Le morti nelle serie tv non sono mai facili da affrontare, soprattutto se a lasciarci sono i protagonisti a cui ci affezioniamo, tranne alcune eccezioni. Ci sono quei personaggi che passano in sordina, non hanno un ruolo principale, non hanno una personalità avvincente in grado di emergere oppure il tempo di esprimerla. Eppure la loro scomparsa ci tocca. Per come avviene, per come si sviluppa, per l’impatto che ha nella vita dello show e degli altri personaggi. Breaking Bad e The Handmaid’s Tale sono accomunate da una morte così. Una morte che avviene nello stesso devastante e sconvolgente modo.
È quella di Jane Margolis e di Eleanor Lawrence. Due donne simili ma allo stesso tempo diverse, colpite dallo stesso tragico destino.
In Breaking Bad Jane è la ragazza della porta accanto. È tosta, sognatrice, amante dell’arte, con una dolcezza tutta sua. Il suo passato però non è tutto rose e fiori. Nasconde un segreto, uno di quelli di cui ci vergogniamo, che preferiamo celare, che non hanno bisogno di un Jesse Pinkman per ripartire. Anzi, Jesse è la miccia che l’ha fatta ricadere nelle vecchie abitudini, che l’ha riavvicinata a quel nettare da cui con tanta fatica era riuscita ad allontanarsi. Non solo Jane riassaggia il frutto, riassapora il gusto dell’eroina, ma trascina il suo ragazzo nella voragine nera della droga. Diventando per lui una tentatrice.
Anche Eleanor soffre: è una donna fragile, malata, bipolare. La consapevolezza di quello che il marito ha fatto, dell’orrore che ha contribuito a costruire, l’ha portata alla pazzia. Non ha figli, è chiusa in un mondo come Gilead insieme a un consorte che non può perdonare. Stare lì, in quella casa, in quella nazione, l’ha spezzata nel profondo, eppure è consapevole che se i due uscissero da Gilead Lawrence verrebbe imprigionato per crimini di guerra. L’unica cosa che la fa sentire un po’ meglio è aiutare June nei suoi propositi. Finché può.
Senza più medicine, in lento deterioramento, preda di continui attacchi maniacali, Eleanor vuole avvertire tutti del piano dell’Ancella. Perché così salverebbe più innocenti possibili. Almeno nella sua testa. Senza capire che in questo modo otterrebbe invece l’effetto contrario. E June non può permetterlo. Il suo disegno, quello che prevede il salvataggio di 52 bambini, è a rischio. La chiave del suo progetto, il Comandante Lawrence, è a rischio.
Così quando l’Ancella vede la povera donna distesa sul letto in overdose, inizialmente tenta di aiutarla. Ma poi si ferma. Deve davvero salvare una donna come lei? Stanca di vivere, stanca di Gilead, stanca di tutto? Ma soprattutto una donna che può comprometterla? Allora June agisce. Quello che sembra un atto di carità, perché ci è chiaro che per Eleanor non c’è vita dopo Gilead, in realtà è un calcolo ben ragionato.
La lascia semplicemente morire, eliminando ogni traccia del suo passaggio nella stanza.
E in Breaking Bad, Walter fa lo stesso con Jane. Ma se Eleanor è un’innocente, per Jane è un’altra storia.
È lei che convince Jesse a provare l’eroina, è lei che lo fa diventare dipendente da quella sostanza. E quella dipendenza è quasi costata a Walt un grosso affare con Gus Fring. Ma il problema Jane in Breaking Bad non si limita solo al manipolare Jesse, al trascinarlo nel fango insieme a lei. Jane osa addirittura colpire Walter a livello personale: lo ricatta per far ottenere al suo fidanzato la parte dei soldi che gli spetta. Se il protagonista di Breaking Bad avesse rifiutato, la ragazza avrebbe svelato la sua doppia identità, dando Heisenberg in pasto alla polizia.
Ottenuti i soldi i due giovani se ne sarebbero andati, avrebbero ricominciato da capo, lontani dai casini di Breaking Bad. Prima però si concedono un ultimo sbaglio. Purtroppo dobbiamo ammettere che Jane non aveva mai avuto tanta ragione in vita sua. Perché è davvero l’ultimo. Perché quella dose è letale. Perché Walt poteva salvarla, invece la guarda morire. Perché la sua morte gli conviene.
E rivuole Jesse.
Vuole impedirgli di morire sotto gli effetti dell’eroina. Tutto sommato lo ama, è il suo discepolo. Non vuole perderlo.
Questa volontaria negligenza cambia June e Walter per sempre. Senza possibilità di tornare indietro.
Non è come Walt che uccide Krazy-8 perché lui sta cercando di fare altrettanto. Non è come June che uccide il Comandante Winslow perché sta cercando di violentarla. I due scelgono deliberatamente di lasciar morire qualcuno che non è una minaccia così grande quando basterebbe allungare una mano per salvarle. Soprattutto se una è la ragazza del proprio quasi-figlio.
Gli istinti naturali combattono con gli impulsi egoistici e assetati di potere. Walt lotta contro Heisenberg. Il primo potrebbe salvare Jane, ma vince il secondo. E le conseguenze sono fatali.
La morte di Jane scava un solco tra Jesse e Walt, un baratro che diventa man mano sempre più grande e che spezza la loro relazione per sempre. I sensi di colpa portano Walt quasi a confessare ma quella voglia autolesionista si disperde con il tempo, svanisce come polvere al vento e diventa orgoglio. Heisenberg ostenta quel gesto come un vanto, lo usa come un’arma per ferire Jesse (qui la sua analisi psicologica) con parole di pura cattiveria.
Guardare Jane morire è il momento di Breaking Bad in cui Walter White imbocca la strada di Heisenberg e la seguirà fino alla fine.
Quella strada piena di male, di brutalità e di sangue la prenderà anche June. Solo che lei deve farlo.
Perché Gilead lascia dei segni indelebili, perché ci entra dentro prepotentemente senza chiedere il permesso, perché bene e male si confondono e la violenza diventa l’unica religione. Gilead ci trasforma e June non si è sottratta a questo. Lo vediamo dagli occhi: non sono più quelli assenti e tormentati di una donna ferita e torturata dal male che la circonda. Sono ardenti, decisi, spietati: quelli di una che ha perso ogni scrupolo. Smarrisce le sue ali d’angelo in The Handmaid’s Tale (qui la classifica dei migliori episodi secondo IMDb), sostituite dal nero del copricapo che le incornicia il viso.
Non può combattere Gilead se non diventandone parte. Deve difendere la libertà a tutti i costi, non importa se deve perdere se stessa o la sua umanità, se deve puntare la pistola verso una ragazzina o sacrificare degli innocenti. Non c’è cambiamento, non c’è libertà senza sangue. E quello di Eleanor non è il primo a essere stato versato versato, ma è quello più significativo.