Caccia grossa (3×10): scene esilaranti nascondono la paura
Eccoci arrivati alla puntata a mio parere più assurda di Breaking Bad: la più assurda, ma anche una delle più significative e cruciali, e capiremo perché.
La trama gira intorno a una maledetta mosca, che si è infiltrata nel laboratorio di Jesse e Walt con l’apparente intenzione di restare a farsi asfissiare dai gas nocivi delle sostanze prodotte là dentro (se apri un’anta della finestra per fare uscire un insetto, è ovvio che quello sbatterà inutilmente contro la metà chiusa fino a rimbambirsi); comunque, il chimico sembra cadere in preda a un’ennesima psicosi, e comincia a rincorrere la mosca ovunque e a rischiare persino di ferirsi pur di eliminarla. A uno stranito Jesse dirà che l’ambiente di lavoro deve essere sterile, e che per tale motivo è così essenziale che la mosca venga acchiappata.
Sarà vero, ma l’atteggiamento di Walt denota un momento di grande crisi, dato che la sua ossessione per l’insetto arriva al punto di far irritare il collega: la cosa degenera in una lite tra i due, nella quale tra l’altro Jesse priva l’intero edificio dell’energia elettrica per impedire a Walt di cucinare senza di lui.
Le scene che vedono i nostri amati spacciatori bisticciare e tentare con ogni mezzo di schiacciare la mosca sono tra le più esilaranti della serie, però di primo acchito non comprendiamo per quale ragione tutto l’episodio debba vertere su una storia tanto stupida.
Per cogliere il senso è necessario ricordare che all’inizio della puntata Walt fa notare a Jesse come la quantità di meth da loro preparata in una settimana non raggiunga lo standard fissato da Fring: quindi da principio il chimico è preoccupato perché teme di non rispettare le regole imposte dal suo capo, e poi si fa prendere dalla paranoia secondo cui una piccola mosca potrebbe in qualche modo alterare la qualità dell’ambiente di lavoro.
La verità è che Walt ha paura, e parecchia. Le manie di perfezionismo gli vengono perché si trova in una situazione che non consente errori; già a questo punto il protagonista teme Fring, in un preludio al disastro che verrà presto.
Quanto a Jesse, è giusto riconoscere che la follia del collega mette in luce la parte più sensibile e nascosta del suo carattere, svelata nel monologo che segue:
J: “Ti è mai successo di avere un animale selvatico intrappolato in casa?“
W: “No, non che io ricordi. No“
J: “A me sì, una volta. Quando era ancora la casa di mia zia… Prima che lei morisse di cancro. Era un possum: grande, terrificante. Quello stronzo! Quand’è che l’hanno cambiato in opossum? Com’è stato? Quando ero piccolo era soltanto possum… Opossum ha un suono tipo irlandese. Ma perché devono sempre cambiare tutto? Comunque è solo un grosso ratto, un ratto gigante con la coda rosa e il muso rosa da ratto. Raccapricciante. Un ratto alieno. E poi, non era rimasto intrappolato: lui, lui viveva lì, sotto la casa; lo sentivi passare da una stanza all’altra, scorrazzava sempre là sotto. A volte lo vedevo fuori, di notte, e restava immobile come se io non lo vedessi in questo modo. E’ così che fanno, si fingono morti o quello che è… Sono proprio stupidi!“
W: “Giunge a un punto compiuto questa storia? Un punto al quale tu prima o poi arriverai nel prossimo futuro? Mmm?“
J: “E’ stato un gran casino farlo uscire. Pazzesco. E’ venuto un tizio, ha messo un sacco di trappole. E finalmente l’ha preso, ma mia zia non ci ha creduto: continuava a insistere che lei la sentiva ancora, quella bestia; e non ci fu verso di convincerla: iniziò a tenere un vecchio ombrello accanto alla poltrona, e batteva sul pavimento e urlava contro di lui! Gli aveva persino dato un nome: era Sc… Scrubble, sì. Faceva così: – Scrubble, piantala! – Bang bang bang (imitando un bastone che picchia sul pavimento). Faceva così, verso la fine: era ossessiva, su alcune cose si arrabbiava facilmente. Noi non capivamo perché: non era da lei comportarsi in quel modo. Poi si scoprì che il cancro si era esteso al cervello, era quello il motivo. Era tutta piena di metastasi. Ma è stato un bene, perché è stato allora che l’abbiamo portata dal dottore, così abbiamo capito. Ha iniziato a curarsi, così ha smesso di stressarci tutto il tempo. Sai, è andata meglio dopo: era molto più felice“
W: “Sono stato dall’oncologo, Jesse. La settimana scorsa. Il cancro è ancora in regressione… Sto bene“
Non ve l’avevo forse detto che dietro a una risata c’è sempre un lato triste? Il discorso di Jesse mostra quanto una malattia possa distruggere una persona, al punto di farle commettere azioni che sembrano addirittura comiche. Ma non lo sono.
Ed è proprio questo il problema con le puntate esilaranti di Breaking Bad: sembrano comiche, ma non lo sono.