“L’amore fisico deve essere comprato e pagato, di conseguenza non ci si aspetta alcun impegno da entrambe le parti… Mentre l’amore platonico dura in eterno, ti avvince, e ti rende felice”
Queste parole filosofeggianti vengono pronunciate da un giovanotto sotto al balcone di una dama, la quale si nasconde e lo scaccia in malo modo, rifiutando la sua serenata…
No, non si tratta di una copia sfortunata della storia di Romeo e Giulietta: perchè l’uomo in questione è Pietro Bembo, un poeta che per abitudine offre il proprio canto a qualunque bella donna disposta ad ascoltarlo, mentre la fanciulla celata tra gli scuri della finestra non è che Lucrezia Borgia. E tutto il romantico quadretto fa parte di una puntata della serie tv “I Borgia“, creata da Tom Fontana nel 2011 (da non confondere con l’omonimo telefilm canadese prodotto da Neil Jordan nello stesso anno, nel quale tra l’altro il ruolo di Papa Alessandro era interpretato da Jeremy Irons).
Nel momento in cui le vengono rivolte, tali frasi sulla natura dell’amore platonico non hanno molta importanza per Lucrezia, dato che colui che gliele dona è soltanto uno sconosciuto recatosi là per disturbarla con canzoni stonate e soprattutto considerato il fatto che, essendo incinta di un figlio illegittimo e non desiderato, è piuttosto all’amor carnale che è solita rivolgere i pensieri; eppure finiranno per descrivere pienamente il senso della sua esistenza e dei suoi sentimenti più profondi, anche se probabilmente lei non se ne renderà conto ancora per molti anni.
Nel corso della vita Lucrezia conoscerà tanti uomini e regalerà una parte del proprio cuore a parecchi di loro, e le parole dette da Pietro Bembo quella notte resteranno un ricordo forse sbiadito nella memoria… Però il legame più intenso che potrà provare verrà appunto da un amore platonico, rimasto sospeso tra desiderio e paura e mai concretizzato; ovviamente stiamo parlando del rapporto tra lei e Cesare Borgia, suo fratello: un rapporto assai misterioso e delicato che gli autori hanno saputo trattare con estrema saggezza nella serie.
Perchè mostrarli insieme, indagare la perversione della loro lussuria con scene di sesso caldissime e permettere così ai due personaggi più amati di soddisfare le proprie voglie (e metaforicamente quelle del pubblico), sarebbe stato davvero facile: gli spettatori avrebbero visto in tale scelta un lieto fine per Lucrezia e Cesare, una vittoria definitiva che di fatto nella trama è sempre mancata, e le eventuali critiche riguardanti l’immoralità dell’unione avrebbero potuto essere liquidate in fretta dato che Jaime e Cersei avevano già sdoganato l’incesto in tv in modo abbastanza esaustivo. Ma gli sceneggiatori hanno preferito dare al destino dei giovani Borgia una piega diversa, e vedremo per quale ragione.
Se non sono mai stati una coppia, infatti, è perchè Cesare e Lucrezia sono troppo importanti da soli, considerati singolarmente nella lunga storia della famiglia: se il nome dei Borgia non è rimasto legato soltanto alle pazzie di Papa Alessandro, se questa stirpe di ecclesiastici e peccatori ci ha lasciato qualcosa oltre agli avanzi dei banchetti orgiastici delle notti romane, è grazie a loro.
Lucrezia, fiamma bruciante e madonna dolcissima
Gran parte delle fonti storiche ritrae la figlia di Rodrigo Borgia come una creatura perfida, vendicativa e fatale tanto per gli uomini, che ammaliava e poi “buttava via”, quanto per le altre donne, con le quali non sopportava di rivaleggiare.
Tuttavia esistono anche interpretazioni diverse della sua personalità, rilasciate da coloro che la amavano e la conoscevano, che avevano trascorso con lei del tempo in amicizia; ecco per esempio una delle poesie che le dedicò Bembo (quello vero!):
“Se ‘l viver men che pria m’è duro e vile,
Nè più d’Amor mi pento esser suggetto,
Nè son di duol, come io solea, ricetto;
Tutto questo è tuo don, sogno gentile.
Madonna più che mai tranquilla e umile,
Con tai parole e ‘n sì cortese affetto
Mi si mostrava, e tanto altro diletto,
Ch’asseguir no ‘l poria lingua nè stile.
Perché, dicea, la tua vita consume?
Perché pur del signor nostro ti lagni?
Frena i lamenti omai, frena ‘l dolore;
E più cose altre: quando il primo lume
Del giorno sparse i miei dolci guadagni,
Aperti gli occhi, e traviato il core” (sonetto LXXXVII)
[Se ora la vita è per me meno faticosa e spregevole di quanto fosse prima, e se non mi vergogno più di essere innamorato, e se non soffro più, come invece facevo prima: tutto questo è un tuo dono, dolce sogno
Una donna più che mai soave e modesta si mostrava a me con parole affettuose e con una premura così gentile, e con tanti altri gesti amorevoli, che nessuna lingua e nessuno stile poetico potrebbero descriverli
– Perchè – mi diceva: – Sprechi la tua vita? Perchè ti lamenti persino di Nostro Signore? Smetti di lagnarti, smetti di soffrire –
E mi diceva molte altre cose: quando la prima luce del giorno fece svanire i miei dolci sogni, mi ritrovai con gli occhi aperti e il cuore spezzato]
Insomma, è vero che Bembo aveva una relazione con lei e perciò doveva essere per forza influenzato da fattori soggettivi nel giudicarla, ma se arriva a descriverla come un sogno gentile in grado di sollevarlo dalle sofferenze della vita e di ridargli la speranza, almeno per la durata di una notte, significa che forse Lucrezia non era proprio la serpe che i suoi nemici dipingevano… Forse in certi casi l’invidia e le dicerie possono arrivare a stravolgere la verità su una persona, o magari semplicemente non dobbiamo essere troppo severi nel condannare le figure importanti del passato.
Comunque, gli autori della serie hanno scelto un’interpretazione intermedia, creando una Lucrezia sì animata dal vigore e dalla determinazione dei Borgia, incline ad assaporare i piaceri del sesso e dell’amore e talvolta crudele (poteva fare altrimenti, nell’ambiente in cui era costretta a vivere?), ma anche giovane e gioiosa, intelligente, capace di compassione, più portata a ricercare la pace che a cominciare una guerra.
La Lucrezia del telefilm è di certo detestata dai suoi avversari, però coloro che la conoscono intimamente la vedono come una luce nelle tenebre, l’unica cosa giusta e pura nella perversione di Roma e delle altre corti europee. Gli stessi Borgia la considerano l’elemento più prezioso della famiglia, laddove al contrario Papa Alessandro, Cesare e Juan non fanno che lottare tra loro o cadere nelle malìe della sgualdrina di turno…
Ma proprio per questo, perchè rappresenta la speranza più cara, Cesare non può averla. Perchè per lui la sorella deve essere un amore non concretizzato, rimasto al livello di sogno; soltanto così esso può continuare a brillare nell’oscurità: se si trasformasse in una relazione reale Lucrezia smetterebbe di rappresentare l’angelo salvatore, e tornerebbe a essere solamente una donna. Cesare non l’ha mai toccata, non ha mai conosciuto la sua carne, che in fondo è uguale a quella di tutti gli altri esseri umani… Quindi il fuoco che prova per lei non cessa di alimentarsi con la passione della fantasia, ed è così che deve essere.
Osserviamo per inciso che è vero che Lucrezia potrebbe risollevare le sorti della famiglia (il nome dei Borgia è destinato a rimanere nella Storia, sicuro, però la depravazione di Rodrigo e spesso di Cesare non possono che portare a una lenta e inevitabile decadenza), eppure tale speranza di riscatto viene infranta dai suoi stessi parenti, che la usano quale merce di scambio dandola in moglie a questo o quel principe per ottenere alleanze e favori, e così facendo spengono la sua naturale vitalità, le tarpano le ali, l’intelligenza e l’immaginazione.
Se a salire al potere fosse stata una donna anzichè un uomo le cose sarebbero andate assai diversamente; non è detto che Lucrezia avrebbe saputo far di meglio, però siamo abbastanza certi che non avrebbe perso la testa per una puttanella arrivista come Papa Alessandro, nè avrebbe impazzato per tutta Europa credendosi una divinità come Cesare. Ma tant’è…
Cesare Borgia, il Valentino dannato
E’ un folle convinto di essere sia il Cristo (numerosi i parallelismi con lui, tra l’altro) che l’Anticristo nello stesso tempo, e tuttavia non possiamo non amarlo, almeno per quanto riguarda il personaggio creato per noi da Tom Fontana: lo troviamo bello, ironico e accattivante, scaltro, incurante di leggi e religioni… Il che ci piace non poco. E’ un uomo dotato di grande carisma, capace di incredibili gesti d’amore o generosità che si trasformano in altrettante prove di crudeltà non appena cambia il vento; però è anche fragile, terribilmente fragile e tormentato, al punto che ne percepiamo la profonda umanità in modo inconfondibile, sebbene egli continui ad atteggiarsi come un dio.
Di lui vediamo gli enormi successi e i clamorosi fallimenti, lo seguiamo nelle sue tremende crisi di autostima o di qualcosa ancora peggiore, impariamo ad apprezzare i suoi slanci di bontà per quanto valgono, ovvero per il momento presente, senza sapere se dureranno.
L’unica persona che non tradisce davvero mai è proprio Lucrezia; è vero che non rinuncia ai sogni di gloria per lei, però conserva intatto l’amore che prova nonostante la distanza, le difficoltà e a volte i conflitti tra loro: se c’è qualcuno che ha conosciuto il vero Cesare, seppure per pochi attimi rubati nel corso dei decenni, è sua sorella.
Anche Rodrigo prova dei sentimenti incestuosi nei confronti della figlia, ma mentre egli tramuta tali pulsioni in un sordido desiderio sessuale Cesare si limita a portare con sè il ricordo di Lucrezia senza mai usarle violenza nè immaginare di farlo…
E allora perchè gli autori hanno scelto di tenerlo lontano da lei? La adora con tutto il cuore e la meriterebbe molto più dei mariti che via via hanno il privilegio di stringerla tra le braccia sebbene non la capiscano e non la stimino davvero. Perchè negare a Cesare un amore felice, un premio di consolazione che spazzi via la delusione per i piani di conquista falliti?
Un po’ per il motivo addotto poco sopra, e un po’ perchè è probabile che gli sceneggiatori abbiano voluto attenersi allo spirito delle fonti storiche, nelle quali l’ipotesi dell’incesto è suggerita più volte ma naturalmente mai data per certa. E forse anche per una terza ragione, che riguarda soltanto Cesare: se avesse fatto l’amore con Lucrezia e poi fosse andato a morire in battaglia la sua storia sarebbe stata autoconclusiva, però Fontana e gli altri avevano in mente qualcos’altro per lui.
Infatti nella serie egli lascia alla sorella una lettera con l’ultimo addio e mette in scena la propria morte… Tuttavia nel cliffangher finale lo vediamo sbarcare nel Nuovo Mondo, solo e sotto le spoglie di una specie di mendicante: essendosi reso conto che per lui non c’è più posto nel Vecchio Continente, ha deciso di levarsi di mezzo e darsi alla conquista di terre inesplorate. L’intero significato della sua decisione sta nella massima “Aut Caesar aut nihil“, da lui adottata come motto e che può voler dire “o il cesare (dal latino l’imperatore, il re, il sovrano) o niente“, e quindi rappresenterebbe il desiderio del giovane Borgia di serbare il potere nelle proprie mani oppure di perire nel tentativo, ma che potremmo anche interpretare così: “o Cesare o nessuno“, lasciando intendere che se Cesare non può più essere se stesso nel suo Paese, perchè troppe persone ormai lo vogliono morto, allora diverrà qualcun altro in un luogo diverso. Lui sa di essere sull’orlo della rovina, però non ha alcuna intenzione di sacrificarsi in una morte da eroe. Ha intenzione di vivere e scampare alla sorte funesta cui vorrebbero condannarlo a Roma.
Ecco il motivo per cui non può ottenere l’amore di Lucrezia: perchè questo sarebbe un lieto fine e lui non deve avere un lieto fine, dato che la sua storia prosegue.
E, tra parentesi, se Lucrezia fallisce nel realizzare la speranza di un futuro migliore per la famiglia (non per colpa sua, l’abbiamo detto), è il fratello a portare a termine tale scopo, seppur in modo piuttosto strano. Cesare non è certo una figura angelica e soave, non è nemmeno un personaggio troppo positivo… Eppure ci riesce, porta il sangue dei Borgia lontano da quella palude di corruzione che sono Roma e, ormai, l’Europa intera. Lui e Lucrezia sono uno l’opposto dell’altra, però sono anche la stessa persona perchè condividono il medesimo ruolo all’interno della storia, e il giovane fa ciò che lei non ha potuto fare.
Perciò il finale della serie resta aperto, a significare che nel bene o nel male certe leggende, come quella dei Borgia, non sono mai davvero morte.
Il coronamento di un amore
Dunque che cosa rimane a Cesare e Lucrezia del loro amore, dopo tutti gli anni passati a desiderarsi da lontano? Queste ultime, infinitamente sincere parole:
“E finalmente sappi questo, Lucrezia.
La mia morte ti libera da tutti gli obblighi del passato. Cara anima mia, vivi. Vivi oggi, vivi per i giorni che verranno. Perdona Rodrigo, Juan, il tuo ridicolo Cesare. Perdonaci per l’ultima volta, così che anche noi possiamo essere liberi.
Bacio la tua mano, bacio le tue labbra. Ovunque sarò, ti amo”