Il cerchio si chiude: il trionfo di Martin
Nel finale della quinta stagione di Breaking Bad Martin avrebbe raggiunto l’apoteosi della propria arte, mettendo in scena la dimostrazione di un concetto onnipresente nei suoi libri: prima o poi ognuno ha ciò che si merita. Non importa quanto il momento della verità tardi ad arrivare, né hanno peso tutte le occasioni in cui un personaggio “la fa franca” in barba al karma, alla giustizia divina oppure a quella degli uomini… I nodi vengono sempre al pettine.
In GOT troviamo ovunque questo insegnamento: nella sorte di Theon, nella morte di Tywin, nella punizione del fratello di Daenerys e nella stessa fine fatta da Khal Drogo, e nell’assassinio di Walder Frey (con le Nozze Rosse egli ha voluto vendicarsi per l’offesa subita da Robb, ma così facendo ha commesso a propria volta un grave peccato, perché il tradimento del padrone di casa nei confronti di ospiti attratti con l’inganno era in antichità un crimine imperdonabile).
Tornando a BB, secondo me Martin avrebbe descritto la scena della liberazione di Jesse e della strage dei balordi che l’hanno rapito proprio come un revival delle Nozze Rosse: stavolta senza tradimento, ma presentando una situazione in cui dei personaggi che credono di essere al sicuro, di essere i più forti, si trovano in trappola come topi in una gabbia.
E al pari del vecchio Frey, uomo petulante e segretamente sottovalutato dall’aitante Robb, Walter White si sarebbe rivelato fatale per Todd e i suoi compari (cosa che accade anche nella serie, con grande gioia di noi tutti).
Inoltre ritengo che Martin avrebbe concesso a Walt un ultimo istante di trionfo, prima di cadere riverso a terra e morire finalmente in pace. Gli avrebbe donato un pensiero liberatorio, un solo pensiero per concludere una vita.
Ho finito il mio lavoro. Tutto va bene… Ho vinto ancora io.