Di quel capolavoro di satira che è Boris abbiamo parlato quasi sempre soffermandoci sui lati più esilaranti della serie. Ma se i fan continuano a citarla compulsivamente (cosa di cui avevamo parlato in questo articolo) non è solo per l’ironia irresistibile. O per la sensazione che Boris abbia descritto e predetto incredibili intercapedini dell’Italia dell’ultimo decennio. È per la sua capacità di unire questi due elementi a una mirabile raffinatezza di contenuti.
Quando la si guarda si capisce subito quanto il compianto Mattia Torre e i suoi colleghi volessero regalarci un’opera colta. Un prodotto che unisse satira e leggerezza in modo ricercato e soggetto a profonde riflessioni. In questo articolo vogliamo soffermarci su quella sequela di raffinatezze che hanno consacrato Boris come uno dei migliori prodotti della televisione italiana.
1) La Formica Rossa
Nota come il fiore all’occhiello di Renè Ferretti. Il cuore della sua poetica incompresa. La dimostrazione pratica del suo malcelato talento. La genialità di questo breve corto è duplice. Da un lato abbiamo forma e contenuto in sè: lo spot è sopraffino. Una tecnica di ripresa intensa e incalzante. Luci calde, ombre, sfumature. Le parole di una maestosa poesia di Jorge Luis Borges. La voce calma e appena graffiante di Francesco Pannofino, interprete di Renè Ferretti.
Dall’altro lato La Formica Rossa è un elemento di contrasto. Alla ‘monnezza girata sul set per dieci milioni di italiani, si alternano poesia, dettaglio e armonia. Un frammento d’arte per pochi fortunati. Girato nel silenzio del backstage da non più di tre persone in grado di comprendere la profondità di un tale contenuto. E di certo Biascica non tra questi. Non è un caso che La Formica Rossa diventi l’ossessione di Renè dopo la sua caduta in disgrazia in Boris – il Film.