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Perché Breaking Bad è nato nell’epoca giusta

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Imprevedibile. Inaspettato. Brillante. Incredibile.

Tutto questo è Breaking Bad.

Cinque stagioni, sessantadue episodi di assoluto delirio, che hanno lasciato a bocca aperta milioni di fan in tutto il mondo, rapiti da un racconto capace di conquistare con la sua potenza narrativa, come solo un vero e proprio “romanzo” televisivo può fare.

Dai personaggi agli attori, dai colpi di scena a quelli di genio, tutto in Breaking Bad sembra perfetto; ogni componente è al posto giusto nel momento giusto.

Tutte queste caratteristiche sono necessarie per la buona riuscita di un prodotto, soprattutto per uno in onda su un’emittente non di primo piano come AMC.

Quello che ha fatto nettamente la differenza, ciò che ha dato la spinta vera per il successo della serie è una caratteristica essenziale per il trionfo o l’insuccesso di ogni telefilm: l’epoca giusta.

Il momento perfetto per raccontare una storia nel modo corretto è vitale per una serie televisiva. I contenuti raccontati, i dialoghi, anche un semplice concetto, hanno bisogno di un attimo preciso per poter essere apprezzati dal pubblico.

In questo sta il successo di Breaking Bad: è stato creato nell’epoca giusta

Addirittura perfetta ed è, per l’appunto, diventato uno dei successi del nuovo millennio seriale. Possiamo spingerci addirittura a chiamarlo “mito”.

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I motivi principali sono due: Walter White e la metanfetamina.

Potrebbe sembrare uno scherzo ma non lo è. Vince Gilligan ha coniugato perfettamente i due protagonisti principali del suo racconto con il momento giusto in cui raccontarlo. Probabilmente se si fosse anticipato di un lustro appena avrebbe fallito.

Walter White è uno dei personaggi più geniali, contraddittori e sfortunati che il mondo della TV abbia mai mandato in onda. Quando la serie inizia nessuno avrebbe mai scommesso su di lui, nessuno avrebbe mai voluto essere lui.

Il nostro professore preferito è un essere triste, insoddisfatto, represso nella sua genialità incompresa, costretto ad un secondo lavoro per poter mantenere la famiglia e schiacciato da Skyler, una moglie amata ma estremamente invadente e rompiscatole.

Nel momento in cui tutto inizia, quando sembra che la sua vita non possa essere più deprimente di quanto già non sia, Walter è messo al corrente di due notizie che cambieranno per sempre il corso della sua storia: sta per diventare padre per la seconda volta ed è malato di cancro ai polmoni.

Il suo precario equilibrio crolla definitivamente. Dalle sue ceneri nasce Heisenberg.

Il timido e remissivo professore di chimica diventa uno spietato spacciatore di metanfetamina, la più pura sul mercato. Lui è il capo.

La sua trasformazione è da brividi. La vera essenza di Walter si può finalmente esprimere senza nessun vincolo, può essere sé stesso e finalmente il brivido atteso da sempre si materializza in una vera e propria seconda vita, fatta di soldi, di imprevisti, di pericolo che danno un senso a tutto. La sua infinita genialità, sprecata per decenni scoppia e crea un impero.

Il bisogno di fare soldi per poter mantenere la famiglia anche dopo la morte diventa il riscatto di una vita infelice.

In Breaking Bad il servo diventa padrone del mondo

Tutti vogliono essere Heisenberg, in lui chiunque sogna di riconoscersi, non banalmente per i soldi ma per il riscatto sociale e personale che rappresenta. L’uomo più debole e sfortunato può diventare “colui che bussa”, l’impaurito si trasforma in ciò di cui avere paura.

E non poteva esserci epoca più adatta per poter raccontare questo poema epico, questa parabola ascendente che nel finale scoppia come una bomba nucleare chiamata “Felina”.

In un momento di crisi economica, di valori, di contenuti, dove  i pochi schiacciano i molti, tutti senza distinzione vorrebbero essere la reincarnazione vivente di  Walter White perché è il sogno di una vita migliore, di una vita che può cambiare, di una riscossa che chiunque aspetta e che magari sta davvero dietro l’angolo pronta a comparire quando meno l’aspettiamo.

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“Di’ il mio nome”

Walter White però non sarebbe diventato Heisenberg se non fosse stato per il successo della sua creatura più preziosa, il secondo vero protagonista di Breaking Bad: la metanfetamina.

Sembra quasi moralmente scorretto assurgere una droga cosi particolarmente devastante a protagonista ma questa è la verità. La sua metanfetamina blu, pura al 99,1% è il filo rosso della storia, il pilastro portante su cui tutto si fonda, la sua vita e la serie stessa.

Il successo o la disfatta di una serie, come già sottolineato, dipende dal momento in cui determinate storie vengono raccontate, da quanto il pubblico sia preparato a sentirsela raccontare.
Gilligan ha scelto quello giusto, un’epoca in cui si è davvero informati, quasi eccessivamente grazie alla globalizzazione dei mezzi di informazione, sulla droga in generale, sui suoi effetti.

Il punto a favore dell’intera vicenda è che nessuna persona può capire determinate cose fino in fondo, soprattutto cosa vi è dietro. Grazie a questa ignoranza si è potuta catturare l’attenzione: raccontare alle persone già mentalmente preparate tutta l’impalcatura del sistema con tutti i dettagli.

Raccontare con dovizia di particolari e precisione scenica quello che si può banalmente leggere su un sito aumenta la potenza di quella informazione di una percentuale difficilmente determinabile per la semplice regola non scritta che le immagini arrivano molto più dirette delle semplici parole.

Notiamo questa precisa peculiarità facendo il confronto di Breaking Bad con un film cult degli anni 2000, Blow.

Il film è uscito nelle sale nel 2001, solamente sette anni prima di BB ma ha avuto rispetto alla serie un eco totalmente differente. Sette anni sembrano pochi eppure, nonostante trattino più o meno lo stesso tema, la risonanza del contenuto ha avuto un effetto totalmente opposto.

La storia di George Jung, i suoi affari, i suoi successi e il linguaggio non eccessivo con cui è stato raccontato il tutto hanno destato scandalo in coloro che non immaginavano tutto quello che si nasconde dietro al mondo del traffico di droga, raccontato in modo meno convenzionale del solito ma portato all’attenzione di un pubblico impreparato sull’argomento.

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Per tale ragione Breaking Bad è una delle incarnazioni del successo: mettere in scena in modo cosi avvincente un tema ormai attuale ed esposto agli occhi di chiunque, questa è stata l’arma vincente.

In BB quel mondo non scandalizza ma incuriosisce, nonostante il linguaggio usato e le scene proposte siano molto più forti, molto più estreme proprio perché il pubblico è pronto rispetto al passato ad affrontare certi temi, qualunque sia il modo in cui viene affrontato.

La tredicesima serie meglio scritta di tutti i tempi (Writers Guild of America) ha raccontato una vita, un’avventura, un mondo e i suoi meccanismi appagando l’esigenza di un pubblico che ha potuto sperimentare ogni sfaccettatura del panorama televisivo ma che è rimasto folgorato dalla sublime narrazione di 5 stagioni di pura perfezione. Breaking Bad è perfetto per quest’epoca e sarà perfetto per tutte le epoche future in cui ci sarà un dubbio sulla prossima serie tv da guardare. La risposta potrà essere scontata ma non farà pentire nessuno. Al 99,1%.

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