Ogni sabato sera, sempre alle 22.30, vi portiamo con noi all’interno di alcuni tra i momenti più significativi della storia recente e passata delle Serie Tv con le nostre recensioni ‘a posteriori’ di alcune puntate. Oggi è il turno della 1×01 di Breaking Bad, di cui tra l’altro oggi è l’anniversario: questa prima puntata, la genesi di questo capolavoro, andò in onda proprio il 20 Gennaio 2008, esattamente 16 anni fa.
Nel complesso universo delle scelte, delle famose sliding doors, le coincidenze non sono mai solo coincidenze. Devi essere pronto a coglierle. La retorica del posto giusto al momento giusto, o del posto sbagliato al momento sbagliato (soprattutto nel caso di cui stiamo per parlare, dipende dai punti di vista) è appunto solo questo: retorica, per la maggior parte delle volte. La verità è che quando sulla tua strada vedi un’occasione, un’occasione alla quale non avevi mai pensato prima di quel momento, spesso è perchè hai già creato dentro di te una serie di impercettibili presupposti che ti permettono di vedere in modo lampante una cosa che in altre circostanze non avresti visto nemmeno col binocolo. Così quella visione improvvisa e imprevista che siamo abituati a chiamare coincidenza, altro non è che l’innesco finale di un complesso meccanismo di decisioni che avevi interiormente già preso. Solo che non riuscivi a dargli forma, sostanza, non riuscivi a decodificarle. Quando Walter White vede Jesse Pinkman, un suo spiantato ex alunno conosciuto molti anni prima, cadere mezzo nudo da uno stabile in cui è appena stata fatta una retata anti-droga e poi sgattaiolare via sfuggendo alla polizia, in realtà ha già scelto. Dentro di lui si era già cominciato a sviluppare quel senso di tossica rivalsa nei confronti di una vita che lo aveva deriso di continuo, soprattutto perchè era stato lui a porsi nelle condizioni di farsi deridere da essa. Walter vede Jesse, vede un’occasione e sa già che stavolta la coglierà. Deve solo premere il grilletto interiore per provare a dare senso a una vita che gli sta sfuggendo di mano, che si sta prendendo gioco della sua attitudine negligente e remissiva. La proposta che arriverà poco dopo, quella che farà sobbalzare quel giovane perso e incredulo, quella di produrre metanfetamina insieme, non è l’inizio del processo decisionale che porterà Walter White a voler rivoluzionare la sua vita. É già la fine di quel processo.
– Walt: “You know the business and I know the chemistry, I’m thinking maybe you and I could partner up”
– Jesse: “You wanna cook crystal meth? You and me?”
– Walt: “That’s right, either that or I turn you in” – (Breaking Bad 1×01)
Quel Walter White assertivo che minaccia Jesse di denunciarlo se non accetta le sue condizioni, è già lontano parente del professore tremolante che non riesce a farsi rispettare dalla sua classe di qualche scena prima. Lontanissimo parente dell’uomo che il giorno del suo 50esimo compleanno finisce in ombra, in un angolo, che nemmeno riesce a dire al suo rozzo e dominante cognato di non far tenere in mano la pistola a suo figlio, aprendo solo timidamente la bocca come unica forma di reazione a quella che ritiene una cosa sbagliata per Walter Jr., e soprattutto una forma di prevaricazione nei suoi confronti. Potremmo dire che l’uomo deciso che vediamo nella scena madre con Pinkman, quella che dà inizio a tutto, è nato una manciata di minuti (televisivi) prima nella scena in cui si rifiuta di andare a pulire le macchine, uscendo dall’autolavaggio a testa alta e facendo dei chiari gestacci al proprietario Bodgan, dove solo il giorno prima aveva eseguito il compito a testa bassa, facendosi irridere da un ricco e maleducato alunno che si beava del fatto che quel professore così timido e impacciato fosse pure costretto a pulire la sua macchina. La verità è che chiaramente il nuovo Walter White nasce dal momento in cui scopre di avere una data di scadenza: la scoperta del cancro, della fine imminente, lo ha risvegliato dall’oppressivo torpore che lo aveva messo in scacco, costretto in quell’angolino in cui ha passato il suo 50esimo compleanno mentre il cognato si prendeva la scena, per tutta la vita. Walter vuole smetterla di umiliarsi e vuole smetterla di farsi umiliare, una volta per tutte. Quando sei alle strette, capita anche che riesci a fare nel giro di mezza giornata tutto quello che non hai fatto in 50 anni di vita.
Quando Pinkman chiede a Walter White perchè lo faccia, perchè abbia deciso di voler diventare un produttore di droga dall’oggi al domani, giustamente stranito dall’inattesa svolta criminale di quello che ricordava come un uomo ligio e dimesso, Walt gli risponde con una delle più grandi verità dette in tutta Breaking Bad: “Mi sono svegliato”. White è ancora nella fase iniziale del suo processo di trasformazione, ancora lontano – ma comunque molto più vicino rispetto alla consueta distanza che siamo abituati a immaginarci tra il concetto di vicino e lontano, in Breaking Bad e soprattutto in Walter White tutto cambia velocemente – dall’esplosione dell’arte manipolatoria con cui avrebbe raggirato tutti e soprattutto se stesso più avanti, raccontando e raccontandosi che lo stava facendo per lasciare dei soldi alla sua famiglia. Walt è all’inizio della sua svolta esistenziale, ne sta assaporando il gusto senza ancora preoccuparsi di esercitare controllo su azioni e parole, e si fa avvolgere lentamente da quello stato di esaltazione che provi quando una cosa è all’inizio. É quell’esaltazione che cresce assieme alla voglia di rivalsa che lo porta a prendere una decisione irruenta, immediata, ad agire piuttosto che a nascondersi, quando in un negozio un bulletto prende in giro suo figlio che si sta provando dei pantaloni. Esce dal negozio, rientra, gli dà un calcio da dietro, poi lo sfida faccia a faccia. Non gliene frega niente che quel giovane uomo sia il doppio di lui, non gliene frega più niente: lo terrorizza con lo sguardo e lo sfida, facendolo uscire di scena a testa bassa sussurando solo “Psicopatico”. Mentre White si lascia andare a un sorrisetto soddisfatto e rabbioso.
Dall’avere paura al fare paura. Il clic nella vita di Walt darà forma a una serie di azioni impensabili per lui fino a qualche giorno prima, come quando per uscire da una situazione di forte pericolo decide di agire, di reagire attaccando piuttosto che farsi mettere all’angolo inerme come avrebbe fatto prima della scoperta del cancro, rinchiudendo in una coltre di sostanze tossiche e letali all’interno di quell’iconico camper, tetro teatro delle sue terribili creazioni, due spacciatori che lo mettevano sotto pressione puntandogli la pistola mentre tentava di mostrargli come voleva creare il suo prodotto. Per entrare in quel giro della droga dove avrebbe potuto dar vita alla sua arte chimica sopita per troppo tempo, costretta a essere relegata e regalata ad alunni che non avevano alcuna voglia di ascoltarlo, contrappasso infernale della vita che avrebbe potuto avere se solo si fosse ‘svegliato’ prima e nel modo giusto, quando ancora poteva sprigionare tutto il suo genio e tutto il suo talento senza dover passare dal compiere azioni umanamente terribili per farlo venire fuori.
Walter mette una maschera addosso a Jesse, svenuto, si mette una maschera anche lui e comincia a correre col camper, in mutande, mentre due criminali sono stesi a terra al suo interno privi di senso, forse privi di vita. Mentre in sottofondo impazza il delirio, con una musica incalzante che ci dà solo l’assaggio di quello che sarà Breaking Bad. Una serie in cui tutto si ricongiunge sempre, come è stato in questa prima puntata dove siamo stati accolti da uno scenario disperato e grottesco, di un uomo in mutande con una camicia verde che prende in mano una telecamera per lasciare una dichiarazione per la sua famiglia, convinto che la polizia gli sia alle costole e che sta per passare in galera quel che rimane della sua vita. Ma quelle sirene della polizia non erano per lui. La vita da cattivo è appena iniziata, così come la sua frenetica parabola di cambiamento. Per noi, invece, è appena iniziata una storia che ci regalerà una delle migliori serie della golden age televisiva, in una cornice di regia e fotografia semplicemente sublimi, di simbolismo visionario, di scrittura illuminata e illuminante. Una pagina di narrativa seriale da antologia.
Vincenzo Galdieri