Ecco un avvenimento particolarmente delicato nella storia di Walt e Jesse: in teoria il chimico non dovrebbe scomporsi più di tanto per ciò che succede nella camera da letto dell’amico (e infatti non lo fa), dato che non è stato lui a provocare la morte di Jane; la sua unica colpa è di aver assistito al collasso di lei senza cercare di aiutarla, però in uno che in vita sua ha già ucciso e ferito senza troppi complimenti ciò non rischia di suscitare un grande rimorso, no?
Insomma, il problema non è Jane, è Jesse: Walt commette un gesto grave non tanto nei confronti di lei, quanto verso di lui.
E in una simile situazione Martin avrebbe subodorato aria di tragicità , ovvero avrebbe inserito un ultimo, brevissimo confronto fra le due persone che si contendono il controllo (sarà il caso di chiamarlo così) su Jesse; è vero che in GOT spesso i personaggi crepano come cani, senza aver certo il tempo di pronunciare discorsi d’addio, però il vecchio Martin sa quando è il caso di dare spazio ai sentimenti: qui l’avrebbe fatto, se non altro per mettere in luce ogni sfumatura della strana rivalità tra Walt e Jane.
La fanciulla annaspò e spalancò gli occhi, sottratta al sonno innaturale donato dalla droga. Il suo petto cominciò a sobbalzare paurosamente, mentre le vene del collo e della fronte pulsavano, gonfiandosi sempre più.
Walter le si accostò: avrebbe potuto fare qualcosa, aiutarla. Svegliare il compagno che le dormiva accanto per permettergli almeno di dirle addio.
E comunque, pensò nell’accorgersi che gli spasmi del corpo di Jane perdevano potenza e che il suo sguardo era ormai perso nel vuoto, non sarebbe servito a nulla.