Breaking Bad è una serie che segna e insegna, che divide la tua vita in 2 parti: un prima di Breaking Bad e un dopo Breaking Bad. Gustavo Fring è tra i personaggi più importanti dell’epopea Gilliganiana; il Sovrano incontrastato di un Impero sommerso di cui il mondo non sa neanche dell’esistenza. La fitta rete di interscambi di metanfetamina per tutto il Nuovo Continente con epicentro ad Albuquerque è un meccanismo infernale oleato da Fring, e concepito per sopprimere ogni spiraglio di luce verso l’esterno. Una fabbrica di algoritmi umana il cui unico scopo è quello di allungare i propri tentacoli in ogni dove. In nome di questa causa le vittime non si contano più e il potere richiede un caro prezzo da pagare: più si allarga l’Impero e meno deve essere il capitale di rischio. Perchè Gustavo non ha famiglia, non ha amici, non ha donne, non va in vacanza, non vuole dimostrare di essere il più ricco e non spreca il suo denaro in beni sfarzosi; lui ha solo il suo business, il suo prestigio e soprattutto il suo potere.
Guastavo Fring non ha bisogno di denaro, ha una disponibilità così ampia (quasi illimitata) che potrebbe acquistare tutta Albuquerque solo per costruirci una parco a tema “Los Pollos Hermanos”. E perchè fa quel che fa? Perchè guadagnare così tanto denaro se serve solo a incrementare ricchissimi conti sparsi per tutti i paradisi fiscali del mondo?
Per rispondere a questa domanda cito direttamente Alfred Pennywoth dal film “Batman: il cavaliere oscuro” di Cristopher Nolan:
“Certi uomini non cercano qualcosa di logico come i soldi, non si possono comprare nè dominare, non ci si ragiona nè ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo”.
Essere il Re della Savana sembra essere l’unica motivazione che spinge il brutale Gustavo Fring a mandare avanti la baracca. Agisce indisturbato da anni senza che nessuno abbia mai pensato che il composto e cortese proprietario del “tempio del pollo fritto” sia in realtà il più brutale e potente dei criminali. I segreti del successo di Fring sono: la routine quotidiana e l’assoluto divieto di apparire. Lui ogni mattina si reca al suo ristorante per fare l’inventario e seguire il personale, oltre che per far ripulire i suoi amati porta-spezie, e lo fa con la sua Volvo Station Wagon. Vive in una casa molto modesta per un plurimiliardario, ma soprattutto sembra essere impermeabile allo stress e ai pericoli che comporta il rappresentare l’apice del più grande sistema di spaccio di sostanze stupefacenti di tutto il Paese. Di fronte a qualsiasi minaccia e a qualsiasi complicazione non perde mai la sua compostezza, il suo portamento elegante e riservato. Si è costruito una reputazione inattaccabile ed è uno dei membri più amati e rispettati della comunità. Scopriranno che la sua maschera gli sta stretta perché sotto il sig.Fring (così è noto) si nasconde un mostro dalle origini misteriose. Di lui si sa poco e niente; forse solo che viene dal Chile e molto probabilmente emigra per ragioni politiche. Sappiamo che era vicino al dittatore Pinochet, ed è probabilmente questa la ragione della sua nuova vita.
Di lui ci viene mostrato solo un doloroso ricordo: Un giovane Gustavo Fring vede assassinare l’amato socio sotto i suoi occhi, da parte Hector “Tio” Salmanca. Questo accenderà il fuoco dell’odio e della rabbia che troverà sfogo solo nella brama di potere, di supremazia e nell’autocompiacimento selvaggio.
GUSTAVO FRING COME HEISENBERG È LA SCOPERTA DEL LATO PIÙ SPAVENTOSO E RECONDITO SEPOLTO DALLA NOSTRA COSCIENZA.
Ognuno ha i propri scheletri nell’armadio, ma il Gustavo del momento storico in cui lo conosciamo sembra avere un cimitero vero e proprio. Troppo l’odio sepolto e troppo il tempo per cui ha deciso di domarlo. Nei suoi occhi la luce è completamente spenta e il suo sguardo denota la vuotezza della propria coscienza. Perché lui non è nato come un mostro, ma ciò che quei malinconici occhi hanno visto l’hanno costretto a mandare a farsi fottere l’etica e la benevolenza tipica della natura umana. È dovuto diventare uno squalo assetato di sangue; un compromesso necessario per elaborare la sua vendetta.
Vendetta che diventa il suo unico scopo di vita. Il suo nemico è più grande, più potente e più organizzato di quel giovane e riccioluto imprenditore voglioso di buttarsi nel mercato della droga. Parliamo del famoso “Cartello della Droga” quella spietata organizzazione descritta nei film e nei romanzi di mafia; quella che uccide senza pietà e che fa piazza pulita dei propri rivali. Lui non può pensare minimamente di affrontarla, deve diventare qualcos’altro; deve lasciarsi alle spalle la sua identità e familiarizzare con il nemico, coltivando l’odio e la fame di vendetta. Deve morire e rinascere come GUSTAVO FRING:
Quello che non sbaglia mai, quello che calcola tutto, quello che investe tutto nella droga, quello che uccide, quello che usa ogni mezzo per allargare le sue attività criminose, quello che ti sorride in faccia mentre cerca il modo più doloroso per ucciderti.
Per compiere la sua vendetta deve diventare tutto questo, deve ingerire tutti questi ingredienti e aspettare che il tempo gli dia il potere necessario affinché lui possa vendicarsi. Passano anni da quella tragedia a bordo piscina prima che lui metta in atto il suo diabolico piano. Perché aspetta tutto questo tempo?
Perchè sa bene che i suoi nemici non sono solo gli uomini colpevoli di quella brutalità, non basta ucciderli soltanto. Sa bene che in quel mondo uccidere determinate persone comporta delle ripercussioni troppo forti. Non solo deve pianificare il modus operandi per ucciderli, deve aspettare che il suo nome possa completamente oscurare quello del clan di Don Eladio (temuto e rispettato), in modo tale da poter azzerare completamente le conseguenze di un tale gesto. Perché in quel momento è lui all’apice della catena alimentare, e nessuno può sognare minimamente di mettere in discussione il Re.
La scalata al successo è raggiunta tramite l’anonimato e la ponderazione di tutti i possibili risvolti della sua attività e con l’ausilio di una fedelissima schiera di scagnozzi dediti anima e corpo al proprio lavoro. L’impero della droga di Fring è costruito a tavolino e poggia su fondamenta di ferro e sangue. Nessun prezzo è troppo alto da pagare e nessuna vita è importante abbastanza. Il suo emblematico “Torna al lavoro” è l’esatta metafora della vera essenza di Fring. Nonostante ogni variabile dell’universo tu “Torna al lavoro”. Le 3 parole più ricorrenti della sua seconda vita, quella che agisce nell’ombra, 3 parole che lo faranno diventare il leader temuto e rispettato, il mostro celato sotto una maschera sorridente. Quello che lo renderà indistruttibile e inattaccabile, e che gli permetterà di immolarsi contro un cecchino spronandolo a sparargli, con uno sguardo da lupo famelico. Tipo a dire:
“SPARA SE HAI IL CORAGGIO, SPARA E PAGANE LE CONSEGUENZE”
Un uomo la cui importanza è talmente ramificata ed estesa da arrivare fino in Europa. La sua dipartita sarà solo l’inizio di una nuova spirale di orrori e morti, e di una serie di ripercussioni talmente gravi da condizionare i rimanenti anni di vita della gente che gravitava intorno a lui. Mike, Lydia, Saul, Jesse, i suoi scagnozzi e persino Walter White pagheranno le conseguenze della morte non di un uomo, ma di un potere che continuerà ad influenzare il mercato anche dall’aldilà.
POETICA L’ULTIMA INQUADRATURA DI UN FRING SFIGURATO CHE NON PERDE LA SUA COMPOSTEZZA NEANCHE IN PUNTO DI MORTE.
Un saluto agli amici di Breaking Bad – Pagina Italiana