5) Le tematiche importanti
L’ultimo e, probabilmente, miglior pregio di Brooklyn Nine-Nine sta nell’essere riuscita a inserire in modo coerente e non forzato dei temi più seri in un contesto dichiaratamente comedy.
Ci riferiamo innanzitutto alla storyline di Raymond “Ray” Holt, il capitano afroamericano e omosessuale del novantanovesimo splendidamente interpretato da Andre Braugher. Holt ci viene presentato come un superiore tanto capace quanto intransigente e apparentemente impassibile, ma con l’evolversi della vicenda verrà fuori un personaggio incredibilmente umano che finirà con l’assumere un ruolo quasi paterno nei confronti dei suoi sottoposti. Alcuni flashback sul passato di Holt ci mostrano i suoi difficili trascorsi in polizia: il fatto di essere nero e omosessuale, infatti, gli ha causato non pochi problemi, tanto da essere emarginato dai colleghi e da subire le loro discriminazioni.
E un messaggio di denuncia non dissimile è quello portato in scena dal sergente Terry Jeffords (interpretato dal simpaticissimo Terry Crews), che nel sedicesimo episodio della quarta stagione si vede discriminato da un collega a causa del colore della pelle.
In questi tempi incerti di Black Lives Matter e di rivendicazioni LGBT, non può che essere un pregio che una commedia scanzonata sappia anche introdurre dei contenuti più seri e attuali nelle storyline dei suoi protagonisti.
E il vero merito di Brooklyn Nine-Nine sta nell’aver saputo compiere una tale operazione in modo assolutamente non forzato, moralistico o perbenista, ma anzi mantenendo sempre quella leggerezza dei toni che lo contraddistingue e che lo rende, in definitiva, uno dei migliori show degli ultimi anni.