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L’umorismo di Bonding è qualcosa che ci mancava

Bonding
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Il mondo sadomaso e BSDM è ancora poco conosciuto e sicuramente ancora non ben visto. Infatti non è semplice, per qualcuno di noi, credere che in giro ci siano persone che amano farsi picchiare o manipolare da perfetti estranei. Negli ultimi anni abbiamo cominciato a conoscere questa realtà anche a livello cinematografico (come dimenticare l’ammorbante trilogia di 50 Sfumature di Grigio?). Per quel che riguarda le serie, ad aprile Netflix ha sfornato Bonding, una mini serie in 7 puntate di pochi minuti ciascuna (in totale abbiamo 109 minuti di visione), uscita purtroppo quasi in sordina.

Bonding racconta la storia di Tiffany, studentessa universitaria che di notte si trasforma in Mistress May, una brutale e autoritaria dominatrice. Coprotagonista è Pete, cameriere che cerca di sbarcare il lunario diventando socio di Tiff, nominandosi Master Carter.

L’opinione di molti, soprattutto di chi è avvezzo al mondo BSDM, è che la serie non rispecchi in maniera corretta il mondo del bondage. Quello di cui forse non tengono conto queste critiche è che l’obiettivo della mini serie probabilmente non era solo quello di far conoscere un minimo il mondo sadomaso.

Infatti Bonding cerca di fare dell’umorismo su un tema che ancora molti considerano tabù, è questa la novità che ci porta questa serie. In maniera irriverente, viene affrontato un tema come il sadomasochismo senza censure e senza prendersi troppo sul serio. Sicuramente Bonding presenta il difetto di affidarsi a molteplici stereotipi, ma ciò la rende comunque godibile. Oltre a essere adatta per passare quasi due ore facendosi grasse risate, cerca di aprire la mente su un mondo che siamo abituati ad ignorare e tendenzialmente a tenere da parte.

Un mondo che forse ci fa anche paura, vista la complessità che non riusciamo spesso a scorgere.

Stiamo parlando di feticismi e altri desideri più reconditi: siamo abituati a considerarli strani e alle volte disgustosi. Bonding rende tutto perfettamente naturale. Anche i personaggi secondari non si risparmiano, un esempio è il compagno di stanza di Pete, Frank. Questi rappresenta un uomo annoiato che vuole dare una scossa alla sua vita sessuale e per farlo chiede una mano a Pete (o per meglio dire, un suo dito…).

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In tutto ciò, Bonding affronta anche l’aspetto psicologico del mondo sadomaso, in particolare con il personaggio di Tiffany. La nostra protagonista durante il giorno è una studentessa schiva ed essenzialmente sola. Di notte però viene fuori il suo vero io, la sua vera personalità. Ha un passato un po’ travagliato dettato da relazioni basate solo sul sesso e, nel corso della storia, vediamo quanto tutto ciò le pesi.

Nelle ultime puntate però sia Tiffany che Pete imparano finalmente ad accettarsi, invece che a nascondersi dietro le maschere di Mistress May e Master Carter. Sono personalità forti e dominatrici e non c’è nulla di male a mostrarsi per ciò che si è.

Insomma, anche da una serie apparentemente superficiale come Bonding possiamo imparare che non c’è nulla su cui non si possa scherzare.

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