Sono passati ormai 4 anni da quando l’ultima puntata di Breaking Bad, Felina, è andata in onda, chiudendo uno dei capitoli più piacevoli e sorprendenti della storia delle Serie Tv. Vince Gilligan, infatti, è riuscito a farsi conoscere al grande pubblico per la sua meticolosità , precisione e linearità espositiva che gli hanno permesso di scrivere e dirigere una storia pensata con logica fin dal principio; questo è il motivo principale per cui il finale di Breaking Bad è così soddisfacente. Ma se facessimo qualche passo indietro e pensassimo alla prima puntata, Pilot, potremmo trovare degli elementi in comune? Intuitivamente, “conoscendo” Vince Gilligan, non possiamo che rispondere affermativamente.
Importante per questo discorso è partire da ciò che l’espressione “breaking bad” significa; i traduttori italiani hanno aggiunto come sottotitolo nella edizione del nostro paese la frase “reazioni collaterali”. Per quanto non letterale, questa definizione in realtà è piuttosto calzante visto che descrive perfettamente ciò che succede nella Serie a tutti (e sottolineo, tutti) i personaggi protagonisti. Ma c’è di più: nello slang del New Mexico, to break bad significa anche “scatenare l’inferno”; questa espressione sembrerebbe molto vicina a ciò che succede nella storia, visto che la degenerazione è elemento comune per tutti gli eventi della Serie.
A proposito di elementi comune, perciò, la prima e l’ultima puntata condividono sicuramente la citata degenerazione, nel senso che una non può che essere la conseguenza dell’altra. Infatti, nell’episodio pilota, dopo che gli viene diagnosticato il cancro, Walt inizia una lenta ma costante degenerazione che lo porterà a essere un assassino già a fine episodio e lo condurrà , in Felina, a essere uno degli uomini più ricercati degli Stati Uniti. Ma come l’ultima puntata tristemente sottolinea, la degenerazione non è solo del protagonista, ma tocca le reazioni collaterali di tutti i personaggi che sono stati investiti dall’onda anomala del crimine di Heisenberg.
In particolare, si pensi a Jesse Pinkman: la sua storia è straziante se analizzata alla luce di tutto ciò che ha passato dal momento in cui lo abbiamo visto per la prima volta. Ma è, soprattutto, una storia degenerata: un piccolo spacciatore di strada diventato un abile cuoco di metanfetamina, nonchè prigioniero di una banda di psicopatici nazisti.
Molti dei cambiamenti della sua vita sono da attribuire all’incontro con Walter White, che avviene nella prima puntata: il professore inizia le sue azioni manipolatorie ricattandolo per convincerlo a cucinare con lui; nell’ultima puntata, invece, Jesse è finalmente libero: si convince a non uccidere Walt, in un ulteriore tentativo di quest’ultimo di manipolarlo, rimanendo di fatto l’unico personaggio positivo rimasto in vita, e urlando la sua gioia per la libertà . Il loro ultimo sguardo di intesa è la chiusura poetica di un cerchio ben delineato.
Tuttavia è evidente che la degenerazione non basta a creare un collegamento. Ciò che è profondamente comune è il motivo per cui Walt fa tutto quello che lo porta all’ultima puntata; il punto è: quanto unico può essere questo motivo? Infatti, analizzando le due puntate potremmo notare due livelli che emergono, non necessariamente uno esclusivo dell’altro:
Motivo apparente – Walt vuole guadagnare dei soldi per permettere alla sua famiglia di sopravvivere economicamente dopo che lui sarà morto.
Motivo reale – Walt ha bisogno di soddisfare il suo ego.
Come detto, i motivi non sono esclusivi ma soprattutto ogni cosa in Breaking Bad va letta sotto la lente della degenerazione prima citata; infatti, nella prima puntata siamo portati a credere che i soldi per la famiglia siano effettivamente l’unico motivo per cui Walt decide di dedicarsi a tali attività criminali. Col senno di poi, tuttavia, capiamo che invece il professore di chimica è partito da quello spunto, ha capito che gli piaceva più di ogni altra cosa, lo ha trasformato nel suo più grande successo. Infatti, nell’ultima puntata dice alla moglie:
“L’ho fatto per me. Mi piaceva…ed ero bravo. Mi sono sentito…mi sono sentito vivo”.
Un piccolo indizio, contenuto in un flashback e non direttamente nella prima puntata, lo avevamo ricevuto quando Walt consegna a Jesse tutti i suoi soldi che ha in banca per fargli acquistare il camper. Alla domanda del ragazzo sul perchè lo stesse facendo, la risposta di Walt è eloquente:
“I am awake”.
Sottolineiamo, infine, alcuni particolari che gli amanti di queste curiosità apprezzeranno. Walt ha in entrambe le puntate il cancro a uno stato molto avanzato (nella prima perchè deve ancora curarsi e nella seconda perchè ormai la malattia ha fatto il suo corso) e tuttavia ha i capelli; inoltre, i vestiti nel momento in cui muore sono molto simili a quelli che indossa per alcuni tratti della puntata pilota (soprattutto la giacca beige). Ma l’elemento di connessione più suggestivo è formato da un duplice elemento: la morte di Walt avviene in un laboratorio pieno degli strumenti che ha sempre amato e che rappresentano l’essenza della chimica; nella prima puntata, è proprio con un discorso sulla chimica (metafora di tutta Breaking Bad) che iniziamo a conoscere il protagonista:
“Tecnicamente, la chimica è lo studio della materia. Ma io preferisco definirla lo studio dei cambiamenti. Pensateci bene. […] È la vita: crescita, decadenza, poi trasformazione. Ed è davvero affascinante”
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