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5 motivi per recuperare Bridgerton

Bridgerton
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Bridgerton è la serie Netflix , basata sui romanzi di Julia Quinn, creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda Rhimes, ambientata nel mondo dell’alta società londinese durante l’età della Reggenza (inizio ‘800).

Da quando è apparsa sulla nota piattaforma streaming ha avuto un successo enorme e ha fatto parlare tantissimo di sé.

Bridgerton, che è un po’ romanzo rosa in costume e un po’ Gossip Girl ( segreti e pettegolezzi dell’alta società sono raccontati dalla misteriosa Lady Whistledown), ha parecchi detrattori, principalmente perché considerato un prodotto “lowbrow“.

La serie non è certo un capolavoro e non sarà certo la più bella che vedremo nella nostra vita, ma funziona e ha avuto un successo impressionate.

Perché quindi dovremmo sentirci colpevoli se ci piace? Nessuno dovrebbe sentirsi in colpa perché gode della leggerezza.

Perché il “pleasure” deve essere “guilty”?

Siamo stati educati a giudicare certe opere migliori di altre e ad aver paura della semplicità, a godere della pesantezza, noi oggi vogliamo fare una apologia di Bridgerton e indicare a te, proprio a te che ancora non lo hai bingiato, le ragioni per recuperarlo.

1. Bridgerton è una piacevole evasione

In questi tempi bizzarri e caotici le fughe dalla realtà sembrano proprio necessarie e Bridgerton si presenta come lo strumento di evasione perfetto.

Questo sontuoso dramma ambientato in una età lontana, tanto diversa dalla nostra realtà, “dove tutto era più facile e si potevano mangiare anche le fragole”, ci ricorda le fiabe di quando eravamo bambini: castelli, principesse, amori nati per il “match” creato dalle famiglie e non da Tinder che, inspiegabilmente, finiscono tutti col “vissero felici e contenti”.

Bridgerton ci conforta, ci da calma e piano piano se entri nella storia speri non finisca mai.

Mettiamo da parte le conquiste femministe, sospendiamo l’incredulità e siamo felici di assistere a desueti corteggiamenti, vestiti coloratissimi, belli e scomodi, acconciature sempre perfette, make up che Clio scansate; è un attimo che iniziamo a fantasticare sull’outfit perfetto per il gran ballo di primavera.

Mentre noi generazioni post boom economico lottiamo con pandemia, guerra, riscaldamento globale, i personaggi di Bridgerton, tra un ballo e una passeggiata al parco, hanno come unica preoccupazione il trovare moglie/marito e tutto ciò non ci crea rabbia ma gioia, ci fa dimenticare l’aumento del gas e ci fa evadere in un quadro di Monet.

2. Il cast è inclusivo

Bridgerton

Bridgerton è un dramma in costume che non ha nessuna volontà di essere anche uno strumento per conoscere un po’ di storia ma, nonostante ciò, sono state molte le polemiche sull’inclusione di persone di colore tra l’aristocrazia inglese di inizio ‘800.

Alcuni ritengono ciò storicamente inesatto, altri credono che ignori deliberatamente i peccati di un passato razzista. Ciò che è lodevole è che le persone di colore siano state scelte in ruoli per i quali, negli anni precedenti, non sarebbero stati presi in considerazione.

Bridgerton segue una recente tendenza di casting inclusivo in drammi d’epoca e per questo è sicuramente da apprezzare.

Tra l’altro pare proprio che la Regina Carlotta (Sophia Carlotta di Meclemburgo-Strelitz) sia stato il primo membro bi-razziale della famiglia reale inglese, discendente di un ramo afroamericano dei regnanti portoghesi.

Che si sia riportata una verità storica o meno ciò che conta è stata includere etnie diverse in un genere storicamente bianco, una possibilità sia per gli attori che per il pubblico di vedersi rappresentati.

3. L’ambientazione

Bridgerton è ambientata in uno scenario fatto di castelli inglesi e costumi sfarzosi, chiunque abbia amore per la bellezza non può non rimanere colpito dalla scelta delle location, dei costumi (sebbene fatti con tessuti moderni), dell’uso smodato di fiori!

Le location sono state scelte con cura e contribuiscono all’irresistibile fascino della serie.

Non possiamo non ammettere che c’è molta cura all’ “impacchettamento” di Bridgerton: luci, fotografia, scenografia.

Che dire poi delle varie abitazioni?

La famiglia Bridgerton vive in una splendida dimora georgiana che si chiama “Ranger’s House” ed è situata a Greenwich; fu costruita nel 1973 e fu la residenza dei custodi del Greenwich Park; si trova a sud-est di Londra e si affaccia proprio sul parco.

Ranger’s House” è un edificio di interesse storico/culturale e ospita la Collezione d’arte Wernher che raccoglie circa 700 opere, tra cui anche dipinti di Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Hans Memling, Gabriël Metsu.

Una parte degli interni, come il salone da ballo, è stata girata nella Halton House nel Buckinghamshire, bellissima dimora edificata tra il 1880 e il 1883.

Altre scene sono state girate in una residenza di campagna del XVIII secolo nel North Yorkshire, “Castle Howard“, immersa nel cuore della natura, in una zona ricca di fontane e laghetti. 

Quindi se avete voglia di bellezza, di carezze per gli occhi, Bridgerton è la serie ideale.

4. É un classico romanzo in costume ma con molto pepe

Sulle prime potremmo dire che Bridgerton è una fan-fiction di Jane Austen scritta da americani, con Phoebe Dynevor, alias Daphne, che prende Keira Knightley come musa.

Nella Londra della Reggenza, la storia racconta di come le famiglie abbiano come obiettivo principale della vita quello di accasare le figlie con il miglior partito.

Ogni ragazza in età da marito sa tutto quello che deve fare: come sorridere, come camminare, i passi della quadriglia…

Dalle premesse ti aspetteresti una storia molto pudica e puritana e invece, soprattutto la prima stagione, è molto molto spinta, più di qualsiasi teen drama di inizio 2000.

Sguardi elettrici, sogni a luci rosse, e tante pagine di kamasutra.

Per onor del vero dobbiamo dire che nella seconda stagione gli autori si sono dati un po’ una calmata perché la prima più che un romanzo rosa sembrava un po’ “50 sfumature“.

Tutto questo pepe rende la storia meno noiosa e più contemporanea e tra un sospiro e l’altro non vedrete l’ora di scoprire la prossima storia d’amore.

5. La colonna sonora

La casa di produzione di Bridgerton non ha curato solo l’aspetto visivo ma anche quello sonoro; la colonna sonora della serie è stata commissionata al compositore Kris Bowers, vincitore di un Emmy.

Bowers oltre a pezzi originali ha scelto di utilizzare diverse cover contemporanee ri-arrangiate in stile Elisabettiano, con archi e piano, dallo Vitamin String Quartet.

I brani dei nostri giorni suonati dall’orchestra acquistano una solennità che crea un’atmosfera intrigante; tra i più celebri citiamo “bad guy”di Billie Eilish, “Thank u, next” di Ariana Grande e “Girls like you” dei Maroon 5.

Non sappiamo se tra voi lettori ci sarà qualcuno che vorrà dare un’altra possibilità a una serie che dalle premesse potrebbe sembrare troppo romantica e melensa; sappiamo, però, che chi lo farà cadrà nel vortice Bridgerton e vedrà entrambe le stagioni in un lampo.

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