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Le 5 canzoni più belle e significative di Breaking Bad

Breaking Bad

3) Black

Breaking Bad

Una delle canzoni più straordinarie di tutta Breaking Bad. Tratta dall’album Rome di Danger Mouse e Daniele Luppi, incornicia alla perfezione il finale della quarta stagione. Walt ha appena pronunciato il suo grido di trionfo (“I won”). Ha distrutto Gus che si era avviato al suo destino scandito dal ticchettio tambureggiante della meravigliosa Goodbye degli Apparat.

In un abito verde, espressione della sua distorta morale criminale, Walter si allontana in macchina. Vincitore. “Finché viaggi fino al luogo in cui non puoi tornare indietro, dove tutto il dolore è passato e ciò che resta è solo il nero”, canta Norah Jones. L’occhio delicato della telecamera stringe sul giardino di Walt, su una pianta. Su quella pianta che rivela definitivamente il degrado umano in cui il professor White è precipitato. “Un giorno puniranno le mie imprese e scopriranno i miei crimini”, profetizza la Jones, in un verso volutamente espunto da Vince Gilligan.

We can’t afford to ignore that I’m the disease”. Non possiamo permetterci di ignorare il fatto che sia io la malattia. “Quelle nuvole bianche l’hanno reso nero”, il cielo di Walt. C’è solo oscurità. Il professor “White” è saltato nel “Black”, nel gorgo da cui non c’è ritorno. È morto. Dalle sue ceneri sta per dipanarsi l’immagine del mostruoso Heisenberg. “Nasciamo quando moriamo”, aveva preannunciato la canzone degli Apollo Sunshine poco prima. Walt, l’apparenza, è morto, permettendo così a Heisenberg, l’essenza, di nascere a nuova vita.

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