Quante rinomate monografie e analisi sono state dedicate all’eterna “saga” AMC di Breaking Bad e al suo protagonista senza tempo. Con questa colossale opera è nata infatti l’idea di serialità contemporanea a cui adesso siamo abituati e probabilmente da cui rischiamo di allontanarci. Sorretta da accurati e complessi intrecci narrativi, caratterizzazioni sopraffine dal punto di vista psicologico e archi temporali realistici e fluidi, ha dato così il via ad un fenomeno senza precedenti. Non a caso il percorso originario ha trovato nuova vita nello spin off Better Call Saul, non smettendo mai di cavalcare le epoche e le generazioni. E a questo proposito un solo nome ognuno di noi ha da sempre tenuto impresso nella mente: Walter White.
La sua storia la conosciamo a memoria, come l’incipit dell’Inferno di Dante o Per Elisa se sappiamo suonare il pianoforte. Ma chi è diventato infine Walter White? Che cosa ha davvero scatenato in lui il desiderio di rivalsa? Queste ed altre domande hanno scalato le ripide pareti degli anni e tra teorie e fun facts, indietro ci sono arrivate le più disparate interpretazioni. Partiamo però dall’evoluzione esistenziale di Walter e di come gradualmente abbia deciso con autorità di sopprimere ogni frammento umano di sè. Senza vergogna alcuna, ha iniziato a sporcarsi la fedina morale. Ha rinunciato dunque a quel barlume di bontà d’animo che ancora lo teneva in vita nonostante l’irreversibile frustrazione quotidiana. Con lui nasce la figura dell’antieroe e infiniti comparti di letteratura audiovisiva gli hanno giustamente dedicato saggi e storie correlate.
Ma in che cosa è antieroe Walter White?
Abituati all’immagine splendente dei protagonisti della Marvel (qui un articolo in cui ne parliamo approfonditamente) o a quella vintage del Pelide Achille, lampanti ci si presentano le abissali differenze con il nostro ex professore di chimica. Niente di affascinante, carismatico e peculiare in fondo c’è mai stato in Walt. E neanche la giustificazione del suo cancro ai polmoni ci permette purtroppo di perdonarlo. Di fatto, nonostante la sua malattia terminale, la sua insoddisfazione professionale, il tradimento dei soci Schwartz, la crisi economica e il figlio disabile, si arriva comunque a non poter giustificare le intenzioni di uno come Heisenberg. Il suo alter ego è stato infatti la sua condanna a morte, non di certo il suo cancro.
Quest’ultimo anzi, una volta sconfitto, ha fatto perdere a Walt quel filtro di giustificazione velata che lui poneva tra i suoi occhi e le feroci azioni commesse. Così per citarne una, con una graduale ma inesorabile perdita del senno, non ci ha pensato due volte a lasciar morire Jane e far perdere a Jesse il suo amore grande. Da questo preciso trampolino si tuffa Walter White, per poi riemergere in superficie come Heisenberg. Pertanto, non possiamo che definirlo un dissacrante battesimo celebrato nel fiume Stige. A nessuno infatti sfuggono i ricordi dei suoi crimini futuri, perpetrati su furfanti della droga come lui, ma anche su persone innocenti a lui vicine. Parlo di Drew o il piccolo Brock, ma soprattutto di Skyler, Walter J., Hank e non per ultimo Jesse.
Non ha ucciso nessuno della sua famiglia in prima persona
Tuttavia, ha imparato a coltivare la morte ogni giorno che passava dietro alle sue nuove ossessioni. Si tratta infatti di una morte in vita di cui Walt sembra diventarne il primo dei portavoce. È lui il primo ad abnegarsi, a spegnere il suo animo, i sentimenti, la rettitudine e il bisogno di amare. Declamerà a mente, senza parlare, che aveva imbastito tutto il suo impero per ottenere abbastanza denaro da mantenere egregiamente la famiglia.
Però l’ultimo raggelante discorso fatto a Skyler, ci conferma quello che noi avevamo capito già da tempo e stava all’originale di ogni suo male. La sua fine esistenziale infatti lo aveva accompagnato sin dagli albori, ancora prima di cucinare la metanfetamina. Non si sentiva padrone della sua esistenza già da quando aveva scoperto il suo cancro e infine non riuscirà più a mentire quando asserirà di aver a compimento ogni cosa soltanto per se stesso.
Aveva bisogno di resuscitare, di sentirsi fiero di sé, potente, estremamente indispensabile e del tutto indipendente. Voleva pensare una volta per tutti solo a se stesso. Nutrire tutta la stima che nemmeno un giorno in passato era riuscito a iniettare nelle fibre del suo corpo come adesso. Dunque inizia a comportarsi da persona autoritaria e distaccata, glaciale e pacata, indifferente ed egoista, mantenendo un egocentrismo celato da false identità e sparizioni.
Una volta giunto a questo punto tornare indietro è impossibile per Walter White
Ma egli sembra non averlo capito fino a quando si scontrerà con gli ultimi frammenti di cuore rimasti. È infatti quando Skyler farà la sua scelta, constatando di non essere più rispettata dal marito e rivelando tutto al figlio maggiore, che il castello comincia a sgretolarsi. Allontanando da lui se stessa e il flebile fuoco del loro amore assuefatto al senso di colpa, non poteva infatti che lanciargli il colpo di grazia dei figli. Tanto che fa quasi una grottesca tenerezza quando lui porta via con sé la piccola Holly, per scagliare l’ennesimo affronto a Skyler e peccare ancora di ripugnante tracotanza.
I suoi figli infatti erano gli unici a rimanere sagome vivide nel suo immaginario futuro. Tali da dare un senso a tutti i suoi illeciti e alla sua ingiustificata assenza. A questo punto però, va necessariamente menzionato anche suo cognato Hank. Siamo d’accordo su quanto questi sia irriverente e invadente, ma anche professionale nel suo lavoro, esemplare per la sua problematica moglie e sempre partecipe per la sua famiglia.
Diventerà la nemesi di Walt nel mondo dei buoni nonché il suo più grande tormento! Il simbolo reale del conflitto tra il bene e il male dentro il terminale corpo di Walt/Heisenberg. Non temerà mai davvero Gus Fring o gli altri membri del cartello come suo cognato, in quanto a lui sarebbe seguito l’affronto di tutta la famiglia. Pertanto, quando questo incubo si avvererà con l’omicidio di Hank da parte dei suoi uomini, rimarrà immobile folgorato come se un esplosivo al plastico fosse scoppiato ad un metro di distanza.
Detto ciò, qualcun altro merita più di qualche parola
La vittima in senso assoluto anche se non definitivo di tutto questo infatti, rimane sempre e solo Jesse Pinkman. L’ex studente discolo e tossicodipendente del Professor White è il ragazzo più volubile, vizioso, irruento e inaffidabile della storia delle serie tv. Tuttavia, neanche per un istante ci è parso davvero cattivo, malizioso o intento a cospirare sulle vite altrui pur di ottenere un qualche guadagno.
Costretto spesso da Walt a compiere atti indegni come l’omicidio di Krazy 8 e di Gale, soltanto dopo aver assistito inerme alle morti di anime innocenti come Brock, riceverà un vibrante schiaffo morale. E sarà così forte da farlo risvegliare dal torpore e dalla megalomania in cui il suo mentore lo aveva trascinato, lasciandolo però sempre una spanna sotto di lui. Il suo obiettivo era infatti quello di poterlo calpestare per bene senza farsene accorgere e insinuarsi nel suo pensiero fino a muoverlo come un burattino.
Sappiamo tanto della subdola manipolazione di Heisemberg sull’ignaro Jesse
Tuttavia, il dettaglio da evidenziare è che sia stato già Walter White, dal primo istante di collaborazione con lui, a intuire che per qualcosa il ragazzo fosse messo peggio di lui e potesse quindi controllarlo a piacimento. Troppo tardi se ne accorgerà Jesse. Tanto che arriverà ad un punto di disarmante logoramento interiore e di desiderio di distanza estrema da lui alternata a crisi d’astinenza dalla sua persona.
Non a caso, la più dolorosa tra quelle causate da tutte le sostanze di cui aveva abusato. Né con lui né senza di lui sembra essere lo slogan che risuona ridondante durante tutta la quinta stagione. In quei momenti climatici in cui si trovava a collaborare con la DEA, a fuggire sotto mentite spoglie e in attesa di essere ucciso sotto la Chrysler su ordine dell’uomo che più di tutti aveva venerato nella sua vita.
Raggelante è anche l’ultimo folle sguardo di Jesse ad un Walt collassato su se stesso
Lui non si è mai davvero pentito ma ora è esausto e spaventosamente solo. Tuttavia, arriva quel momento in cui forse avrebbe voluto scusarsi con Jesse per tutto quanto. In cui avrebbe voluto rivelargli che le volte che lo aveva messo in salvo non era soltanto per tutelare il suo sguattero, ma anche per proteggere un fedele amico. Davanti a tutto questo non detto Jesse scapperà via come un ladro, abbandonando per sempre l’uomo che gli aveva rovinate gran parte dei suoi anni.
Dunque a Walter non resta che soccombere e spegnersi una volta per tutte. Lascerà questa sua esistenza così effimera e contaminata dalla straforme considerazione di sé e dall’incapacità di rinunciare a tale sacrificato vezzo. Tanto che il vanto di non essere cascato nella dipendenza da blue sky cucinandola, in questo caso perde ogni significato. La fossa che si è scavato con le sue manie, le è infatti costata più cara della tossicodipendenza.
Privatosi poi del diritto di essere se stesso, diventerà anche un impostore
E sarà costretto a rinnegare pure il suo doppio ai fini di assumere una terza identità che lo allontanasse dalla sua vera natura. Vivrà così in fuga e si nasconderà indossando la maschera del clochard chic e il cognome della moglie da nubile. Mr. Lambert è infatti un uomo già finito, che inganna se stesso prima che gli altri e sa già di aver perso ogni cosa. Come i potenti di tutti i tempi, sono loro a diventare i veri nemici di se stessi. Con la propria mitomania, l’edonismo, le spinte suprematiste e fiumi di denaro e fama dalla portata esagerata.
E quando anche in scontri contro villains di professione come Tuco Salamanca, Gus Fring o Mike Ehrmantraut, Walt riesce ad avere la meglio, significa che qualcosa è davvero andato fuori asse. Per questo motivo, considerate anche le illegalità che non sono strettamente connesse alla droga, vediamo come il punto di vista generale si oppone in modo speculare. Tanto che Walt, trovandosi adesso in queste condizioni, non può evitare di guardarsi allo specchio e notare la visibile anomalia del suo piano.
Si tratta di una falla che Walter White non poteva prevedere
Ciò nonostante una volta che questa ha preso piede, lui ha comunque deciso lucidamente di non raddrizzarla. Tanto che lo spettro della nuova versione di sé ha assunto man mano le sembianze di un demone feroce e distruttivo. E possiamo dire che anche i suoi antagonisti ci avrebbero forse convissuto se solo lui non li avesse fatti fuori prima! Pertanto, ha sicuramente vinto la sua guerra intestina ma non quella del destino. Il fato infatti ha buona memoria riguardo alle azioni dei mortali. Ed è innegabile affermare tra le righe che Walter White se l’è meritato il suo triste finale. Di fatto, quando la compassione positiva per una persona che è sofferente sotto vari aspetti prende il posto del ribrezzo, significa che colpevole diventa proprio colui che all’inizio era vittima.
E se dal bruco nasce la farfalla, da Walter White è nato Heisenberg. Tuttavia, oggettivamente meno raggiante e libero del lepidottero, ha comunque emulato da questa l’ostentata superbia e l’oblio del suo passato. Se si fosse fermato un attimo a riflettere infatti, avrebbe ammesso a se stesso che andare a letto la sera da comune insegnante nonostante i tormentati pensieri quotidiani, era comunque preferibile a quell’insuperabile presente. Chiudere gli occhi con il pesante fardello dell’onta e del rimorso, lo ha portato invece a non poterli più riaprire all’alba del giorno dopo.