In un capolavoro come Breaking Bad l’impresa di rintracciare tre episodi sopravvalutati non è affatto semplice. La forza di quest’opera sta tutta in una continuità rappresentativa mostruosa, nella capacità di tessere i fili di una storia in divenire in cui il protagonista appare niente affatto statico. Il percorso di Walter White è un percorso di degradazione ma anche di profonda introspezione. Il graduale disvelamento della sua vera natura si costruisce attraverso un’analisi che non può prescindere da ogni singolo dettaglio, da ogni apparentemente casuale momento della trama. Perfino un episodio come Fly, così ampiamente dibattuto, risulta nella sua semplicità da teatro dell’assurdo un imprescindibile monumento di Breaking Bad.
Apparirà, dunque, chiara la difficoltà estrema che ci apprestiamo ad affrontare nella scelta di tre episodi “sopravvalutati”. Non sarà, però, un mero gioco virtuosistico. Il discorso appare infatti meno fazioso di quello che può sembrare. Ma andiamo con ordine.
Il successo planetario di Breaking Bad ci mette di fronte al problema tutt’altro che banale di distinguere tra l’iconicità universale di alcuni dialoghi e frasi e la profondità di una narrazione che spesso e volentieri prescinde dalle catchy phrases. Questo articolo avrà, dunque, come primo e inevitabile obiettivo quello di distinguere episodi consacrati alla storia per una scena epica da quelli imprescindibili nell’economia del racconto. L’esito di questa ricerca potrebbe davvero sorprenderci.
1) Pizze volanti e cavalli senza nome
Caballo Sin Nombre è il titolo del secondo episodio della terza stagione di Breaking Bad ed è anche il nome, nella trasposizione inglese, di una nota canzone degli America. La stessa canzone che Walt canta a inizio e fine episodio chiudendo così il cerchio della puntata. Si tratta di un brano profondamente introspettivo che racconta, apparentemente, di un viaggio nel deserto.
In realtà la forte allegoria che si nasconde dietro la più immediata esteriorità allude a un inaridimento interiore causato da sofferenze pregresse. Il protagonista si isola dal mondo, compie un viaggio di negazione (il cavallo senza nome) personale per liberarsi di ogni peso e responsabilità. Si svuota di sé. L’immagine appare straordinariamente pertinente a Walt che lentamente sta intraprendendo il percorso che lo porterà alla solitudine finale. Niente di meglio allora! Non proprio.
L’episodio è particolarmente noto e apprezzato per la famosa scena del lancio della pizza. Imitata fino allo stremo dai fan di Breaking Bad tanto da provocare un appello ufficiale da parte dei veri proprietari. La sequenza è in realtà non molto significativa. Esprime un generico gesto di stizza da parte di Walt che finisce per risultare buffo. Con un po’ di impegno ci si potrebbe vedere una sintesi dei due volti del protagonista, quello più impacciato proprio del vecchio Walt e quello più aggressivo del futuro Heisenberg.
Eppure, anche al di là di questa scena, l’episodio ha molto potenziale lasciato colpevolmente inespresso.
L’intro con Horse with no name degli America lasciava presagire uno sviluppo particolarmente introspettivo che portasse Walt al suo deserto interiore. Di contro invece il professore fa di tutto per rimanere aggrappato alla sua zona di comfort. Cerca ostinatamente di riappropriarsi della famiglia e si installa arbitrariamente in casa di Skyler. Uno sviluppo decisamente in antitesi con l’allusivo testo, insomma.
C’è di più però. In due occasioni compare il bulbo oculare dell’orsetto di peluche che tanto spazio aveva occupato nella passata stagione. Il giocattolo privo di un occhio e bruciato per metà del viso sarà chiara anticipazione del meraviglioso finale di quarta stagione. In quell’immagine si rispecchierà la figura di Gus nella sua ultima, emozionante apparizione. Questo pupazzo torna in più occasioni come nel murale della camera di Jane e nel dodicesimo episodio della quinta stagione, accanto a un albero.
Non sembra esserci casualità: in tutte le circostanze si associa a momenti in cui scopriamo il volto più tremendo di Walt (morte di Jane, omicidio commissionato di Gale, …). Il dualismo, insomma si ripete in un contrasto tra l’innocente semplicità di un giocattolo (espressione del Walt pre-Breaking Bad) e il suo brutale sfregio (simbolo di Heisenberg). In questa circostanza, invece, l’occhio dell’orsetto non sembra essere riconducibile a nessun simbolismo particolare nonostante la telecamera ci si soffermi particolarmente. L’immagine insomma rimane piuttosto autoreferenziale.
Non manca anche una svista evidente a fine episodio con l’auto di Mike che scompare misteriosamente dal vialetto dove l’aveva lasciata nel momento in cui Walt apre il bagagliaio della sua macchina. La puntata presa in esame, in conclusione, nonostante l’enorme risalto che ha assunto, non rappresenta un’eccellenza della serie. Anzi, una probabile occasione sprecata.