La fine arriva sempre, è inevitabile, ma è anche inevitabilmente dolorosa. Ogni volta che ci appassioniamo a uno show, che ci affezioniamo ai suoi personaggi abbiamo sempre paura che finisca e una piccola, irrazionale parte di noi vorrebbe che andasse avanti all’infinito: seguire per sempre le vicende di una serie tv che, in qualche modo, si è insinuata in profondità dentro di noi non è una prospettiva poi così terribile. E adesso dobbiamo prepararci a dire addio anche a Brooklyn Nine-Nine (un addio che ha colpito duramente anche i membri della troupe e del cast della serie).
Per otto anni siamo arrivati in ritardo al novantanovesimo distretto insieme a Peralta, abbiamo tifato per qualcuno durante l’annuale Halloween heist, abbiamo seguito con interesse i Jimmy Jab, ci siamo affezionati a Cheddar, abbiamo shippato, esultato, pianto e riso a crepapelle. Brooklyn Nine-Nine è stato un viaggio incredibile di cui è difficile concepire la fine ed è anche una delle migliori comedy in circolazione, che vanta il merito di essere riuscita a rimanere fedele a se stessa per sette stagioni, accompagnando i suoi protagonisti in una lenta evoluzione che oggi ce li fa apprezzare ancora di più.
Brooklyn Nine-Nine è quel viaggio a cui sai già che ripenserai spesso, un viaggio che sicuramente, prima o poi, vorrai rifare.
Ma adesso dobbiamo prepararci all’ultimo saluto, armati della speranza in un finale che coroni le avventure del novantanovesimo distretto e dei suoi impiegati, una missione ardua dati i dieci episodi di cui si comporrà la stagione conclusiva. Chiudere il cerchio non è mai facile e, soprattutto, non è mai facile soddisfare le aspettative di tutti quando queste sono alte (pensiamo a quanto successo con l’attesissimo finale di Game of Thrones: la pressione ha giocato un pessimo scherzo che non ha fatto ridere nessuno). Negli ultimi mesi, però, sono già circolate delle indiscrezioni sulle tematiche che verranno affrontate nell’ottava e ultima stagione di Brooklyn Nine-Nine e una di esse sarà la police brutality.
Sia Andy Samberg (Jake Peralta) che Terry Crews (Terry Jeffords) hanno parlato dell’impatto che la morte di George Floyd e il movimento Black Lives Matter hanno avuto sulla scrittura della stagione, sottolineando la necessità da parte degli autori e della crew di scrivere qualcosa che facesse sentire tutti moralmente a proprio agio. “Ne abbiamo parlato seriamente e approfonditamente. Speriamo di fare qualcosa di straordinario quest’anno. Abbiamo un’opportunità e vogliamo sfruttarla al meglio possibile”, ha dichiarato Crews.
Un’altra cosa che sicuramente ci aspettiamo è vedere Amy e Jake alle prese con la vita genitoriale.
La settima stagione ci ha lasciati con la nascita del piccolo Mac, perciò non stiamo nella pelle all’idea di vedere come se la caveranno i Peraltiago: in particolare, sarebbe interessante approfondire il rapporto di Jake con la paternità , dati i suoi trascorsi e gli evidenti daddy issues su cui lo show ironizza spesso e volentieri. L’arrivo del piccolo Mac si ricollega anche a un altro grande desiderio dei fan di Brooklyn Nine-Nine: come tutti gli appassionati sanno, Jake Peralta è un fan sfegatato dei film di Die Hard, tanto che il nome intero di suo figlio sarebbe McLane, scelto in onore di John McClane, protagonista della serie di polizieschi. Proprio in virtù della passione di Peralta, moltissimi chiedono a gran voce un cameo di Bruce Willis e Andy Samberg ha confessato che si tratta di un desiderio condiviso anche da lui.
Oltre a queste voci di corridoio, però, non sappiamo molto altro e possiamo solo fare ipotesi sull’ottava stagione di Brooklyn Nine-Nine. Il novantanovesimo distretto ci è stato presentato come una grande famiglia, dove tutti fanno la propria parte e che, a modo suo, ha trovato l’equilibrio perfetto tra lavoro e amicizia. È difficile – se non impossibile – immaginare il 99 senza uno dei suoi dipendenti ed è stato quasi straziante dire addio a Gina Linetti, la stella indimenticabile che speriamo faccia nuovamente un’apparizione nel finale della serie. Salutare Brooklyn Nine-Nine senza Gina sarebbe un vero e proprio affronto.
Nonostante l’unico 99 concepibile sia quello che abbiamo visto negli ultimi otto anni, forse potrebbe essere arrivata l’ora per tutti di chiudere questo capitolo.
Il novantanovesimo distretto della polizia di New York non è composto solo da Holt (che ci auguriamo riesca finalmente a ottenere il titolo di Commissioner) e dai suoi detective, ma anche da noi. Ormai possiamo arrogarci il diritto di considerarci dei detective del NYPD, coinvolti come siamo nelle tradizioni del distretto (tra scommesse e l’odio per i pompieri), e se è difficile immaginare il 99 senza i suoi detective è difficile immaginarlo anche senza di noi che sbirciamo nelle loro vite.
Un finale dolceamaro potrebbe, paradossalmente, essere il migliore per Brooklyn Nine-Nine. Un’ultima missione, un ultimo caso su cui lavorare tutti insieme, un’ultima occasione per alzare i calici al cielo e urlare in coro “Nine-Nine!”. Poi ognuno torna a casa propria, pronto a percorrere la sua strada. Il finale ideale di Brooklyn Nine-Nine me lo immagino un po’ così, un grande addio in cui si chiude un cerchio, in cui finisce un’era non solo per noi spettatori, ma anche per gli impiegati del novantanovesimo distretto, ognuno con i suoi successi a cui pensare. Successi che, con gli occhi lucidi, li portano altrove. Tranne Scully e Hitchcock, a cui il 99 ha dato la vita e che non possono che concludere la loro carriera dietro alle sue scrivanie.
Faccio fatica a immaginare le avventure del distretto andare avanti senza di noi, forse è per questo che l’unica cosa che riesco a immaginare pensando al finale dell’ottava stagione è una fine per tutti. Un finale in tutti i sensi che ci farà senza ombra di dubbio emozionare e che ci farà ripensare a Brooklyn Nine-Nine come a un bellissimo periodo della nostra vita che poi è finito, ma pazienza. Alla fine, è stata una grande amicizia e nelle grandi amicizie si cresce insieme, si cambia insieme, si va avanti, ma non ci si dimentica mai.