ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Brooklyn Nine-Nine.
Dopo otto stagioni, Brooklyn Nine-Nine ci ha salutato nel 2021 con un finale bellissimo e a dir poco perfetto. Un epilogo che ci ha permesso di vivere un’ultima meravigliosa avventura insieme al 99° distretto: una squadra che nel corso delle stagioni si è trasformata in una vera e propria famiglia, di cui gli stessi spettatori hanno finito per sentirsi parte. Sin dalla prima stagione, siamo stati infatti testimoni dei loro successi e fallimenti, delle loro gag assurde, così come di momenti umani che ci hanno avvicinato ulteriormente ai personaggi. Protagonisti dalla caratterizzazione forte e ben delineata che, episodio dopo episodio, hanno saputo regalarci innumerevoli risate ed emozioni, colorando un universo narrativo che ci ha offerto sempre qualcosa di nuovo.
Dan Goor e Michael Schur sono stati infatti capaci di creare un prodotto fresco, versatile e intelligente, capace di trasformarsi in continuazione nonostante l’utilizzo di schemi ricorrenti. Brooklyn Nine-Nine ha saputo infatti fare della ripetitività il suo più grande punto di forza, proponendo più volte determinate situazioni senza però sacrificare l’evoluzione dei suoi personaggi. Ed è proprio per questo se questa comedy ha catturato il cuore degli spettatori. Non siamo infatti di fronte a un prodotto statico che con il passare delle stagioni è diventato sempre più stanco, ma a un mondo dinamico in cui è sempre stato possibile scoprire qualcosa di nuovo proprio grazie ai suoi punti fermi.
Basti pensare agli episodi di Halloween, l’appuntamento più atteso da ogni fan di Brooklyn Nine-Nine.
Oppure alle brevi ma intense avventure di Doug Judy, sempre diverse e incredibilmente spassose. E che dire degli inside jokes ricorrenti? I titoli di sex tapes, il passato misterioso di Rosa, l’amore di Terry per lo yogurt, la faida fra il Capitano Holt e Madeline Wuntch: questi sono solo alcuni degli elementi che ci hanno accompagnato nel corso delle stagioni, facendoci familiarizzare sia con l’universo narrativo che con i personaggi. Figure che, nonostante siano sempre rimaste fedeli alla loro essenza più profonda, sono andate incontro a un considerevole cambiamento.
Anno dopo anno, ognuno di loro è infatti progredito sia nella carriera che nella vita personale: grazie all’esperienza nel 99° distretto, il rigido Capitano Holt calerà le sue difese, mostrando le sue stranezze e vulnerabilità. L’immaturo Jake imparerà invece a riconoscere i suoi sbagli e ad accettare i consigli degli altri. E l’impassibile e spaventosa Rosa mostrerà il suo cuore d’oro grazie al sostegno di una squadra che l’amerà per esattamente ciò che è. I protagonisti dello show hanno dunque intrapreso un percorso che, pur essendo costellato da momenti comici e assurdi, ci ha raccontato anche dell’esperienza umana, di quei passi che ognuno di noi affronta nella vita di tutti i giorni. Da soli o, se siamo fortunati, al fianco di amici e compagni che ci indirizzino verso la strada giusta.
Ma il merito di Brooklyn Nine-Nine non sta solo nella costruzione dei suoi personaggi.
Lo show di Goor e Schur è infatti un gioiellino della comicità che è saputo andare al di là della comicità stessa. Brillante e arguta, la serie non ha mai avuto paura di parlare di diversità, rappresentazione e attualità. Di offrire dei racconti che potessero parlarci del mondo reale e delle sue difficoltà. Una riflessione che abbiamo potuto trovare in “Moo Moo“, “Game Night” e “He Said, She Said“, episodi che hanno saputo parlare con intelligenza e delicatezza della brutalità della polizia, del razzismo, così come di sessualità e discriminazione di genere. Tematiche importanti e attuali che abbiamo ritrovato anche nell’ultima stagione, un capitolo che avremmo potuto non vedere mai.
Ricordiamoci infatti che lo show era stato cancellato dopo la fine della quinta stagione, per poi essere salvato in calcio d’angolo da NBC. Una svolta che ha permesso a Dan Goor e Mike Schur di seguire il piano che era stato condiviso con Andy Samberg ancor prima che lo show prendesse forma:
“Quando io e Mike Schur abbiamo parlato con Andy dell’episodio pilota ci ha detto “Ci sto, ma penso che l’unico modo per raccontare questa storia sia in 153 episodi”, il che è pazzesco perché era esattamente questo il numero che io e Mike avevamo immaginato (Den of Geek)
Una visione che si è concretizzata grazie al sostegno della NBC e della Universal Television.
È infatti grazie a queste due case di produzione che gli autori hanno potuto dare ai personaggi e ai fan il finale che meritavano. Una chiusura su cui lo stesso Dan Goor si è espresso:
Chiudere lo show è stata una decisione difficile, ma alla fine, abbiamo pensato che fosse il modo migliore per onorare i personaggi, la storia e i nostri spettatori. So che molte persone saranno dispiaciute dal fatto che finisca così presto, ma onestamente, sono felice che sia durato così a lungo. Titolo del mio sex tape” (Den of Geek)
Ed è così che siamo arrivati all’ottava stagione, un ultimo capitolo che è stato riscritto affinché potesse affrontare anche gli eventi reali che hanno sconvolto il nostro mondo, dallo scoppio della pandemia fino alle proteste legate al movimento Black Lives Matter. Reali tragedie che hanno spinto gli autori a fare un passo indietro, e riconsiderare la storia che volevano portare sul piccolo schermo. Nonostante la sua natura comica, lo show non ha mai glorificato la polizia americana. E con l’ultima stagione ha riconfermato le sue intenzioni, attraverso un alternarsi fra episodi più leggeri ed altri decisamente più seri, in cui ci è stato mostrato come gli eventi di cronaca avessero avuto un impatto sui personaggi.
Basti pensare alla decisione di Rosa di abbandonare il distretto per diventare una detective privata e aiutare le vittime della polizia. O alle difficoltà affrontate da Holt, sconvolto da un mondo che creerà una crepa nel suo matrimonio con Kevin.
Anche lo stesso Jake finirà per confrontarsi con un problema di cui si rende conto di far parte, seppur involontariamente. Durante la visione dell’ottava stagione, è chiaro quanto gli autori abbiamo voluto indirizzare le problematiche del mondo in cui i personaggi (e gli spettatori) si collocano, cercando di replicare il successo di “Muu Muu” che, attraverso il dramma di Terry, ci aveva parlato del razzismo che permea ancora oggi la società americana. Purtroppo, i risultati sono stati più balbettanti rispetto a quelli del passato. Prendendosi troppo sul serio negli episodi più grevi, lo show si è infatti leggermente snaturato, tant’è che è possibile percepire il disagio e l’imbarazzo degli autori nell’ironizzare sulla polizia statunitense.
Tuttavia, ciò non significa che lo show sia peggiorato, anzi. Nella sua ultima stagione Brooklyn Nine-Nine dà il meglio di sé, sia nei momenti comici che in quelli più emotivi, risultando così ancora incredibilmente fresca nonostante fosse in onda da già diversi anni. Si tratta di un risultato che va sicuramente elogiato. Quando infatti si parla di comedy, di solito l’apice viene raggiunto intorno alla quarta o quinta stagione. È questa la soglia oltre la quale questo tipo di show inizia poi a calare, a tirare una storia che, alla fine, finisce per diventare stanca e ripetitiva. Ovviamente, non è sempre così. Ci sono prodotti che nonostante tutto riescono a mantenere un’ottima qualità, continuando a tirare fuori elementi di genio.
E Brooklyn Nine-Nine si colloca sicuramente in questa categoria.
L’ottava è una stagione di altissimo livello, molto diversa dalle altre ma ancora capace di offrire un’esperienza unica per gli spettatori. Una montagna russa di risate ed emozioni, di riflessioni profonde così come di una commozione che ognuno di noi ha provato assistendo al capitolo finale della storia dei personaggi. L’ultima avventura con Doug Judy, la riforma di Holt e Amy, la decisione di Jake di lasciare il suo lavoro dei sogni per crescere Mac. Tutti momenti che poi convergeranno nell’ultimo Halloween Heist del 99° distretto, una celebrazione di questa famiglia che, pur prendendo strade diverse, sarà unita per sempre. Dai casi risolti, dai successi condivisi, dagli errori commessi e da una crescita a cui abbiamo sempre assistito con gioia.
Brooklyn Nine-Nine si ferma esattamente qui, all’apice. In un momento in cui si riconferma per l’ennesima volta come una delle comedy migliori della serialità. Un gioiellino che, sopravvissuto a una prima cancellazione, ha saputo offrirci altre tre incredibili stagioni. Così come un finale bellissimo che chiude perfettamente il cerchio, mostrandoci i frutti di tutto ciò a cui avevamo assistito nelle stagioni precedenti. Facendoci salutare i personaggi all’apice della loro evoluzione, ancora fedeli alla loro essenza ma abbastanza maturi da affrontare il futuro da soli e insieme. Dunque, Brooklyn Nine-Nine si è fermata al momento giusto? Beh, sì e no. Seppur perfetto, il finale ci lascia infatti con la sensazione che lo show avrebbe potuto dare ancora tanto. Nonostante l’epilogo ci lasci con un senso di soddisfazione e completezza, non possiamo infatti negare quanto la creazione di Goor e Schur avesse ancora tutte le carte in regola per andare avanti, senza trascinarsi o snaturarsi.
Perché d’altronde, se anche nell’ottava stagione è stata capace di stupirci, cosa le avrebbe impedito di farlo nuovamente in una nona o decima stagione?
Gli eventi di cronaca che conosciamo hanno sicuramente influito sulla decisione di fermarsi nel 2021, così come la visione originale di proporre una storia di 153 episodi. Ma niente è inciso nella pietra. Con “The Last Day – Part Two” Brooklyn Nine-Nine ci saluta, ma più con un “arrivederci” che con un “addio”. Dopo che le porte dell’ascensore si chiudono, i nostri beniamini tornano infatti a farci sorridere. A farci rivivere la gioia dell’Halloween Heist, una colonna portante dello show che ci lascia inoltre con una grande consapevolezza: avremo sempre modo di tornare al 99° distretto, che sia attraverso un rewatch o, chissà, una nuova inaspettata stagione. Un altro giro di giostra che, ancora una volta, ci farà esultare con un esuberante “Nine-Nine!“