Non è facile essere Jesse Pinkman. Crescere come lui all’ombra del fratello minore, Jake, il preferito dei genitori. Essere un ragazzo sveglio ma non abbastanza da poter ambire a un buon college. Essere troppo buono per diventare un cattivo ragazzo, e non sufficientemente cattivo per poter essere considerato il migliore tra i peggiori. Scegliere allora di frequentare i luoghi sbagliati con le intenzioni sbagliate, optando però per la compagnia giusta. Perché prima ancora di essere un mediocre spacciatore o un capace produttore di droga, Jesse Pinkman è un ragazzo, e a un ragazzo appare sempre giusta la compagnia di un mentore che possa restituirgli quelle attenzioni mai arrivate dal padre, che possa finalmente vederlo per il suo infinito potenziale. Ma quell’uomo incontrato nel suo cammino è di quanto più lontano possa esserci da una figura paterna, ma Jesse resta comunque un ragazzo e questo non può saperlo ancora. L’incredibile viaggio di Breaking Bad non è infatti solo la storia di un uomo che sceglie deliberatamente la strada sbagliata trovando appagamento in un potere che lo divora al punto da cambiarlo, o al punto da mostrargli la sua vera natura.
Breaking Bad è parallelamente la storia della crescita di Jesse Pinkman, di quel ragazzo diventato uomo che non aspetta più che sia l’universo a mostrargli la strada ma muove attivamente i fili del proprio destino.
Il coming of age di Jesse Pinkman è rappresentato dalla progressiva perdita dell’innocenza a cui assistiamo nell’arco delle cinque stagioni della serie tv, perfetta metafora del passaggio dalla spensierata fanciullezza alla vita adulta. Jesse è il protettore dell’innocenza, è un’anima affine a quella dei bambini a cui si lega naturalmente e che cerca di salvare a tutti i costi, è il protettore delle donne più vulnerabili che, in fondo, spera sempre di poter in qualche modo cambiare. Nello spietato mondo che condivide con Walter White però sono sempre i più deboli a pagare per primi, e l’innocenza di Jesse deve necessariamente far spazio alla disillusione. La speranza riposta in quella fittizia figura paterna cede il posto alla consapevolezza della vera natura del suo mentore. Jesse non è mai stato il finto figlio di Walter White: Jesse è il reale figlio di Heisenberg nella misura in cui è l’unico ad aver conosciuto quell’uomo così diverso dal professore di chimica incontrato anni prima. Jesse diventa il mezzo attraverso il quale Walter White alimenta il suo ego, l’unico testimone di quella grandezza che il suo vero figlio, Walter Jr., non ha mai conosciuto e mai conoscerà. La fiducia che Walter ripone in Jesse è pura manipolazione travestita da stima, che alimenta un tossico rapporto padre-figlio che può esistere solo in quanto fittizio. Nel nuovo, disincantato mondo adulto fatto di finti rapporti e dolore reale, rimane un unico porto sicuro per Jesse Pinkman, rappresentato dai suoi fedeli amici di sempre Badger e Skinny Pete, ponte che fa da tramite tra quella spensieratezza lasciatosi sempre più alle spalle e la bramata salvezza.
Badger e Skinny Pete sono essenziali nell’arco evolutivo di Jesse Pinkman pur rimanendo sempre in secondo piano nella vicenda. Badger gli fornisce i primi contatti nel mondo criminale in cui muoverà i primi passi insieme con l’allora insicuro Walter White, Skinny Pete lo porta all’ospedale quando viene ferito, resta al suo fianco quando ha bisogno di lui. Jesse ridimensiona persino i suoi vestiti, che passano da quell’oversize che sottolinea il suo essere troppo piccolo per indossare quella vita, ai vestiti su misura che gli presta proprio Skinny Pete quando Jesse riesce a scappare dalla sua prigionia. I due amici gli assicurano la salvezza, lo aiutano a fuggire e a cambiare vita per ricominciare da zero, segnano la sua avvenuta crescita poiché gli forniscono quei mezzi essenziali per avere facoltà di scelta. Jesse non soccombe più al suo destino o al volere del suo finto padre, ma è finalmente libero di scegliere la sua nuova identità. Tuttavia sono soprattutto i momenti in cui Badger e Skinny Pete gli restituiscono l’innocenza quelli in cui si dimostrano fondamentali nella sua vita. Badger e Skinny Pete ricordano a Jesse quanto in fondo sia ancora un ragazzo che, in quanto tale, ha bisogno di trascorrere del tempo a suonare con i suoi amici formulando assurde teorie su Star Trek fino a notte fonda.
È proprio in quella discussione su Star Trek, apparentemente irrilevante ai fini della narrazione, che si cela l’intero impianto simbolico non solo di Breaking Bad ma anche del rapporto tra Jesse Pinkman con i suoi due amici. Badger riporta ai due la teoria secondo la quale, durante il teletrasporto, tutte le cellule del corpo vengono copiate e ricreate in un altro luogo, in cui sarà quindi presente un’esatta copia carbone di quell’individuo. In questo modo però si può davvero affermare che la persona dall’altro lato sia l’originale, o ne rappresenterà solo una copia? Questo esperimento mentale è stato formulato dal filosofo Derek Parfit, riproposto anche dal film The Prestige di Christopher Nolan. In questo contesto assume però un significato più profondo legato al passaggio da Walter White al suo alter ego Heisenberg: quanto dell’identità del primo è rimasto nella sua copia?
Jesse: Yo Skinny, perché fai tutto questo?
Skinny Pete: Ecco tu sei il mio eroe, cazzo.
Ciò che lega indissolubilmente Badger e Skinny Pete a Jesse Pinkman è la consapevolezza che, nonostante tutto, Jesse è rimasto il ragazzo di sempre, che malgrado le sue insicurezze e la sua tendenza a lasciarsi manipolare affettivamente, non si è mai lasciato piegare dal potere o accecare dalla ricchezza, macchiare dal male o scalfire dal dolore: ciò che rende Jesse Pinkman un eroe è l’essere rimasto sempre uguale a se stesso, legato agli amici di sempre e ai suoi puri ideali e valori.