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La scala della malvagità in Breaking Bad

Breaking bad
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Lo psichiatra Michael Stone ha elaborato nei suoi studi sulla psicologia criminale una scala di malvagità che analizza la fenomenologia di tutti gli esseri umani che diventano assassini. Le motivazioni di ognuno, ovviamente, sono diverse da quelle degli altri, ed è per questo che esistono 22 categorie di assassini, dal soggetto che agisce per legittima difesa allo psicopatico che uccide per piacere. In Breaking Bad, come in molte serie, può applicarsi questa scala in maniera ibrida, che è il modo con cui verrà strutturato questo articolo. Infatti, nell’economia di una storia, subentrano fattori come la moralità e il modo attraverso cui ogni personaggio la gestisce che esulano da una scala psicologica. Ma innanzitutto, cosa vuol dire malvagità?

Il vocabolario definisce malvagio come un aggettivo attribuibile a una persona “che opera il male compiacendosi o restando indifferente alle conseguenze che provoca”. Breaking Bad è oggettivamente costellata di personaggi spregevoli e, conseguentemente, malvagi. Partendo da questo presupposto, sembra dunque logico escludere dalla scala vera e propria personaggi come Jesse e Mike, che meritano a ogni modo una citazione. Il primo, infatti, nella scala di Stone rientrerebbe nella prima categoria di assassino per legittima difesa ma, è evidente, non integra affatto la definizione di malvagio in quanto non si compiace di ciò che fa e decisamente non resta indifferente alle azioni che compie.

Diverso, invece, il discorso per Mike, il quale è un sicario e dunque, occupandosi della sicurezza di un criminale, ha nella pistola la sua principale arma. Ma possiamo dire che goda di questo? La mia risposta si orienta più verso il no. Nella scala che presento, proprio per questo motivo, inserirò personaggi che non sono necessariamente assassini, ma in cui sono rintracciabili segni della malvagità proprio per il fatto che non hanno cura delle conseguenze delle loro azioni o, ancora peggio, provano piacere nel commetterle. La classifica partirà dai meno malvagi per arrivare ai peggiori.

1) Saul Goodman

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Il nostro caro avvocato non ha personalmente ucciso nessuno, è vero. Non sarebbe neanche corretto affermare che egli goda del male che indirettamente fa attraverso le sue azioni (eppure su questo dubbi interpretativi rimangono); ma una cosa è certa: a Saul Goodman non importa delle conseguenze. Se ciò che fa può comportare vantaggi di ogni genere, non c’è moralità che tenga. L’unico momento in cui questo principio traballa è quello legato alla vicenda di Brock, ma non possiamo essere certi che Saul dica la verità. Dopotutto, per la sua sicurezza sarebbe disposto a uccidere e niente ci fa escludere che in passato non possa aver fatto fare il lavoro sporco a qualcun’altro.

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