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Persino in Saul Goodman c’è del buono: ecco perché

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Saul Goodman in Breaking Bad è uno dei personaggi più spregevoli del piccolo schermo, vista la posizione che occupa e il modo con cui conduce la sua vita professionale. Saul, infatti, è un avvocato: avrebbe dunque il dovere giuridico e morale di far rispettare la legge, attraverso la difesa dei suoi clienti, colpevoli o innocenti che siano; tutti, infatti, hanno diritto a una difesa legale.

Nonostante il peso sociale e l’importanza della sua posizione, l’avvocato è un criminale di prim’ordine. Innumerevoli sono i crimini che commette (primeggia nella corruzione) o nei quali è coinvolto, e i suoi clienti sono l’emblema del suo lavoro: delinquenti, approfittatori, oppure deboli e facilmente raggirabili. Tutto ruota intorno al suo unico vero Dio, il denaro.

Saul Goodman

Eppure, questa sua posizione non ci convince del tutto. Nel momento in cui ci chiediamo: “Trovo Saul Goodman odioso? Spaventoso? Insopportabile?” la risposta è, nella maggior parte dei casi, negativa. Infatti la comicità che circonda l’avvocato e il suo essere poco coraggioso sono fattori che contribuiscono a creare empatia tra gli spettatori e il personaggio interpretato da Bob Odenkirk.

Ma, ovviamente, le ragioni non possono essere così superficiali; grazie a Better Call Saul stiamo conoscendo l’uomo che Saul Goodman era prima di diventare l’avvocato criminale che conosciamo: Jimmy McGill. Attraverso il suo passato, rileggeremo con un altro occhio due situazioni di Breaking Bad in cui abbiamo pensato che in Saul non ci fosse soltanto marciume.

Partiamo dalla ovvia constatazione del fatto che Jimmy McGill vive da sempre uno sdoppiamento della personalità: c’è una parte di lui seria, buona, gentile e attaccata ai valori della vita più che ai soldi; l’altra parte, invece, è quella che (quasi istintivamente) lo porta ad aggirare la legge, a ingannare il prossimo per il proprio profitto. Questo Mr. Hyde è quello costantemente sottolineato dal fratello Chuck, che invece di reprimere questi istinti di Jimmy, finisce per aumentarli.

Saul goodman

Ma se dovessimo dare un giudizio generico sulla persona di Jimmy McGill non diremmo una follia se lo definissimo “una brava persona”; problematica certo, ma non malvagia. Non sappiamo ancora come e perchè ci sarà questa netta trasformazione, ma abbiamo degli elementi di Breaking Bad, in particolare due situazioni, che ci avevano fatto pensare: “Ma forse Saul non è così spregevole in fondo…”.

Il primo caso che consideriamo è nella prima puntata della quinta stagione. Walter è nell’ufficio di Saul, che sta cercando di spiegargli come mai la moglie aveva dato migliaia di dollari a Ted Beneke qualche tempo prima; a un certo punto, Saul utilizza la parola “eticamente”, e Walter perplesso lo interrompe, dicendogli che lui non è un grande avvocato, ma solo un legale da quattro soldi. In questo momento, Saul gli risponde:

“Non sarò un grande avvocato, ma nessun grande avvocato ha un cliente come te, che mi chiede di fare cose come questa” (tirando fuori la sigaretta con la ricina da un cassetto).

“Io ho rischiato il culo per te, e anche Huell, che ha delle dita come degli hot-dogs e poteva danneggiare la sigaretta e, chi lo sa, ucciderci tutti nell’ufficio. Mi lamento? Certo che no […]. Peccato che tu non mi abbia detto che quel bambino sarebbe finito in ospedale! Prenditi questa cosa e vattene, io e te abbiamo chiuso!”.

In questo preciso istante comprendiamo che il tanto spregevole Saul Goodman ha raggiunto un limite di sopportazione dell’illegalità tale da volersi liberare (per paura, ovviamente) del suo cliente più “redditizio”. Il passaggio dedicato al bambino è fondamentale per capire la seconda situazione: anche lui, dunque, ha un briciolo di moralità (che Walter, ad esempio, non ha più).

Nel secondo caso siamo invece alla puntata 11 della quinta stagione, momento determinante della trama perchè si iniziano a spostare gli equilibri a sfavore del protagonista/villain Walter White. Jesse, infatti, capisce che la sigaretta con la ricina che aveva in precedenza non l’aveva persa e poi semplicemente ritrovata, ma era stato il mezzo attraverso cui Walt gli aveva fatto credere che Gus aveva avvelenato il piccolo Brock. Come? Facendo rubare a Huell la sigaretta, quando Saul lo aveva convocato da lui con una scusa. Quando Jesse sta per “cambiare vita” capisce l’inganno e si reca infuriato da Saul, picchiandolo e minacciandolo con la pistola; ecco parte del dialogo:

J: “Me l’hai rubata! Tu e Huell l’avete estratta dal mio pacchetto. […] La sigaretta, la sigaretta con la ricina! Tu l’hai fatta rubare a Huell, e poi l’hai data a quello stronzo del signor White! Lui ha avvelenato Brock, lui! E tu lo hai aiutato!

S: “Ok, ho detto a Huell di prenderti la sigaretta, ma l’ho fatto perchè lui (Walt) mi ha detto che ti stava aiutando, che ti stava salvando! Io non lo avrei mai fatto se avessi saputo cosa aveva intenzione di fare! Jesse, tu devi credermi! Non ho mai voluto niente di tutto questo!“.

Sappiamo, grazie alla citata scena della prima puntata della stagione, che Saul non mente: inoltre, la straordinaria interpretazione di Bob Odenkirk ci mostra un Saul disperato e spaventato dall’idea che possa perdere la vita, ma anche amareggiato; non è affatto un caso, infatti, che la telecamera indugi sulla sua faccia mentre Jesse dice “l’hai data a quello stronzo del signor White”: quel volto esprime amarezza.

Cosa significa tutto questo? Significa che il personaggio di Saul Goodman (e Jimmy McGill) è scritto divinamente: è così complesso, così divertente e al tempo stesso ripugnante che si presta ad ogni interpretazione. Sarebbe bello immaginare, seguendo le riflessioni in quest’articolo, che in Saul Goodman sia rimasto quel briciolo di umanità che caratterizzava Jimmy McGill: è sempre suggestivo pensare, infatti, che in tutti ci sia del buono.

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