quanto si potrebbe pensare da uno sguardo dato superficialmente.

Eppure non è vicino neanche a prodotti come I Simpson. Per cui non ha come scopo principale la risata, se non prendiamo in considerazione quella nervosa naturalmente. Ma l’aspetto che più fa da padrone la scena in BoJack Horseman è sicuramente quello legato al drama. Ogni personaggio ha una storia più o meno pesante, per quanto si cerchi di nasconderla dietro battute e storie parallele più o meno divertenti, la pesantezza torna a fare capolino ogni qualvolta c’è un incipit di cambiamento.

Si potrebbe dire con diritto che questa serie ha un suo genere di mezzo che non condivide con nessun’altra serie.

E l’essenza dello stesso BoJack sta proprio qui. Nel lasciare che la sofferenza si accumuli e straripi momento dopo momento. Da qui lo spazio per l’esagerazione si allarga sempre di più e la trama di questa serie si appoggia a questi standard così sui generis.

Quello che viene dopo è semplicemente spontaneo. Il declino e lo sprofondare in un abisso sempre più cupo, sempre più profondo pian piano prendono il sopravvento e inglobano ogni singolo elemento che nelle stagioni precedenti abbiamo visto.

Uno degli elementi di forza è proprio la climax crescente, o in un certo senso discendente, dello stato di BoJack, dei personaggi e delle ambientazioni che gli ruotano letteralmente attorno. Presa in questi termini, questa serie tv non fa ridere. Fa addirittura riflettere più di quanto lo facciano altre serie che hanno invece scopi didattici.

BoJack Horseman

Possiamo dire però che vista da un’altra prospettiva la risata è comunque parte integrante di BoJack Horseman. Nessun personaggio potrebbe essere considerato veramente reale, indagato nella personalità naturalmente. È come se ogni protagonista fosse stato filtrato per essere sbagliato. Come se fosse il risultato di continue manipolazioni per arrivare al punto in cui noi lo vediamo sullo schermo. Questo aspetto alimenta la risata, perché a fianco alla riflessione spontanea c’è anche la grande trovata della satira sfruttata tramite la stand up comedy. Il genio nella costruzione di questa serie trova conferma nel connubio tra drama e comedy, tra verità e fantascienza.

Senza dimenticare un altro fattore fondamentale che crea la risata spontanea. Molti elementi della serie sono manifestazione di pensieri più o meno stupidi che tutti noi facciamo quotidianamente. Vederli trasposti su uno schermo in maniera così geniale e perfettamente amalgamati con altrettanti spunti di riflessione, ci permette di specchiarci in qualche modo e di credere, con riscontri evidenti e quindi visibili, che in quelle puntate c’è qualcosa anche di noi.

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