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Lettera di Bojack Horseman a Secretariat

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Ehi, ciao. Sono Bojack, Bojack Horseman. Ti ricordi di me? Certo che no, sei morto.

Sai, ti confesso che quando ho appreso dalla televisione la notizia del tuo suicidio non mi sono dato per vinto. No, tutt’altro, ho fatto presto a convincermi del fatto che fossi finito a vivere sott’acqua. A 9 anni mi mancavano tante cose, ma non la speranza, questo è poco ma sicuro. Ti ho immaginato determinato a fuggire lontano da quel mondo che ti stava rinnegando e umiliando. Certo, sapevo che avevi le tue colpe, ma chi non ne ha. Hai presente La Sirenetta? Ecco, ti ho immaginato in quel modo, molto prima della Disney.

Ho trascorso l’intera giornata del 22 agosto 1973 pensandoti nuovamente felice, fiero e determinato a iniziare una nuova vita. Ho sognato che un giorno. sorprendendo tutti, saresti tornato e avresti gareggiato travestito con un falso nome. Avevamo appena studiato Ulisse e l’Odissea, mi piaceva andare a scuola, ricordi? Te lo scrissi. Ho fantasticato ad occhi aperti di vederti vincere la gara, calare la maschera e mostrare a tutti che solo una squalifica poteva impedire al grande Secretariat di dominare per sempre il mondo delle corse. Insomma, avevo elaborato il lutto a modo mio, come solo un bambino può fare, lavorando di fantasia. Finché non ho raccontato la mia mirabolante teoria a mia madre.

Pessima idea. Mi ha riportato sulla terra con la stessa velocità con la quale ti sarai schiantato nell’Ohio. Una bella botta per entrambi. Beh, per te un po’di più, ovvio, immagino tu sia morto sul colpo. Però, cioè, voglio dire, non per sminuirti, ma non credere che non mi abbia fatto altrettanto male. Non male da uccidermi ma sì, insomma, comunque male.

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Eri il mio idolo, Secretariat. Un punto di riferimento in un’infanzia altrimenti densa di angoscia e umiliazioni.

Non so perché ti sto scrivendo ora. Dio, non so nemmeno a chi sto scrivendo. In verità spero davvero che non ci sia niente dopo, sai. Ho già abbastanza casini e troppa gente che mi odia qui ormai. Sono sicuro che rovinerei tutto anche nella mia vita ultraterrena, vuoi scommettere? Ehm no, scommettere meglio di no, pessima scelta di parole, scusami, non volevo dirlo.

Lo vedi? Sono fatto così, rovino tutto con le persone senza neanche volerlo. Sono un completo disastro. Per non parlare del fatto che se ci fosse un’aldilà ci sarebbero già Herb e Sarah Lynn ad informare tutti lassù riguardo a che stupido pezzo di merda sia Bojack Horseman. Nossignore, spero proprio che una volta finita questa giostra sconclusionata ci sia un po’ di pace vecchio mio, e spero tu l’abbia trovata da un pezzo. Quarantacinque anni sono passati, ci pensi? Cazzo, quante cose sono cambiate.

C’è stato un tempo in cui speravo di diventare come te. Un lungo, lunghissimo tempo in cui ho sperato che tutto il mondo imparasse a conoscere il nome di Bojack Horseman quanto quello di Secretariat. E, devo ammetterlo, c’ero quasi riuscito. In fondo sono uno dei pochi bambini ad aver realizzato il proprio sogno: diventare famoso, diventare qualcuno. Dimostrare a chi non ha mai creduto in me che qualcosa di buono, in fondo, potevo tirarla fuori.

Purtroppo però ho realizzato che non c’è niente di più brutto del raggiungere ciò che si desidera da tutta la vita per poi sentirsi esattamente allo stesso modo di prima. Di merda.

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Ho sprecato tanto di quel tempo a cercare di diventare una celebrità come te, caro Secretariat. Troppo tempo a voler essere te, letteralmente. Credevo che interpretarti in un film sulla tua vita fosse la perfetta chiusura del cerchio. Sentivo di avere la possibilità di rendere giustizia ad entrambi. Leggere i titoli “Bojack Horseman is Secretariat” sembrava la cosa più importante, l’home run di una carriera intera. Dopo aver mandato tutto a puttane la prima volta avevo una seconda chance anni dopo Horsin Around, e sapevo di essere al punto di non ritorno. Sarebbe stata la svolta positiva o la mia triste fine ingloriosa.

Non so dirti se speravo di poter essere finalmente più felice o più realizzato, so solo che mi sono reso conto presto di non essere all’altezza del mio compito. Come sempre. Intendiamoci, in qualche modo il film è andato bene, non grazie a me, ma è andato bene, sappilo questo. Il mondo è tornato a volerti bene, almeno per un po’. Io invece, beh, sono stato peggio di prima ma una cosa almeno l’ho capita. Ho capito che è inutile sperare di trovare conforto nel successo, nella fama e nella gloria. Non so più che farmene della gente che mi ferma per strada, che mi riconosce. Provo solo un profondo disagio nel pensare che là fuori c’è gente che voglia essere come me. Disagio e vergogna.

Cristo, Bojack Horseman non è una brava persona, non è niente di quello che tutti credono di conoscere solo per averlo visto sul proprio televisore per venti minuti al giorno.

Così come tu non eri il campione immacolato che credevo tu fossi. Sono sicuro che sai benissimo di cosa sto parlando. Che quando hai letto la mia lettera al Dick Cavett Show hai sentito più o meno quello che sto provando io ora mentre ti scrivo nuovamente. Quel senso di inadeguatezza, di vuoto, di incompiutezza. La perenne sensazione di non essere all’altezza delle aspettative della gente che ti fa sentire una contraddizione vivente. Chissà cosa mi hai risposto all’epoca, me lo sono sempre chiesto. Devo chiedere a qualcuno se ci sono ancora in giro le puntate dello show, siamo nel 2018 cavolo, si trova qualsiasi stronzata!

Io non penso che avrò mai il coraggio di fare quello che hai fatto tu. Ho tentato anch’io di farla finita, più di una volta. Ho lasciato che la vita mi colpisse duro e che il corso degli eventi mi scivolasse addosso, trascinandomi tra una sbronza e l’altra senza opporre resistenza. Dopo tutto, però, c’è una conclusione a cui sono giunto. Chiamala epifania, chiamala traguardo di vita o come ti pare. La cosa di cui sono sicuro oggi più che mai, vecchio mio, è che non voglio più essere come te.

Non prenderla sul personale, non voglio più essere nessuno. Ho smesso di voler essere il Bojack Horseman futuro premio Oscar, l’unica cosa che voglio davvero ora è essere una persona perbene. Solo questo. Voglio che nessuno soffra per le mie cazzate, mai più. Voglio diventare una di quelle persone che, quando tirano le cuoia, suscitano vera commozione nella gente e non parole di circostanza.

Non so se ce la farò mai, anzi ne dubito. Ma devo almeno provarci.

Grazie per essere stato il mio modello e il mio punto di riferimento per tutto questo tempo. Per me ora è tempo di guardare avanti. Dopotutto, indietro non è rimasto niente.

Ci vediamo sul JFK Memorial Bridge.

Il tuo fan numero uno,

Bojack Horseman

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