Il terribile omicidio di George Floyd, morto soffocato durante l’arresto, ha provocato un’ondata di proteste e manifestazioni, portando nuovamente l’attenzione globale sul movimento Black Lives Matter. La popolazione degli Stati Uniti, e non solo, si è riunita nelle strade di numerose città per denunciare la brutalità della polizia e la discriminazione nei confronti degli afro-americani. Il movimento sociale nato nel 2013 sta scuotendo le coscienze di tutto il mondo, gettando luce su quanto ancora nel 2020 le persone vengano giudicate in base al colore della pelle, così come in base al genere, orientamento sessuale e religione. In un momento drammatico come questo, parlare di poliziotti in televisione non è per niente facile e il team di Brooklyn Nine-Nine ne sa qualcosa.
In seguito al caso Floyd, sia il cast che la troupe della serie si sono schierati immediatamente dalla parte dei diritti civili, donando 100.000 dollari alla National Bail Fund Network per sostenere la causa (ve ne abbiamo parlato in questo articolo). Inoltre, la produzione ha deciso di riscrivere da zero l’ottava stagione per far sì che questa comedy incentrata su dei poliziotti possa trasmettere il miglior messaggio possibile. Sia Andy Samberg che Terry Crews si sono pronunciati sulla questione, sottolineando quanto questa nuova direzione rappresenti sì una sfida, ma anche un’opportunità per sensibilizzare il pubblico su problematiche reali e attuali.
Nel corso degli anni, Brooklyn Nine-Nine ha dimostrato più volte di non avere paura di rappresentare le minoranze e di parlare di tematiche importanti. Basti pensare al coming out di Rosa, o alla profilazione razziale di Terry affrontata in Moo Moo, uno degli episodi più belli, drammatici e attuali della serie. Sin dal suo esordio, lo show si è fatto riconoscere per la sua abilità nell’alternare comicità e arguzia con attualità e rilevanza, ma è con la 4×16 che ha dato prova della sua profondità.
Dopo la tradizionale apertura a freddo, l’episodio ci mostra un Terry desideroso di assumersi maggiori responsabilità nel distretto. Come gli verrà comunicato dal Capitano Holt, il quartiere generale sta cercando un nuovo rappresentante del consiglio comunale. Un’incredibile opportunità, se non fosse che la domanda di 96 pagine è da consegnare il giorno dopo, insieme a un saggio di 400 parole. Nel panico ma deciso a proporsi per quel lavoro, Terry chiede a Jake ed Amy di fare da baby-sitter a Cagney e Lacey. In un primo momento sembra che l’episodio voglia concentrarsi sulle esilaranti interazioni fra la coppia e le gemelle, creando il classico scenario in cui i bambini si scatenano sotto la supervisione di adulti che non sanno come affrontare la situazione. Ma non ci vorrà molto prima che Brooklyn Nine-Nine abbandoni la sua tipica leggerezza per affrontare di petto “il profondo e radicato razzismo che pervade gli Stati Uniti ancora oggi” (parole della mitica Gina).
Se in passato lo show aveva discusso di quanto fosse stato difficile il percorso di Holt in quanto uomo nero e omosessuale, in questo episodio viene esaminata la prospettiva di Terry come afro-americano e poliziotto. Durante la ricerca di Moo Moo, la copertina di Cagney, il sergente viene fermato dall’ufficiale Maldack, che lo vede immediatamente come una minaccia. Gli spettatori sanno che l’uomo non ha fatto niente di male, ma anche un occhio esterno avrebbe riconosciuto la sua innocenza in quella situazione. D’altronde, chi potrebbe vedere un pericolo in un uomo con in mano una copertina per bambini? In un mondo ideale, nessuno. Nel mondo reale, un pessimo poliziotto che giudica il prossimo in base al colore della pelle. Già la consapevolezza che Jeffords è stato fermato perché nero sarebbe bastata per farci rabbrividire, ma lo show ha rincarato la dose mostrandoci anche l’ingiustificata violenza verbale e fisica di Maldack.
Il senso di impotenza provato dal protagonista pervade lo schermo, mostrandoci un lato inedito dello show. Fino a quel momento, Brooklyn Nine-Nine aveva sempre dimostrato quanto il 99° fosse una sorta di utopia idealistica rispetto al resto dei distretti (e siamo onesti, rispetto al mondo reale), ed è proprio per questo che la scena fra Terry e Maldack è così destabilizzante. Per la prima volta, la serie va oltre il semplice commento su una certa problematica e decide di mostrarcela direttamente. Pur essendo scioccati dall’esperienza vissuta dal sergente, il momento in cui confessa di essersi già scontrato con altri poliziotti in passato non ci stupisce. Purtroppo, nel corso degli anni abbiamo visto fin troppi esempi di profilazione razziale e la testimonianza di Terry non fa altro che confermare la terribile realtà affrontata dalla comunità nera.
Prima di presentare un esposto ufficiale, il personaggio di Terry Crews decide di confrontarsi con Maldack, per chiarirsi e assicurarsi che non faccia più una cosa del genere. Ma durante il loro incontro, Terry capisce che il collega non è pentito del suo comportamento, ma solo del fatto di aver fermato un altro poliziotto senza saperlo. Attraverso l’ufficiale, lo show ci mostra quella parte delle forze dell’ordine che condannerebbe un uomo, una donna o anche un ragazzino nero a prescindere dalle loro azioni. Non importa se stiano passeggiando tranquillamente per strada o godendosi l’aria aperta su una panchina. Il colore della loro pelle è sinonimo di minaccia. Un pensiero terrificante non solo per gli spettatori, ma anche per lo stesso Terry. Consapevole dell’ingiustizia subita, l’uomo cercherà il supporto di Holt per smascherare il collega, trovando però resistenza da parte del capitano.
Anche se il sergente avrebbe tutti i diritti di denunciare l’ufficiale, questa decisione potrebbe rivoltarsi contro di lui. Come verrà sottolineato sia da Amy che da Holt, nei distretti nessuno vede di buon occhio i poliziotti che denunciano altri poliziotti. Un’azione del genere potrebbe lasciare una macchia nella carriera di Terry, impedendogli così di salire di grado. Un prezzo enorme da pagare, soprattutto per un agente competente come Jeffords, le cui capacità potrebbero cambiare in meglio la gestione delle forze di polizia. La posizione in cui si trova Terry è frustrante: restare in silenzio e lasciare che le cose non migliorino o parlare e rischiare di compromettere la propria carriera? Pur essendo difficile, la scelta giusta è ovviamente la prima, e Jeffords lo sa bene.
Il confronto fra Terry e Holt è probabilmente la scena migliore di tutto l’episodio. Il primo ha sempre voluto diventare un poliziotto per sentirsi come un supereroe, ma nel momento in cui è stato fermato non era nient’altro se non un pericoloso uomo nero. Il pensiero che le sue figlie possano vivere un’esperienza del genere senza poter giocare la carta del poliziotto lo spaventa, lo fa infuriare. Ed è per questo che deve fare qualcosa. La gravità che si percepisce durante questa scena si alterna con l’innocenza di Cagney e Lacey. Consapevoli di ciò che è successo al padre, le gemelle iniziano a fare delle domande sull’argomento a Jake ed Amy. Dopo l’iniziale panico, i due riusciranno a trovare le parole giuste, affrontando il tema del razzismo con la delicatezza necessaria per farlo comprendere a due bambine.
Anche se è terribile che le gemelle debbano già confrontarsi con ciò che c’è di brutto al mondo, non possiamo che applaudire di fronte alla capacità di Brooklyn Nine-Nine di esporre l’argomento con grandissima leggerezza e straordinaria profondità.
Dopo la discussione con Terry, Holt si renderà conto che l’unica strada da prendere è presentare l’esposto: denunciare un collega potrebbe essere rischioso, ma non sostenere il sergente e mantenere il silenzio significherebbe tradire tutto ciò per cui il capitano ha lavorato.
Il finale dell’episodio è agrodolce. I due capostipiti del 99° distretto brindano insieme, non perché Terry abbia ottenuto il lavoro desiderato (probabilmente perso per via della denuncia), ma perché hanno avuto il coraggio di parlare e provare a cambiare quel mondo terribilmente spaventoso, ma ancora riscattabile. Moo Moo è un episodio ambizioso, ma anche necessario. Un meraviglioso esempio di come anche una comedy leggera e spensierata come Brooklyn Nine-Nine possa gettare uno sguardo sulla realtà che ci circonda, con la speranza di spingere i propri spettatori verso quel cambiamento di cui abbiamo veramente bisogno.