**SPOILER ALERT: parliamo di Mike Ehrmantraut, capo della sicurezza di Gus Fring, investigatore privato, cecchino, assassino, parcheggiatore e nonno di Breaking Bad e Better Call Saul**
Cosa vorreste avere con voi se rimaneste bloccati su un’isola deserta? Probabilmente un kit di sopravvivenza e dell’acqua potabile. Forse un sacco a pelo termico o una canna da pesca. Ma se vi venisse concessa la possibilità di scegliere una cosa sola, fareste bene a portare con voi Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks). È un uomo di poche parole, è vero. Una caratteristica che, su un’isola deserta, può rappresentare una virtù e allo stesso tempo un difetto. Parla poco, ma quando apre bocca dimostra una spiccata saggezza, e un particolarissimo senso dell’umorismo; soprattutto se vi sta puntando una pistola alla testa. I suoi modi pacati però non sono certo quelli di un monaco tibetano. Anzi, lo rendono ancora più intimidatorio di quel che è. La sua pacatezza è un riflesso della sua profonda rassegnazione. Dilaniato dal senso di colpa e probabilmente affetto da una supercompensazione nevrotica (Ecco di quali psicopatologie soffrono i personaggi di Breaking Bad), se dovessimo scegliere qualcuno con cui sopravvivere, Mike Ehrmantraut è la persona che vorremmo avere al nostro fianco. Intelligente, paziente, premuroso, poliziotto esperto e tiratore formidabile, Mike non antepone mai sé stesso agli altri. Purché non ostacolino il suo cammino, o quello di eventuali innocenti, certo. Apparso per la prima volta nella tredicesima puntata della seconda stagione di Breaking Bad, ABQ, per ripulire l’appartamento di Jesse dopo la morte di Jane, oggi è difficile immaginare un’intera stagione senza la sua presenza silenziosa, enigmatica ma rassicurante. Per fortuna, con Better Call Saul, c’è stata data una dose massiccia di Ehrmantraut (È meglio Better Call Saul o Breaking Bad?). Così, non solo abbiamo conosciuto il suo lato più umano, ma abbiamo potuto apprezzare la sua qualità più grande: l’osservanza quasi religiosa delle regole.
Le regole secondo Mike Ehrmantraut
Mike è un ex agente di polizia di Filadelfia. Sia in Breaking Bad, sia in Better Call Saul le informazioni su di lui ci vengono somministrate a piccolissime dosi, in accordo alla stessa riservatezza che contraddistingue il suo personaggio. Per scoprire qualcosa in più dovremo armarci di pazienza, ma ne varrà la pena. Il suo è un passato angoscioso, che lo segue ovunque come un’ombra e che guida tutto ciò che dice, fa e pensa. Conosciamo Mike quando già operava nell’orbita di Gus Fring e Saul Goodman. È difficile capire subito di cosa si occupi di preciso. Eppure, sin dal primo istante, sappiamo che nelle brutte situazioni vorremmo averlo al nostro fianco. È il Mr. Wolf tarantiniano, forse con meno charme, ma con una dose rincarata di problem solving.
Mike è un uomo che sa di aver perso un bel pezzo della sua anima, e sembra triste e stanco del mondo. Ma va avanti comunque perché conosce i suoi punti di forza e le sue debolezze
Vince Gilligan
Investigatore privato, capo della sicurezza, parcheggiatore, addetto alle “pulizie” del cartello, sicario, nonno amorevole e padre interrotto. È da quest’ultimo ruolo, che non può più svolgere, che deriva il suo ferreo e personalissimo codice di condotta. Quando era ancora in servizio, infatti, si era fatto coinvolgere in certe attività corrotte che portarono alla morte di suo figlio, Matt. Quel tragico avvenimento ha dato il via alla nuova (non) vita di Mike. Spinto da un delirio ossessivo di pentimento, come tutti i protagonisti di Breaking Bad e Better Call Saul, anche Mike ha smarrito la sua bussola morale. Così si è trasferito ad Albuquerque – un limbo in cui espiare la sua colpa – dove esiste al solo scopo di vegliare e sostenere finanziariamente sua nuora Stacey e sua nipote Kaylee. Tutto è lecito per assolvere a questo unico e sacro obiettivo, anche andare a braccetto con il crimine. Mike è letale, ma solo se ostacoliamo il suo cammino di espiazione. Solo se lo costringiamo a infrangere le sue regole. In qualche modo crede che il figlio sia morto proprio perché non è stato in grado di rispettarle. Nasce così il vangelo secondo Mike Ehrmantraut. Quei pochi ed essenziali comandamenti che ha scolpito su una roccia, per non commettere più errori. Poi Mike è diventato quella roccia.
Le mie regole sono le tue regole.
Ho delle persone che mi aspettano. Non sanno cosa faccio, non lo sapranno mai. Sono protetti, ma faccio quello che faccio in modo che possano avere una vita migliore e se vivo o se muoio non fa davvero differenza per me finché hanno ciò di cui hanno bisogno. Quindi, quando sarà il mio momento di andare, andrò sapendo di aver fatto tutto il possibile per loro. Ora, mi chiedi, come faccio ad andare avanti? Ecco come.
Better Call Saul, “Bagman” (5×08)
Mentre per Walter, Saul e Gus Fring i soldi sono uno strumento di potere, per Mike fare soldi rappresenta un modo per fare ammenda. Non spende un centesimo per sé stesso. Prende il necessario, ciò che gli permette di mantenersi in vita, e usa il resto per accumulare una fortuna per sua nipote. Non ha paura di morire perché è già morto, quel giorno, insieme a suo figlio. Lavora con dei criminali quindi è consapevole dei rischi che corre e si è assicurato che la sua famiglia ne resti fuori. L’unica paura è quella di non riuscire ad accumulare abbastanza denaro in tempo. Mike si alimenta di sandwich scadenti, alcol e disprezzo per sé stesso. Non pensa nemmeno per un istante che sua nipote possa aver bisogno di suo nonno, vivo. Per Mike la sua vita non ha più valore, di conseguenza, come potrebbe averne per i suoi cari? Non prova invidia o gelosia, non brama il potere, non è orgoglioso né religioso. Non è buono né cattivo: è un uomo con uno scopo. Perciò è pericoloso, tanto più perché filtra tutto attraverso la sua lente e applica il suo codice a tutti coloro che incontra. E punisce chi lo infrange.
Tu, il tuo orgoglio e il tuo ego! Se fossi rimasto al tuo posto, staremmo tutti bene in questo momento!
Mike Ehrmantraut a Walter White
Sarà per questo che disprezza tanto Walter White, “una bomba a orologeria” che sta anteponendo i suoi bisogni alla propria famiglia e agli altri. Invece ha a cuore persone come Jesse o Nacho Varga perché in loro rivede il figlio che ha perduto. Impedire la loro morte significa evitare che un altro padre soffra. I teppistelli che lo scherniscono sulla via di casa, invece, hanno bisogno di una lezione. Li rimette in riga, sfogando la sua frustrazione per non essere stato un padre esemplare. Rispetta Saul e Gus Fring fintanto che non ostacoleranno il suo scopo e gli permetteranno di raggiungerlo. Ma è pronto a sfidarli in qualunque momento qualora stessero per nuocere alla sua famiglia o a degli innocenti.
La tavola dei suoi comandamenti è scarna ed essenziale, proprio come la (non) vita che conduce.
“Non avrai altro Dio fuori di me” è un comandamento che tutti rispettano nell’universo di Breaking Bad. Certo, si tratta di un dio mutevole. A volte assume le sembianze della vendetta, altre dell’orgoglio. Per Mike Ehrmantraut dio non è altro che il suo senso di colpa, che lo guida, lo osserva e lo giudica. Inizialmente Gus Fring può sembrare il suo dio, ma in Better Call Saul capiremo che gli è leale solo perché paga i suoi conti. Mike è pericoloso, letale, solo se ostacoliamo la sua missione. Possiamo non piacergli, ma fintanto che non interferiremo con i suoi piani non corriamo nessun pericolo. Non avrebbe mai parlato con la DEA perché quella non era la sua battaglia. Lui sa qual è il suo posto e rispetta chi, come lui, fa lo stesso. Definisce ciò che è giusto e sbagliato in relazione alle sue poche e semplici regole: proteggere la famiglia, non commettere gli stessi errori e rimediare agli sbagli compiuti. Un codice di condotta che applica indiscriminatamente al mondo intero. Questa sua osservanza maniacale e cieca, oltre la pazienza e la lungimiranza, è la sua più grande virtù e allo stesso tempo la sua condanna.
Breaking Bad, in fondo, è una continua riflessione sull’espressione tipicamente statunitense del “fare le cose per la propria famiglia” e ne mostra le implicazioni, le conseguenze e i limiti. Attraverso Walter, ad esempio, ne dimostra l’ipocrisia. Attraverso Mike, invece, mostra le conseguenze drastiche che derivano dall’applicarla alla lettera. Per proteggere la sua famiglia, una causa apparentemente nobile, Mike compie però delle azioni atroci. Mentre punisce sé stesso per aver causato la morte del figlio, infatti, punisce anche coloro che infrangono le sue regole. Senza volerlo, si comporta come una divinità e si addossa le colpe per ogni eventuale fallimento. È lui che decide chi è innocente e chi no. Per questo ha spaventato a morte il tizio che malmenava sua moglie, il vecchio Gordy, quando era ancora un poliziotto di quartiere. Il suo rimpianto, infatti, non è quello di essere andato oltre ciò che la sua divisa gli imponeva. Ma di non aver ucciso quel poco di buono in quel momento e, dunque, di non aver impedito la morte della donna.
Ma quella volta… mentre andiamo al comando… sento che quel pezzo di m***a seduto dietro di me sta canticchiando Danny Boy. L’unica cosa che so è che non ci ho visto più. (…) Mi illudevo di averlo spaventato. Due settimane dopo, l’ha uccisa. (…) La morale è che è sbagliato adottare mezze misure, perché non risolvono niente. È un errore che non ripeterò.
Mike Ehrmantraut – Breaking Bad, (3×12)
Io non pesto i piedi a te, tu non li pesti a me.
Al contrario dei protagonisti, Mike si accontenta di camminare su un sentiero stretto, secondario e modesto purché lo conduca al suo obiettivo. Non ha bisogno di dimostrarne niente né di edificare un’autostrada portentosa a dieci corsie che sovrasti chiunque, come fanno Walter e Gus Fring. Rispetta chi si assume la responsabilità delle proprie scelte. Avrà pure perso il rispetto per sé stesso, ma rispetta coloro che – in un modo o nell’altro – camminano sul loro percorso, senza nuocere agli altri o ostacolare il suo.
Per Mike le regole vengono prima di tutto. È questa la convinzione con cui si illude che tutto andrà bene, che non commetterà altri errori. Un atteggiamento pericoloso, che comunque sta esponendo la sua famiglia a molti rischi, ma determinante in una situazione di pericolo. Per questo dovremmo portarlo su quell’isola deserta con noi: per tornare indietro farebbe di tutto, ma mai a discapito della nostra vita. È determinato, ma sa bene che non può prendere più di ciò che gli spetta. Sa di compiere delle azioni cattive. Però s’illude di essere un “criminale buono” perché il suo scopo, in fondo, è nobile, altruistico. Non uccide e non ruba, se questo non è necessario e non nuoce direttamente degli innocenti. Non ci lascerebbe mai a morire su quell’isola se in noi vedesse qualcuno da salvare, se a casa avessimo qualcuno che ci aspetta e fintanto che non interferiremo con i suoi piani. Nessuno dovrebbe vivere l’incubo che ha vissuto lui, tantomeno essere la causa dell’incubo di qualcun altro: impedirlo, in entrambi i casi, alleggerisce il suo fardello.
Fintanto che non gli accecheremo i piedi e resteremo al nostro posto, dunque, Mike ci guarderà le spalle, fosse l’ultima cosa che fa. Se rispetteremo le sue regole, saremo sempre al sicuro.
Shut the f**k up, and let me die in peace.
Le ultime parole di Mike