Di solito, prima di trovare una persona giusta per te bisogna attraversare un’estenuante trafila di appuntamenti, alcuni improbabili, alcuni comici, altri addirittura inquietanti! Qui vi racconterò alcune delle storie più assurde che mi sono capitate nei miei appuntamenti al buio con personaggi alquanto bizzarri. Talmente strani da sembrare usciti nientemeno che da una Serie Tv. E questa volta mi è sembrato di essere piombata di colpo in una puntata di Bridgerton.
Dai, fidati che ti divertirai! Sempre la stessa frase. Ma chi si fida più, ormai? Che le mie amiche non siano particolarmente abili nella scelta dei miei appuntamenti al buio, ormai è un dato di fatto. Ma questa volta sembravano veramente su di giri, quindi io, che ho profonda fede nell’umanità, ho voluto dare loro credito ancora una volta. “Questo ragazzo è bellissimo, vedrai. Sembra uscito direttamente da Bridgerton!“. Hanno chiosato le ragazze, tirando un sospirone collettivo.
“Ragazze, cercate di capirmi. Gli ultimi cavalieri che mi avete propinato sono stati dei veri disastri!” “Sì, ma questa volta è diverso.” hanno replicato loro, con decisione. “Effettivamente, l’ultimo appuntamento al buio è stato un clamoroso errore. Per questo abbiamo deciso di farci perdonare alla grande!”.
E da dove verrebbe questo misterioso cavaliere?
“Direttamente, dall’Inghilterra, OVVIO!” hanno risposto loro, entusiaste. Stavolta erano talmente esaltate che sembravano un branco di oche starnazzanti in riva al lago. A onor del vero, non le avevo mai viste così su di giri. Per questo ho accettato di imbarcarmi in questa ennesima avventura. Comunque, non volevo avviarmi senza aver avuto più informazioni possibili su quest’uomo così affascinante. Le mie amiche, mosse probabilmente dai sensi di colpa per le disastrose, precedenti esperienze, hanno tentato di rassicurarmi. “Devi sapere che è un vero lord inglese…”. “ALT! Vi interrompo subito!” un campanello d’allarme stava cominciando a trillare nel mio cervello “Vi ricordo che mi avete già presentato un nobile britannico e le cose non sono andate bene.“.
Sì, ma stavolta è diverso. Questo è un vero gentiluomo!
Ha esclamato una delle ragazze. “Devi sapere che Marta – ti ricordi di Marta, no? – è andata in Inghilterra a lavorare come traduttrice. Si dà il caso che si sia fatta delle amicizie importanti all’ambasciata e sia andata a un party dove c’era nientemeno che la Regina! Ebbene, alla festa sono intervenuti diversi nobili, fra cui il tuo cavaliere. Sembrava davvero un party stile Bridgerton, secondo Marta. Insomma, ridendo e scherzando, il Lord ha detto a Marta che sarebbe venuto qui per fare una specie di Gran Tour o roba del genere… E insomma, gli avrebbe fatto piacere compagnia. Solo che sai, Marta è fidanzata…”.
“Quindi mi starei prendendo gli scarti di Marta. Ottimo.” “Uffa, come sei disfattista! Non vederla così. Sappi semplicemente che stai andando a cena con un gentiluomo dalla bellezza celestiale. Ecco tutto.”.
Insomma, anche questa volta, tanto hanno detto, tanto hanno fatto, che sono riuscite a convincermi. Dunque, eccomi là, in attesa del mio Signor Bridgerton, imbellettata ed elegante come non mai. Dovevo ammettere che venirmi a prendere direttamente a casa era un tocco di classe che nessuno dei miei precedenti appuntamenti aveva fatto.
Ero talmente presa dalle mie riflessioni, che non mi sono resa conto dell’enorme macchina nera che stava accostando al marciapiede. Poi, sentendo il rumore della portiera che sbatteva, ho alzato la testa incuriosita. Ed ecco davanti a me quello che aveva tutta l’aria di essere il mio accompagnatore. Effettivamente, al momento, vedendolo mi è crollata la mascella. Quell’uomo era un vero schianto. Pelle scura e liscia come la seta, alto, atletico, con profondi occhi scuri e capelli ricci e soffici.
“Se non altro avrò la possibilità di rifarmi gli occhi stasera.” ho pensato, osservandolo con aria soddisfatta. Forse un po’ troppo esplicita, dato che l’oggetto delle mie elucubrazioni si è sentito in dovere di tossicchiare con aria imbarazzata. “Signorina, sono incantato di fare la Vostra conoscenza!” ha esordito, avvicinandosi a me con fare cerimonioso. “Io sono Simon Bassett, Duca di Hastings. Ma Voi potete chiamarmi Simon.”. Il suo modo di parlare era così affettato che potevo recepire le V maiuscole ogni volta che si rivolgeva a me. Stupita, ho cercato di adeguarmi ai suoi modi, francamente un po’ antiquati. “Piacere mio, Simon. Sono lieta di conoscervi” ho risposto, allungando la mano per stringere la sua. “Io mi chiamo…” ma non sono riuscita a terminare la frase. Simon si è chinato allungando il braccio ed esibendosi in un baciamano.
Io ero allibita. Nessuno mi aveva mai salutata così. Anzi, credevo che ormai il baciamano fosse un saluto estinto dai secoli dei secoli, un po’ come i mammut.
Era ufficiale: ero davvero precipitata in una puntata di Bridgerton!
“Devo ammettere che la descrizione fisica fatta dalla Vostra amica era generosa, ma non Vi rende ugualmente giustizia.” ha poi detto lui, sorridendo con fare galante. Era una frase piuttosto contorta, ma mi era sembrato un complimento. “Beh, grazie.” ho risposto, confusa. “Ehm… Vogliamo andare?”. Il Duca, sempre con fare cerimonioso, ha aperto la portiera posteriore dell’auto e mi ha fatto salire sopra, reggendomi il bordo del vestito con un gesto tanto teatrale, quanto inutile. Poi ha ordinato all’autista di partire.
Poco dopo, la macchina si è fermata davanti a un ristorante che definire elegante sarebbe stato riduttivo. Era un edificio color panna, decorato all’interno con lampadari a goccia, candele e un gigantesco pianoforte a coda al centro della sala. Intimorita, ho fatto per scendere dall’auto, ma Simon, con uno scatto felino, si è presentato davanti alla mia portiera, l’ha aperta e ha allungato la mano per aiutarmi a scendere. “Grazie, ma non era necessario.”. Ho detto io, profondamente imbarazzata. “Sciocchezze! È giusto che l’uomo accompagni la dama con i dovuti modi.” ha replicato lui, porgendomi il braccio.
Una volta entrati nel ristorante i camerieri si sono dati un gran da fare per farci accomodare. A quanto pare il Duca suscitava una specie di timore reverenziale. Quelle che prima erano delle persone normali, intente semplicemente a fare il loro lavoro, davanti a lui diventavano degli ebeti robot. Che Simon avesse carisma, era effettivamente indiscutibile.
“Dunque, qual è la Vostra casata?“. Mi ha domandato lui, spiegando il tovagliolo con grazia. “La mia… Casata?” ho chiesto io di rimando, sgranando gli occhi. “Ma certo, la Vostra casata. Qual è il Vostro titolo nobiliare? A che famiglia appartenete?” “Aaaah, ora capisco. Pensate che sia nobile! Ne sono lusingata, Simon, ma io non ho un titolo!”. A differenza sua, io sono molto distante dal mondo degli aristocratici stile Bridgerton.
Per un attimo, ho visto l’aplomb del Lord vacillare. “Dunque… Voi non siete di nobili origini? Non sarete per caso una… Parvenu, vero?”. Ora il suo tono non nascondeva un estremo disgusto. “A dire la verità, non saprei. Mio padre fa l’ingegnere, sapete…” “E come fa a mantenere un certo tenore di vita, con un così modesto mestiere?“. Ha domandato Simon. “Oh, i miei genitori sono più che soddisfatti della loro qualità di vita, grazie per l’interessamento”, ho detto io con una smorfia. Il suo tono stava cominciando a innervosirmi. Poteva anche essere uscito direttamente da Bridgerton, ma questo tipo era snob in maniera irritante.
“E Voi, siete soddisfatta della Vostra qualità di vita?”. “Certamente!” Ho risposto, sbeffeggiando i suoi modi formali. “Il mio stipendio mi soddisfa pienamente, Vi ringrazio.”. “STIPENDIO? Volete dire che Voi… Lavorate per vivere?”. “Beh, sì. Come fa la gente normale, no?”. “Ma siete una donna, santo cielo!” ha esclamato lui. “E quindi? Una donna non può lavorare?” “Una donna deve sposarsi per essere mantenuta dal marito, ovviamente. E in cambio svolgere i suoi doveri da moglie.”.
“Non vi pare una visione un po’ antiquata, Duca, mi scusi?” Nella foga di difendere la mia posizione, ero passata al lei senza accorgermene. Ma il Duca era troppo sconvolto per farci caso. “No, è l’ordine delle cose.” ha risposto convinto. Poi, come se stesse parlando con una scolaretta, si è lanciato in una lezione sulla posizione che spetta alla donna e i doveri coniugali di marito e moglie. A quel punto, mi sono resa conto di avere a che fare con l’ennesimo caso disperato e ho cominciato a concentrarmi sul cibo.
“Vi trovo silenziosa. Le mie argomentazioni Vi hanno convinta?” “Come no, Simon.” ho risposto, nascondendo a stento uno sbadiglio. Stavo cominciando a pensare che non fosse poi così attraente. Ma… Ma cosa stava facendo?!?! Il cameriere ha messo davanti a Simon il dessert, una meravigliosa mousse al cioccolato. Ed ecco il Lord afferrare delicatamente il cucchiaino, intingerlo appena nella mousse, portarlo alla bocca e… Leccarlo da cima a fondo, lanciandomi sguardi languidi. Era un tentativo di essere sexy, forse? Con le guance in fiamme, mi sono guardata intorno, sperando che nessuno ci stesse vedendo. Ed è stato lì che è accaduto il dramma. Ho incrociato lo sguardo di un adorabile bambino sul seggiolino, qualche tavolo più in là. Intenerita, gli ho scoccato un sorriso a trentadue denti.
“A chi state sorridendo?”. Ha domandato il mio cavaliere, che fortunatamente aveva posto fine a quello che sembrava un tentativo per sedurmi. “A quel bimbo là in fondo. Non è adorabile, Simon?”. Ho detto io, cercando di smorzare la tensione. E lì ho visto il duca impallidire visibilmente e sgranare gli occhi.
“Vi piacciono i bambini?”. Ha domandato lui, come se mi stesse chiedendo se mi piacesse fare la serial killer nel tempo libero. “Abbastanza, sì. Mi inteneriscono. Ogni tanto faccio da baby sitter a mio cugino.”. “Io non voglio figli.”. Ha detto lui, in tono lapidario. “Ma non ve l’ho chiesto, Simon…”. “Voi volete dei figli?”. “Beh, mi cogliete di sorpresa con questa domanda.”. Ho risposto io, confusa. “Sì, un giorno mi piacerebbe averli, probabilmente. Magari non ora, ma…”. “Io non voglio figli!”. Ha ripetuto lui, alzandosi di scatto e gettando il tovagliolo sul tavolo. Incredibile che riuscisse a mantenere dei modi formali e incredibilmente teatrali anche così agitato.
“Signorina, è stato un piacere averVi a cena con me, stasera. Ora vogliate scusarmi, ma devo andare.“. “Simon, ma che è successo?”. Ho chiesto io, stupita. “Glielo devo ripetere? Io non voglio figli, signorina. E Voi non mi costringerete a farne. La mia casata morirà insieme a me.” E drappeggiandosi la giacca sulle spalle, si è allontanato veloce come una lepre. Non ci volevo credere. Mi aveva abbandonata al ristorante! E meno male che le mie amiche avevano decantato i suoi modi da gentiluomo alla Bridgerton.
In stato di shock, mi sono avviata verso l’uscita, convinta di dover lasciare uno dei miei organi per pagare il conto. “Non si preoccupi signorina, il signore che era con lei ha saldato tutto.” mi ha rassicurato uno dei camerieri, aprendomi la porta. Sono uscita nell’aria fresca della sera, tirando un sospiro di sollievo. Ed ecco davanti a me l’elegante macchina nera. Oh no! Che vuole ancora?. Ma ecco che è sceso l’autista, aprendomi la portiera e facendomi vedere l’abitacolo vuoto. “Milord ha insistito perché la riaccompagnassi a casa.” mi ha spiegato, squadrandomi con un’aria di malcelato disgusto. Evidentemente, Simon si era sentito in dovere di informarlo delle mie umili origini, certo non adatte per Mr. Bridgerton. “Sono lusingata, ma credo proprio che andrò a piedi. Anzi, mi indichi in che direzione si è avviato Milord, così lo evito!”
Ed ecco che l’ennesimo, disastroso appuntamento al buio giungeva al termine. Una cosa però l’ho imparata: non è tutto oro quello che luccica!