Caro Walt,
Ho ripreso a fumare.
Lo faccio ormai quotidianamente, nel portico della nostra nuova casa. Non posso dirti dov’è, ma da qui si vede un tramonto straordinario, i campi sterminati e persino la fattoria del nostro vicino, in lontananza. Mi metto sul portico a pensare, la sera, e mi stupisco ancora di non vedere la tua macchina nel vialetto. Non ce l’abbiamo nemmeno più, un vialetto, eppure mi aspetto ogni sera di veder comparire la tua auto da un momento all’altro, e poi tu, Walt, e non riesco ad immaginarmi cosa succede dopo, perché so che non ci sei più, e la mia immaginazione lavora per proteggermi, non per mettermi in difficoltà.
Forse è proprio perché non riesco ad immaginarti che ti scrivo. Forse è una fase che precede l’accettazione, e non abbiamo avuto che pochi minuti, l’ultima volta, per dirci quello che sentivamo. Ma io avrei dilatato quell’istante all’infinito, perché dovrei vivere almeno altri quarant’anni, per dirti tutto quello che sento.
Ho fatto fatica ad accettare che tutto della nostra vecchia vita era finito; i pranzi con Marie e Hank, le guide nei parcheggi con Flynn e un’auto troppo bella per essere stata pagata da un professore disoccupato. Persino l’ufficio di Saul Goodman mi manca, e mi manca persino lui. Erano gli ultimi stralci di una vita che stava per essere spazzata via, che ci costringeva a ricominciare, lontani da tutti, ma sempre con il tuo ricordo e la tua figura a incombere su di noi, in ogni momento della giornata. Walt, ho il cuore spezzato per la fine di Hank, ma in alcuni momenti l’ho persino invidiato; lui non aveva dovuto sopravviverti, non era stato condannato a vivere con il tuo fantasma alle calcagna. La tua vittima più tragica aveva avuto un destino migliore di noi, della tua famiglia.
Per molto tempo ti ho odiato, Walt. Ho odiato la tua facilità di adattamento ai cambiamenti, e come ci hai mentito, e mi sono chiesta a lungo se le bugie erano cominciate in quel periodo, o se tutta la nostra vita insieme era una bugia che prima o poi si sarebbe dissolta per far apparire il vero te, l’uomo che mi sono trovata davanti quel giorno, all’improvviso, e che altrettanto all’improvviso è sparito e che non ho più rivisto.
Ho dovuto accettare che le persone sono universi sconfinati, e che avermi mentito non aveva spalancato finestre inquietanti sul padre e marito amorevole che eri stato per tanti anni. Ho accettato il fatto che non saprò mai spiegarmi del tutto il motivo che ti ha spinto a diventare un altro, e mi tormento ancora ogni notte pensando a come avrei potuto aiutarti, a come avrei dovuto cogliere i segnali, molto tempo prima del cancro.
Saresti diventato comunque un altro, senza la molla scatenante del cancro? La tua frustrazione silenziosa ci avrebbe comunque divisi, avrebbe spaccato la nostra famiglia lasciandomi sola con due figli che ti odieranno e non avranno alcun ricordo di te?
Flynn non ha potuto perdonarti. Mi legge in faccia quando penso a te, e si incupisce, quasi a volermi cancellare i pensieri dalla testa. Eri tu il suo eroe, non io, io ero la mamma severa, e vederlo tradito da te per me è la punizione più grande. Eri l’eroe di tutti, e ti sei trasformato in qualcosa di completamente diverso; hai coinvolto anche me in questa trasformazione, e morirò con il rimpianto di avervi ceduto. Ma è Flynn quello che hai ferito di più. È un adolescente, la sua rabbia non si estinguerà mai, ma quello che mi spezza il cuore è vedere quanto è deluso da noi. Crescendo, imparerà a distinguere l’immagine di suo padre dall’individuo che detesta e tornerà a pensarti senza odio.
Holly è perfetta, bellissima e felice, ma crescerà lontana da tutti, lontana anche dalla sua famiglia, i cui pensieri saranno sempre altrove, e questa oscurità prima o poi la travolgerà.
Io credo di averti perdonato, alla fine. Ho fatto quello che dovrà imparare a fare Flynn per sopravvivere: scindere quello che sei da quello che eri diventato, e ho reimparato ad amare il tuo ricordo senza che il presente mi schiacci. Sai, Walt, ho pensato spesso a quello che mi hai detto l’ultima volta: “l’ho fatto per me”. Per molto tempo sono stata annientata dalla profondità del tuo egoismo: ci avevi trascinati tutti in un inferno, e solo per te stesso e il tuo ego.
Poi ho capito che forse questa tua ammissione era la mia salvezza; scegliendo per te stesso, avevi tolto il senso di colpa che mi pesava come un macigno. Ora continua a pesare, ma non mi schiaccia più.
Perdonandoti, ho imparato a vivere il presente; il passato fa troppo male, e persino questa vita da rinnegati è meglio di un’esistenza costantemente braccati dal ricordo di te. Lasciandoti andare, vivo meglio e riesco a pensarti con affetto e rimpianto. Se ti avessi odiato fin da subito, non ti avrei aiutato, e non comincerò certo ora che non ci sei più. Avrei solo voluto dirti addio in modo diverso; forse un giorno riusciremo a parlare di te senza che quello che hai fatto ci divida, separandoci e isolandoci come un vento freddo.
Lascio un piccolo spazio in questa lettera per Flynn, che ha capito che sto facendo e forse vuole lasciarti un messaggio. Questa lettera non ti raggiungerà mai, ma il pensiero, chissà.
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