Il 2020 sarà ricordato nei secoli a venire come l’anno che sconvolse il mondo. Per la pandemia dite? Sì, anche. Ma soprattutto per il ricordo di quando nell’azzurro mare d’agosto siamo stati travolti da un insolito destino: la produzione di Boris 4. Un sogno rimasto chiuso in un cassetto di speranze morte dal lontano 2010. Fatto della stessa sostanza del desiderio proibito: quello che il cuore vuole ma che la mente rifiuta. Un po’ come Despacito nell’estate 2017. Ma con maggior vigore intellettuale.
Per i veterani di Boris, che la serie l’hanno scoperta, amata e seguita quando ancora l’internet non ne aveva fatto un cult e Neflix una wave estiva per nuove reclute, la situazione è un po’ diversa.
Forse perché chi la serie l’ha vista solo negli ultimi anni non ha avuto tempo di metabolizzare e interiorizzare completamente la metafora borisiana. Ma è rimasto nella fase di amore irrazionale, quella in cui tutto ciò che vorresti dopo aver visto Duccio e Renè nel Parco Nazionale d’Abruzzo, è che quella magia non finisca mai.
Ma chi quella fase l’ha ormai sublimata attraverso una decennale devozione riconosce più facilmente la grandezza e la lungimiranza di chiudere Boris all’apice della sua forza. Quando raggiunge il punto più elevato della sua genialità nell’indimenticabile locura.
E di conseguenza sono quelle (forse) le persone internamente più combattute in merito alla produzione di Boris 4.
Quelle divise tra il desiderio di pancia che la serie potesse non finire mai, e il terrore che una perla inarrivabile possa alla fine restare vittima di se stessa come accaduto a tante altre serie tv. Ottimi prodotti, colpevoli di un semplice quanto banale errore: non aver avuto il coraggio di dire “basta” quando erano in tempo. Da una parte dunque, la gioia di non dover più ricorrere a una lobotomia per poter rivivere l’emozione di una Boris mai vista. Dall’altra, la paura che la regina delle serie tv italiane venga destituita per sua stessa colpa.
Oggi vogliamo riflettere su quest’ultimo sentimento, lo stesso che la produzione di Boris 4 si porta con sè, analizzando le 10 maggiori preoccupazioni nutrite dai fan nei suoi confronti.
1) Che Boris 4 venga prodotta per puro fanservice
A dieci anni dalla sua conclusione e con le numerose dichiarazioni degli addetti ai lavori che ne hanno sempre escluso una continuazione, immaginare che l’idea sia venuta “così de botto senza senso” è difficile. La wave causata lo scorso anno dal reinserimento della serie nel catalogo Netflix fa pensare molto a quali possano esser state le ragioni che hanno spinto i produttori a puntare su Boris 4. E il timore di una mossa di fanservice che faccia da traino al progetto è tanto e lecito. E non perché il fanservice sia sbagliato di suo o meno, ma perché una scelta simile ricadrebbe interamente nel merito di quel che Boris ha sempre criticato.
2) Boris ha ancora qualcosa da raccontare?
Boris non è stata solo un’opera narrativa di intrattenimento. È stato un trattato socio-politico in formato serie tv che aveva qualcosa di preciso da raccontare. Qualcosa di divertente, amaro e profondo al tempo stesso. Qualcosa che ci ha fatto pensare al nostro paese come si fa di solito quando tra amici si parla di un problema sociale concludendo scoraggiati con un “eh ma in Italia funziona così”. Ha affrontato una polemica sociale ad ampio spettro e lo ha fatto egregiamente. E dopo tutto quello che abbiamo visto in quelle tre stagioni, possiamo davvero pensare che Boris 4 abbia qualcosa di nuovo da dirci?
3) Il rischio che la trama si ripeta in loop
Seguendo il discorso appena fatto è chiaro che Boris 4 sia chiamata ad affrontare una sfida non indifferente: portare sul piccolo schermo una ventata di freschezza. Che gli autori ne siano capaci non ne abbiamo dubbi. Che ne siano capaci partendo da ciò che hanno lasciato nel 2010…eh. Un po’ di paura c’è. Non solo perché Boris si concludeva nel complesso con una perfetta quadratura del cerchio, ma anche perché gli standard fissati dal primo ciclo di Boris sono elevatissimi.
Una ventata di freschezza, da una serie del genere, non sarebbe solo aspettata ma quasi pretesa. Che, attenzione, non significa certo che ai suoi autori non sia concesso sbagliare. Ma che indubbiamente non ce lo si aspetti da coloro che auspicarono un dignitoso stop “alla terza stagione” per ogni fiction. Assistere a superflue ripetizioni di una trama già vista sarebbe certo sempre bello ma semplicemente poco rappresentativo dell’essenza di Boris.
4) L’assenza di Mattia Torre
Per buona pace dei talentuosissimi Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, coautori della fuoriserie italiana, quando si parla di Boris 4 il vero elefante nella stanza è paradossalmente un’assenza, quella di Mattia Torre. Una scomparsa per la quale i fan portano ancora il lutto. La prematura dipartita di Torre, avvenuta nel 2019, rappresenta certo una voragine nel cuore pulsante di questo progetto.
Una parte di noi spera in colpi di scena cinematografici come un testamento dello sceneggiatore che chiede la produzione di Boris 4 lasciando ai colleghi un canovaccio di idee.
L’altra invece, ripone tutte le proprie speranze sulla verve altrettanto fiera dei coautori e nella convinzione che Boris 4 onori con dignità la memoria del suo grande autore.
5) L’assenza di Roberta Fiorentini
E se l’assenza di Mattia Torre ci spaventa, quella di Roberta Fiorentini alias Itala, ci terrorizza. L’attrice romana è infatti deceduta pochi mesi dopo il caro Torre, in quello che è stato – il 2019 – il vero anno nero del team di Boris. Con due perdite incolmabili e un enorme spavento dovuto al ricovero per infarto di Giorgio Tirabassi (Glauco) a fine anno (per fortuna risoltosi per il meglio).
Per quanto il resto del cast sia dentro il progetto a tutto spiano, l’idea di una quarta stagione che veda una sedia mancante al combo accanto a Renè sembra impensabile. Come può Boris essere la stessa senza la sua ciavatta, che beve sotto banco, mangia salame a morsi e lancia malocchi a convenienza? Chi sarà il protetto di Romanelli? Chi si salverà?
6) Un’altra televisione è possibile?
Le prime tre stagioni di Boris hanno costruito un percorso coerente e lineare che ci ha portati a una ferma conclusione: un’altra televisione è impossibile. Se non nella realtà, almeno nella finzione (italiana). Abbiamo preso questa morale e ne abbiamo fatto un assioma. Tutto per ritrovarci ora dinanzi una realtà che potrebbe, come il Borghese nazionale, confermare o ribaltare il risultato. Nel primo caso il rischio di un’inutile ripetizione – come già accennato prima – è alto. Nel secondo, invece, verrebbe da chiedersi cosa sia cambiato negli ultimi dieci anni tanto da spingere gli autori a sovvertire una conclusione che enfatizzava realtà italiane che vanno ben oltre il mondo della tv.
7) Che diventi una locura
Nella climax ascendente che ha condotto Boris verso l’esplosione di genialità della Locura, il messaggio trasmesso è chiaro se ci si ferma alla “questione tv” raccontata. Quando una serie va troppo per le lunghe, o sfocia in una locura o, come direbbe Lopez, è caput. Quando la si vuole far durare troppo il più delle volte si fa una sorta di patto col diavolo: si vende una porcheria in cambio di tempo. Noi siamo certi che le stesse persone che ci hanno regalato Boris 14 anni fa non potrebbero mai darci una porcheria ora. Ma possiamo essere certi che ci regalino un prodotto dell’esatta medesima qualità come (inevitabilmente) ci si aspetterebbe da Boris?
8) Che il tempo abbia spento il sentimento
Con i prodotti televisivi e cinematografici sfruttare il fattore tempo è fondamentale. E per quanto Boris sembri diventare tanto più popolare e fonte di devozione quanto più passa il tempo, la ricezione di un suo nuovo capitolo, da vivere ora ex novo dopo più dieci anni di silenzio rischia di risultare un po’ come quelle coppie americane che rinnovano i voti nuziali dopo alcuni anni per avere la scusa di rimettersi in tiro ed essere protagonisti di una festa. L’emozione c’è ma il sentimento è diverso.
9) Che sia vittima di se stessa
E se già il sentimento rischia di essere diverso, ancora peggio sarebbe qualora Boris 4 dovesse deludere anche solo di poco le aspettative dei fan. Perché il vero problema è questo: anche i detrattori di Boris 4, i più critici e i più disfattisti, sperano con tutto il cuore di sbagliarsi e di ritrovarsi a fine quarta stagione a dire ancora una volta “GENIOOOO!” Le aspettative dunque, conscie o inconscie, sono elevatissime su ogni fronte, e questo è già di per sè non un buon punto di partenza.
In più Boris 4 ha dalla sua un altro punto a sfavore piuttosto paradossale: le prime tre stagioni sono davvero troppo geniali perché risulti scontato o semplice replicarne il livello. Il rischio è che succeda qualcosa di simile a quanto accaduto con True Detective, esempio più rappresentativo di serie tv vittima della sua stessa qualità. L’asticella era fissata talmente in alto con la prima stagione che tutto ciò che è venuto dopo, per quanto ottimo, è sembrato quasi spazzatura nell’inevitabile confronto.
10) Che Boris 4 sia troppo timida o magari troppo…frizzante
Restano dunque da valutare i toni sui quali gli autori punteranno per Boris 4. Considerando le innumerevoli sfide da affrontare anche qui il rischio è elevato. Conferire a questa quarta stagione un tono bilanciato ma ruspante come le prime tre è fattibile, ma il timore è che risulti meno vivace per necessità narrative. D’altronde i tempi sono cambiati e già l’anno scorso avevamo discusso in questo articolo di come oggi il politically correct massacrerebbe Boris. Un altro rischio è che si forzi la mano con gag che diano la sensazione di aver spinto troppo, snaturando di fatto l’elegante contenimento che ha caratterizzato Boris 1-3.
Quella serie che faceva ridere ma anche riflettere.