5. “E’ andato. Sono tutti andati.”
Questa è la liberatoria risposta di Walter a Lidia, che, morente per la ricina che questi le ha mascherato nel thè, telefona a Todd per sapere se il piano è riuscito e Jesse è stato ucciso, trovando tuttavia la voce di Walter e la rivelazione della sua impresa.
Uno di fronte all’altro, Walter chiede a Jesse di sparargli: “Fallo. So che vuoi.”
Sfiancato dagli avvenimenti, distrutto dalle sfiducie e dilaniato dall’abbandono perenne e dal senso di solitudine che gli ha oscurato l’anima, Jesse implora Walter di limitarsi ad essere sincero, per una sola e definitiva volta, con lacrime che sembrano strappare via la pelle dal viso ad ogni millimetro di guancia percorso.
Gli chiede di non manipolare anche quell’ultimo istante portandolo a fare qualcosa che è lui, come sempre, a volere. Lo implora di ammettere che vuole essere ucciso.
Decide che, questa volta, non sarà pedina inconsapevole.
La verità viene professata. Jesse abbassa lo sguardo e nota la ferita all’addome di Walter, getta la pistola e va via, lasciando che il tempo faccia il resto.
La catarsi somatizza in un urlo possente, lacerante.
Un urlo che non ha modo di essere spiegato, ma può essere visto più che sentito. Visto nel passato, nel momento in cui l’umidità delle tempeste subite saliva al cielo e visto alla fine, quando la condensa ha generato il diluvio purificatore sfogato in un grido dirompente.
Così, in base alle possibili conseguenze delle azioni di un Re che ha preso, sporcato e ripulito prima di dare spazio ad un eventuale successore, abbiamo la sensazione che ognuno abbia ricevuto il destino più idoneo.
Nel momento in cui Walter, per la prima e penultima volta si confessa con sincerità (“L’ho fatto per me stesso”), riusciamo a vederlo per ciò che è malgrado fosse qualcosa a noi già noto: finalmente, lo vediamo come il cattivo che non riuscivamo ad accettare come tale, ed è a quel punto che sentiamo di dovercene liberare, così come abbiamo sentito l’estenuante oppressione della voglia di liberarsi di Gus.
Abbiamo assorbito la bugia, ma nel momento in cui viene svelata, solo allora, sentiamo la presenza di Walter come insopportabile.
Walter riesce laddove nessun personaggio era riuscito prima: manipola lo spettatore con lo stesso ingannevole processo che strumentalizza Jesse, subendo innocentemente e passivamente una bugia che sappiamo essere tale, ossia il fatto che agisca per la famiglia. Mente a se stesso, e nel farlo inganna lo stesso spettatore.
Una sorta di “metodo Stanislavskij” che rompe la quarta parete.
L’incantesimo svanisce, quando smette di mentire a se stesso.
Così, come a liberarci della prigionia di un punto di vista egoista di cui siamo sempre stati vittime, la telecamera si allontana lentamente dal corpo morente di Walter.
Finalmente, come Jesse, anche noi siamo liberi.
Voto: 9-
Breaking Bad finisce come è iniziato: un’irripetibile identità che termina il suo lineare decorso per divenire qualcos’altro, ovvero un’icona intramontabile.
Un saluto agli amici di Breaking Bad – Pagina Italiana